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AGOSTO 2020 PAG. 18 - 2020: il “portgate” infiamma la laguna …







…AAA… per i porti di Venezia e Chioggia cercasi irrinunciabili “drivers”!

C’è solo da augurarsi che per la portualità lagunare veneta questa pessima stagione volga al più presto al termine dando invece corso ad una nuova politica che trascenda le chiacchiere per generare invece  nuove strategie che siano in grado di rimappare tutta la portualità alto adriatica in quella grande, produttiva macroregione che nel Mediterraneo nord orientale ha le sue “porte d’acqua” nei porti di Ravenna, Venezia e Trieste e, ovviamente, in quelli minori. Perché se così non accadesse, noi adriatici, da nord a sud, continueremo ad essere i figli minori di una portualità nazionale ed europea  che vede i porti tirrenici, con Genova in testa, sempre più attenzionati e sostenuti sia dal pubblico che dal privato.

Dunque all’osservatore attento non può essere sfuggita la crisi strutturale del porto di Venezia. Va qui ricordato che l’economia del mare a Venezia genera un impatto economico positivo non solo per la città ma per tutta l’Italia pari a 410 milioni di euro, creando più di 7mila posti di lavoro stabili. A Venezia la spesa diretta di passeggeri, equipaggi e navi ogni anno raggiunge i 155 milioni, pari a 426mila euro ogni giorno, che diventano 676mila se si considerano solo i giorni in cui almeno una nave è in città. Con i suoi 1,41 milioni di passeggeri, la crocieristica ha coperto quasi il 3% del Pil dell’economia di Venezia. Una crisi complessa che talvolta ha del tragicomico nei vari selfexploit di  autoreferenziali “personaggetti” – per definirli alla De Luca – schieratisi di volta in volta  con gli altrettanti “novelli alfieri” dell’ultima ora in difesa del porto e dei suoi traffici. Fortunatamente non è così per tutti! Spesso però si tratta di una legittima battaglia portata avanti a colpi di comunicati e conferenze stampa per chi, nell’incapacità di porre fine alla crisi, vede la chiusura definitiva della propria azienda o, per altri, ai vertici della  pubblica amministrazione, la perdita di prestigiose, ben remunerate poltrone. In questo contesto l’unica certezza per Venezia, la sua Laguna e i suoi due porti, resta il ciclico cambio della marea mentre incerto e incognito resta il futuro della sua portualità anche alla luce delle varie iniziative portate avanti dalla Venezia Port Community, movimento di cui al momento ci sono sconosciuti nomi e tempi dell’inseminazione se non solo il nome del suo coordinatore, immaginiamo eletto per acclamazione, il designato presidente di Federagenti, il  rampante e brillante imprenditore veneziano, Alessandro Santi già presidente di Assoagenti Veneto ora  impegnata nell’ansiosa ricerca del suo successore. In questo contesto mentre probabili estimatori via Twitter ringraziano il presidente dell’AdpsMas, ora commissariato, Pino Musolino per il lavoro svolto - il quale a sua volta ringrazia per le esternazioni di stima - altri personaggi, in altri network, denunciano la totale immobilità del porto e le catastrofiche conseguenze in atto per i mancati interventi manutentori dei canali di grande navigazione, per la fuga delle compagnie da crociera dirottate in scali viciniori, per ….. “Otto anni di scontri e dibattiti sterili sulle grandi navi passeggeri, anni di ritardo nella manutenzione regolare dei canali indispensabile per consentire l’ingresso di navi che rischiano invece di incagliarsi, lo stallo sul fronte delle concessioni portuali che ha generato e genera incertezza e problemi per le imprese terminalistiche, un piano morfologico della laguna sempre in lista di attesa e senza il quale non è possibile prevedere i siti dove scaricare i fanghi dei fondali. Adesso basta, si legge nel comunicato stampa della Community, che è pronta ad azioni di tutela contro chi è responsabile del degrado del porto. È venuto il momento del fare e della resa dei conti”.

Purtroppo però non si fanno nomi e cognomi dei responsabili del dichiarato dissesto forsanche perché la Community che certamente non avrà digerito il commissariamento dell’AdspMas si era esposta in precedenti dichiarazioni con un “no” secco, e inequivocabile “rispetto alla prospettiva di gestioni emergenziali che cristallizzino una volta di più i problemi”.

