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NOVEMBRE 2021 PAG. 39 - 1.900 ponti a rischio, per l’Italia terapia d’urto a fibre ottiche

 

 

1.900 ponti su 61.000 esistenti in Italia che presentano altissimi rischi strutturali: più del 50% dei ponti che hanno età superiore ai 50 anni contro una media nei paesi del G7 che si attesta fra i 20 e i 30 anni. Nella sola Lombardia 18 ponti, pari al 19%, che hanno un’urgente necessità di riclassificazione e manutenzione straordinaria e altri 113, su un totale di circa 200, che necessitano comunque di verifiche e monitoraggi finalizzati anche in questi casi a interventi di manutenzione straordinaria. Solo 25 su 200 fuori dalla fascia di rischio.


I dati emersi a Genova dal convegno “Uno sguardo oltre il ponte”, organizzato da Bureau Veritas Nexta e da Osmos, società del gruppo francese Eren, (sulla base di analisi effettuate dal Politecnico di Milano e del confronto a livello mondiale sui rapporti infrastrutturali nazionali), confermano che le infrastrutture italiane sono il “grande malato” del tessuto economico e sociale del Paese ed evidenziano numeri che attestano un rischio cogente specie per quanto riguarda i ponti. Non casualmente questo evento si è tenuto a Genova, città che ha subito l’evento più traumatico degli ultimi decenni con il crollo del Ponte Morandi, che ha ricostruito in tempi record il Ponte sul Polcevera e che è oggi una delle aree del Paese più innervate da progetti per nuove infrastrutture.


Il Ceo e Presidente della holding italiana di Bureau Veritas, Ettore Pollicardo, ha sintetizzato con una frase di Oscar Wilde le motivazioni di questo convegno che non si è posto come una tribuna sul catastrofismo, bensì come “campo base” per intervenire per tempo su infrastrutture obsolete e a rischio: “Se fai finta di essere buono. Il mondo ti prende molto seriamente. Se fai finta di essere malvagio – affermava Oscar Wilde – il mondo non ti crede. È sbalorditiva la stupidità dell’ottimismo”.
Per Diego D’Amato, Ceo e Presidente di Bureau Veritas Italia, “la presenza in questo settore è strategica anche in funzione dei programmi inseriti nel PNRR e delle prospettive di intervento massiccio sia sulle infrastrutture esistenti sia su quelle in fase di progettazione”.


A questa stupidità dell’ottimismo, Nexta (Società del gruppo Bureau Veritas, specializzata nei controlli e nelle verifiche sulle infrastrutture) e Osmos (leader nei sistemi di monitoraggio sulle stesse) hanno scelto di contrapporre un pragmatismo totale, lanciando a Genova in anteprima un sistema di monitoraggio dinamico strutturale delle infrastrutture italiane, che, anche sulla base dei carichi di lavoro (ad esempio il transito di mezzi pesanti che sono chiamate a sopportare) consenta di tracciare una mappa del rischio  e quindi una mappa delle priorità di intervento sulle infrastrutture italiane.


Le due società a Genova hanno presentato il software più innovativo in grado di prevedere il punto di stress e i pesi sopportabili dai grandi viadotti autostradali e più in generale dai ponti. Sistema che si basa sull’installazione di sistemi a fibre ottiche di connessione fra sensori digitali e analogici in grado di trasmettere a un elaboratore centrale (una vera e proprio control room) tutti i dati relativi allo stress delle infrastrutture anche in relazione alle caratteristiche e al numero dei veicoli che transitano sopra di esse. Dati che vengono elaborati sulla base di algoritmi specifici inseriti nel software.


“Questa attività di monitoraggio, verifica ed elaborazione della mappa del rischio – secondo quanto evidenziato da Patrice Marc Pelletier, Deputy Chief Executive Officer di Osmos – presenta tre vantaggi del tutto innovativi: la facilità di installazione dei sistemi di monitoraggio, il rilievo e la localizzazione dei danni delle strutture e quindi i tempi di emergenza per un intervento di manutenzione straordinaria”.
“Il sistema di sorveglianza – ha precisato Marco Sostaro, Managing Director di Bureau Veritas Nexta – consente di definire quali decisioni il gestore dell’infrastruttura deve assumere in funzione di specifici parametri derivanti dalle attività di sorveglianza e di monitoraggio, in funzione delle classi di attenzione attuali e tendenziali e della strategicità dell’opera per il tessuto infrastrutturale di cui fa parte”.


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