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OTTOBRE 2020 PAG. 30 - La città va in porto: visioni per una progettazione condivisa


 C’è una evoluzione nella percezione identitaria di Napoli che emerge dalla sua stessa iconografia: la città vista tradizionalmente dal mare lascia ad un certo punto il posto ad un ribaltamento della visuale, che si fa principalmente terrestre. Il porto diventa sostanzialmente un ostacolo allo sviluppo urbano; una “cittadella”, come ebbe a dire un acuto osservatore come Raffaele La Capria: niente più che una fabbrica, indistinguibile dalle altre, in cui si va a lavorare. Eppure, l’area del “porto storico”, così carica di memoria collettiva, potrebbe svolgere un ruolo trainante. Di infrastruttura strategica non solo al servizio dei traffici marittimi ma come eventuale polo di cultura, di ricerca e di alta formazione. Recuperando una nuova funzione di motore di processi di sviluppo sostenibile fondati, appunto, sull’identità marittima e l’economia del mare. È stata questa la linea guida scelta dal Cnr - Iriss per la giornata di apertura della Naples Shipping Week, “La città va in porto: cultura ricerca sviluppo. Visioni per una progettazione condivisa”, in cui si è discusso di come organizzare il complicato “puzzle” del waterfront partenopeo.  


Massimo Clemente (Direttore Cnr-Iriss). «I temi dello shipping non si esauriscono nel Porto di Napoli ma coinvolgono il territorio. Interagiscono con il tessuto della città metropolitana. Ecco perché possiamo interpretare il Porto come volano di sviluppo capace di svolgere una funzione interculturale e creativa generatrice di crescita economica, di alta formazione, di ricerca e cultura. Un Polo in grado sviluppare in questa direzione l’intera area metropolitana». Una mission che non può prescindere dalle grandi trasformazioni occorse al presente. «Alla luce delle conseguenze della pandemia diventa necessario rivedere i paradigmi su studi e progetti». La co-pianificazione delle aree porto-città è la strada maestra: «riconoscendo il primato della conoscenza sull’azione: la società scientifica deve introdurre nuove idee, non seguire la politica».   


Pietro Spirito (Presidente, AdSP Mar Tirreno Centrale). I conflitti da dipanare per la ridefinizione di uno spazio complesso come il porto storico di Napoli sono molteplici: spazi ridotti, manufatti con funzioni superate, compresenza di innumerevoli soggetti istituzionali, difficoltà a ridefinire le funzioni. «La definizione del waterfront è opera complessa: l’intervento al Beverello e la rigenerazione dell’Immacolatella Vecchia rappresentano già uno strappo importante». Ciò che conta, per il futuro, è «non cambiare idea in corso d’opera». «L’apertura del molo San Vincenzo non avverrà nel 2021, inutile fare promesse impossibili da mantenere. Bisognerà innanzitutto onorare il protocollo d’intesa tentando la strada del cofinanziamento pubblico-privato laddove è possibile». Attenzione anche al versante orientale del porto sui cui «è necessaria aprire una discussione». «Il tema dovrà essere declinato tenendo conto del modello di sviluppo della città». 


Alberto Carotenuto (Rettore, Università Parthenope). A differenza di città come Valencia e Amsterdam scontiamo la mancanza di un centro di alta formazione del mare. «Non si tratta solo di questioni architettoniche ma di investire in ricerca e formazione». L’interazione continua assicurata dalle esperienze spagnole e olandesi sarebbe fattibile proprio a Napoli. «La presenza della nostra Università proprio a ridosso delle attività industriali portuali è un’occasione da sfruttare. La chiave di volta sta nel cambiamento delle destinazioni d’uso». Nel processo di recupero dei Magazzini Generale c’è la proposta del Museo del Mare su cui la Parthenope ha avanzato un’idea concreta: «non ha senso ragionare per compartimenti stagni, con le nostre risorse possiamo finanziare il centro di alta formazione e gestire le attività del Museo, a patto che le attività di quest’ultimo siano inglobate in quelle del Centro».  

    
Alessandro Castagnaro (Professore di Storia dell’Architettura, Università Federico II): «Uno degli aspetti principali del porto di Napoli è il forte legame con la città che risale al tempo dei romani. Un rapporto che non deve essere interrotto. Il porto si adegui piuttosto alle esigenze attuali che sono mutate. Napoli grazie al Porto riceve turismo, aziende, commercio, con un forte aspetto occupazionale che fa da corollario. Serve una sinergia tra le varie forze in campo, una rete che esalti le singole realtà. Lo si deve fare in tempi rapidi, serve un’accelerazione per non restare fanalino di coda del Mediterraneo».


Luigi Nicolais (Coordinatore CTS Città della Scienza). Lo sviluppo del progetto della metropolitana di Napoli può fornire strumenti adeguati per affrontare la sida del presente. «Napoli ha la necessità di un grande progetto visionario da presentare all’Europa. Un grande progetto e lavorare per piccoli passi. Creare un sistema delle conoscenze sul fronte mare che implica la necessità di una più stretta collaborazione tra pubblico e privato rafforzando il rapporto di fiducia per lavorare in maniera sinergica. Regione, imprenditori, università, ricerca insieme per un piano di sviluppo. Si deve assolutamente fare in questo momento che i fondi europei ci possono consentire di realizzare cose non possibili nel passato. Mettere a sistema tutto il water front che parte da Napoli fino a Castellammare dove sono già presenti insediamenti di valore che riguardano la ricerca, l’università e il turismo».


Paolo Giulierini (Direttore Museo Archeologico Nazionale di Napoli): «In analogia con l’esperienza di Capodichino che ha visto l’inserimento di opere legate al volo all’interno dell’aeroporto, il MANN farà un sostanzioso prestito alla Stazione Marittima di opere che parlano del mare per realizzare suggestive esposizioni. Attraverso l’arte si ribadisce il connubio con il mare». L’idea riguarda opere sul tema dei miti, raffigurazioni di creature marine, paesaggi di ville marine, imbarcazioni, grandi navigli, creature fantastiche, pescatori. La continuazione di un percorso «che è partito dall’idea di inserire opere d’arte nelle tappe della metropolitana, un progetto che rappresenta una forte connessione tra porto e metropolitana. L’allestimento partirà nei primi mesi del 2021».

Red.Mar.

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