“Con l’ombra sempre più fitta di un commissariamento dell’Autorità di Sistema Portuale, a causa della reiterata bocciatura del bilancio – aveva annunciato in un suo comunicato la Community - il porto di Venezia rischia oggi di fare rotta verso il nulla. Ma il mondo imprenditoriale è per la prima volta compatto nella risposta: nessuna mozione o nessuna discesa in campo pro o contro la gestione portuale. Il problema è oggi il porto: il più prestigioso porto d’Italia, colpito dalla crisi post Covid, già penalizzato da anni e anni di mancate decisioni e di politiche solo negative rispetto alle attività commerciali, passeggeri e industriali dello scalo, non è disposto ad accettare più nulla passivamente”.

 Ora il “problema bilancio”, quello che ha scatenato il casus belli e il commissariamento del porto con la nomina a Commissario di Musolino  sembra essere passato in secondo piano, mentre sembra  prendere  sempre più corpo nella pubblica opinione la malcelata ipotesi che nel “portgate veneziano” aleggi lo spettro della politica viste le prossime elezioni comunali e regionali che vedono schierati e contrapposti l’uscente sindaco Brugnaro da una parte e il sottosegretario alle Finanze in quota PD Baretta mentre Zaia sembra mantenere salda la sua poltrona in Regione. Ecco allora che a rivedere con occhio critico il “caso RO-MOS” non è da escludere che proprio attraverso il terminal ro/ro di Fusina e il “casus belli” dei  suoi finanziamenti si sia probabilmente tentato un vero e proprio assalto alla diligenza porto. E in questo bailamme se la Venezia Port Community in qualche modo potesse essere utilizzata e strumentalizzata in chiave di consenso o di dissenso politico-partitico a favore di questo o quel candidato non sarebbe forse il caso di evitare da subito  di incorrere nell’errore di prestarsi a tale eventualità schierandosi ed appoggiando il “miglior offerente” disposto a sostenere la causa del rilancio del porto? “É l’ora di affermare o forse di ribadire che è scattata per le Istituzioni l’ora delle responsabilità rispetto alle quali saranno chiamate a rispondere e non solo agli imprenditori e ai lavoratori del porto” recita un recente comunicato della Community.

“Ci troviamo a confrontarci – afferma Alessandro Santi – con una macchina amministrativa, quella della dell’Autorità di Sistema Portuale, non solo in stallo ma ormai dilaniata da lotte intestine che ne minano l’attività non solo straordinaria ma anche ordinaria. Azioni legali incrociate hanno indebolito il Presidente ora Commissario e azzerato l’organo decisionale primario della AdSP (il comitato di gestione) mettendo il porto in una situazione di debolezza sia interna (nessuna decisione viene presa o azione intrapresa) che esterna laddove gli oppositori del porto trovano terreno fertile nel contestare e metterne in stallo tutte le attività. Per non parlare degli effetti del cosiddetto Decreto Semplificazioni che in porto sta generando ulteriori complicazioni e complessità di vario genere”. Ed ecco alla fine del comunicato si approda alla politica… “Purtroppo, ad aggravare ulteriormente la crisi ormai strutturale del porto contribuisce – secondo la Community – una campagna elettorale che inevitabilmente trasforma in slogan necessità che sono cogenti, lasciando campo aperto a chi ormai da anni demonizza il porto, chiudendolo in una morsa fra negazione del diritto al lavoro e mancato rispetto di norme vigenti. 20.000 posti di lavoro sono oggi in discussione e a rischio, 20.000 famiglie che si preparano a scaricare la loro rabbia nelle urne elettorali”. Avvertimento o ricatto?

Evidente a questo punto come il complesso software che governa l’altrettanto complicato hardware  del cluster marittimo abbia l’assoluta necessità e urgenza  di ritrovare e ricollocare al posto giusto  quei preziosi drivers che si identificano, in linea coi tempi,  in una più adeguata cultura imprenditoriale e amministrativa frutto di un’armonica, perfetta osmosi generata dalla leale  collaborazione tra cristallini attori del pubblico e del privato, nella consapevolezza, compartecipazione e condivisione di strategie comuni che siano in grado, trascendendo i meri confini della Laguna, di guardare ad un nuovo modello di portualità sistemica di livello europeo. Allora sì che se ciò accadrà anche Community, politica e porti lagunari avranno vinto la propria  battaglia!
                                                                                                                        Massimo Bernardo
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