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LUGLIO 2020 pag. 30 - Settore trasporti, genesi ed evoluzione delle concessioni







Criticità e prospettive di uno strumento regolatorio che la recente vicende autostrade ha portato alla ribalta con un eccessivo carico di retoriche, opportunismo politico, ideologie. Il webinar organizzato da Sipotra (Società italiana di politica dei trasporti) in occasione della presentazione del Rapporto 2019 “Le concessioni delle infrastrutture nel settore trasporti. Tra fallimenti dello Stato e fallimenti del mercato” ha cercato di portare un pò di ordine in una materia complessa e delicata. Anche alla luce dell’esigenza di una revisione dei meccanismi regolatori, resa ancor più necessaria dal cambio di contesto accelerato dalle conseguenze politiche ed economiche della pandemia da Covid-19.

Mario Sebastiani (Presidente, Sipotra). L’ondata di privatizzazione cominciata negli anni Novanta ha modificato il quadro nazionale nel settore trasporti rappresentando perlopiù un momento di occasioni sprecate e intrecci spesso non virtuosi. La mancanza di una vera e propria politica industriale ha finito per penalizzare il sistema evidenziando tutti i limiti di operazioni condotte con l’obiettivo fondamentale di “fare cassa”. «La lunghezza eccessiva di tali regimi concessori, come spiegato dalla Corte dei Conti, non favorisce la concorrenza. Se il driver sono le mere risorse finanziarie è difficile difendere il bene pubblico». Massimizzazione del prezzo, regolazione tariffaria ( «il punto più debole del sistema»), piani di investimento sono i fattori attorno a cui va trovato un nuovo equilibrio.
Tiziano Treu (Presidente, CNEL). Il cambio di scenario avvenuto con lo scoppio della pandemia da Coronavirus non modifica i principi di fondo rendendo ancora più pesante l’attuale «incoerenza delle regole». «Di fronte all’incertezza dei traffici, all’aumento dei rischi sistemici c’è bisogno di un sistema regolatorio più flessibile e coerente. La disciplina comunitaria risulta obsoleta, il nuovo protagonismo degli stati modifica il mood: si sta passando da una regolazione debole, da privatizzazione senza regole, ad una presenza del pubblico più invasiva». Di fronte allo “stato imprenditore” la soluzione è «rafforzare il ruolo della autorità di regolazione, anche se ciò comporta affrontare tutta una serie di difficoltà di ordine culturale».

Alessandro Pajno (Presidente emerito, Consiglio di Stato). La questione infrastrutturale è un problema radicale del Paese poiché «lo divide all’esterno e all’interno, una questione capitale per recuperare un minimo di uguglianza». «La concessione va oltre la mera creazione dell’infrastruttura materiale: la sua evoluzione, da puro strumento autoritativo a fattore di regolazione autonomo, chiama in causa il rapporto tra pubblico e privato». Ed è su questo nodo che si deve lavorare: c’è una dialettica da ripristinare, «un’alleanza per far uscire il paese dall’impasse».

Andrea Camanzi (Presidente, ART). L’Autorità di regolazione dei trasporti ha compiuto tutto il lavoro per definire una regolamentazione che tuteli, da un lato, l’interesse pubblico e, dall’altro, consenta al sistema concessorio di raggiungere un equilibrio compatibile con il mercato, «ma senza lucrare indebite posizioni di vantaggio. «Le regole ora ci sono, sono pubbliche, hanno seguito tutte le procedure legali e di garanzia delle parti come consuetudine dell’ART, ma l’Autorità non ha poteri di intervento per la revisione dei contratti in essere, perché questo compito spetta solo alle parti, cioè al Governo e ai titolari delle concessioni attuali».

Salvatore Margiotta (Sottosegretario, MIT). Il Governo ha riconosciuto l’esigenza di prendere l’iniziativa, «procederemo ad una revisione dei meccanismi, a cominciare da quelle dei porti, caratterizzate da situazioni molto complicate». Al di là dei contrasti ideologici «andranno risolte le disomogeneità di fondo, in primis le diverse durate temporali, che rendono complicata un’azione di razionalizzazione». «Prezzo, investimenti, tariffe sono gli elementi che vanno messi in equilibrio».
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