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DICEMBRE 2020 PAG. 76 - Rimorchiatori Napoletani pionieri del cold ironing


Per Gianni Andrea De Domenico, presidente del gruppo Rimorchiatori Napoletani, la “nuova normalità” dovrà essere declinata sotto il segno dell’elasticità. «Nonostante le notevoli difficoltà di quest’anno fin dal terzo trimestre dell’anno abbiamo registrati importanti segni di ripresa. L’uscita piena dalla crisi ci restituirà comunque un mondo più incerto, con meno punti fermi. Per le realtà portuali come la nostra questo significa continuare a impegnarci al massimo per garantire la continuità della catena logistica, preparandosi ad interpretare con misura le oscillazioni della realtà in cui siamo immersi: con prudenza nei momenti di bonaccia, sfruttando il vento favorevole quando possibile. Ciò a cui non ci sottrarremo è il confronto sugli investimenti per una portualità sempre più resiliente e moderna». 


La deroga di un anno per il rinnovo delle gare di concessione nei porti italiani vi permetterà di ricalibrare gli interventi programmati?  
Le indicazioni del ministero escludono giustamente dai parametri da presentare quelli relativi a quest’anno. Tuttavia manca una guida su come impostare le previsioni per il 2021. L’anno scorso, ad esempio, abbiamo registrato un boom di traffici e attività difficilmente replicabili sul brevissimo termine. Il rischio è quello di presentarsi con una struttura sottodimensionata o sovradimensionata rispetto alle reali esigenze dei singoli porti: in entrambi i casi si rischiano conseguenze serie. Proprio per questo stiamo predisponendo una serie di studi per verificare i nostri piani senza fare salti nel buio. Tra questi reputo importanti quelli sull’evoluzione del settore energetico, tema centrale per lo sviluppo futuro del settore portuale.   

 
Quali sono le prime indicazioni raccolte?
Da anni siamo coinvolti nello studio delle motorizzazioni ibride. Probabilmente si tratta di soluzioni non applicabili tout court allo shipping ma assolutamente adatte alle caratteristiche operative della nostra filiera caratterizzata da periodi brevi di impegno a elevati livelli di potenza. Le nuove batterie ad alta efficienza, contraddistinte da un ciclo di vita sostenibile, rendono l’opzione concreta. Ci siamo dati un altro po’ di tempo per capire meglio le tendenze, in attesa di segnali di attenzione da parte delle istituzioni.


In che misura è necessario un’attenzione da parte del settore pubblico per portare a termine questa rivoluzione?
Se l’esigenza green non è recepita a livello ministeriale, con regole precise nei bandi di gara, ad esempio, difficilmente l’imprenditore sosterrà i costi relativi caricandoseli sulle spalle. Il tema è generale: non si tratta solo del 30% in meno di emissioni prodotte ma anche di organizzare l’addestramento del personale, ripensare la catena di approvvigionamento: noi cerchiamo di farlo ma servono meccanismi di incentivazione. Uno, molto semplice, potrebbe essere dare maggior peso alle certificazioni di tipo ambientale come la ISO 14000.   


Il gruppo è stato tra i pionieri dell’elettrificazione sulle banchine nel porto di Napoli. Quali vantaggi avete registrati?
Abbiamo ottenuto risultati più che soddisfacenti in termini ambientali e di costo. I nostri mezzi per esigenze operative restano in banchina per la maggior parte del tempo, in attesa di essere chiamati. Poter contare sull’elettrificazione della banchina, anziché sui gruppi elettrogeni dei nostri rimorchiatori, ha dimezzato i costi di esercizio e manutenzione, nonostante una tariffa elettrica decisamente superiore alla media.    


Quali sono le principali difficoltà tecniche di questa soluzione?
Esiste un problema di distribuzione nella rete elettrica. Quelle dei nostri scali non sono state pensata per grandi potenze di assorbimento. Non ci sono cabine di distribuzione adatte nei pressi dell’utenza finale. Ovviamente si tratta di un gap infrastrutturale che solo l’intervento pubblico può colmare. Sotto questo aspetto le risorse del Recovery Fund potrebbero essere sfruttate per coprire gli investimenti necessari. Impensabile far ricadere i costi di distribuzione sull’utente finale.

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