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AGOSTO 2020 PAG. 24 - Si sposta in Asia il baricentro delle attività marittime




È Shanghai il porto container a vantare il maggior numero di collegamenti diretti, ben 288, con altri scali. Seguono Busan (con 274 collegamenti diretti), Anversa (268) e Rotterdam (264). Lo evidenzia l’ultimo rapporto pubblicato dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD) sul ruolo giocato dai porti nel network mondiale di trasporti marittimi containerizzati.
Secondo il report nel secondo trimestre di questo anno sono stati 939 i porti mondiali ad essere stati scalati da servizi marittimi regolari di linea. Considerando che sono 12.748 le coppie di scali che dispongono di collegamenti diretti, solo il 2,9% del totale teorico sui 440.391 servizi diretti da porto a porto, se ne deduce che nel 97,1% dei casi i collegamenti avvengono per via indiretta tramite il trasbordo dei container in altri scali. “Le coppie di porti che sono meno connesse sono collegati solo con servizi che richiedono sino a sei trasbordi in altri porti, cioè tramite sette servizi diretti e 14 movimentazioni dei carichi nei porti necessari per realizzare l’intero trasporto”.

Quante connessioni porto-a-porto sono necessarie per eseguire l’intero trasporto determinano l’appetibilità delle banchine di uno scalo. Il rapporto lo indica con il concetto di “betweenness”, indice di riferimento che vede al comando Rotterdam per il quale sono stati riscontrati 42.656 collegamenti porto-a-porto che includono lo scalo portuale olandese tra le rotte ottimali per eseguire il trasporto. Nella graduatoria relativa è seguito da Anversa ed Amburgo.

“Relativamente alla betweennes i principali porti europei risultano meglio collegati rispetto ai principali porti asiatici, mentre per quanto concerne il “degree”, ovvero al numero di altri porti con cui un singolo porto ha connessioni dirette, i porti asiatici risultano meglio collegati dei porti europei”.

La coppia di porti che risulta meglio collegata tramite servizi diretti risulta essere Ningbo-Shanghai, direttrice sulla quale operano 52 compagnie di linea che realizzano servizi diretti. Seguono le coppie Port Klang-Singapore (41 compagnie), Busan-Shanghai (38 compagnie) e Shanghai-Qingdao (37). Tutte le prime 50 coppie di porti che presentano le migliori connessioni si trovano su rotte intra-regionali e per la quasi totalità su rotte intra-asiatiche. Fanno eccezione Anversa-Rotterdam (con 24 compagnie sulla rotta) e Amburgo-Rotterdam (23 compagnie).

Da questi dati l’elemento di maggior interesse della ricerca che analizza il cambiamento dell’indice di connettività negli ultimi 14 anni riguarda il baricentro delle attività marittime. Il centro del network internazionale del trasporto marittimo, questa la conclusione, si è progressivamente spostato dall’Europa all’Asia. Spicca in questo “bilanciamento” il ruolo della Cina, con Nansha, Ningbo e Shekou che guidano la classifica dei porti ad aver maggiormente migliorato il “degree”; i peggiori, invece, si trovano in UK (Tilbury e Felixstowe) e in Venezuela (Puerto Cabello).
Nello specifico il numero di porti container inclusi nella rete è aumentato del +13% salendo da 834 a 939 con una “betweenness” media salita del +27% .

Sotto osservazioni anche i parametri di scelta a disposizione degli operatori del trasporto: “Tra i 12.748 collegamenti diretti da porto a porto che non richiedono trasbordi, 6.017 collegamenti (il 47,2% del totale) sono realizzati da una sola compagnia di navigazione, mentre su 2.751 rotte (il 21,6%) operano due compagnie concorrenti e su 3.980 rotte (il 31,2%) operano tre o più vettori di trasporto marittimo containerizzato”.
Red.Mar.
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