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FEBBRAIO 2020 PAG 27 - Venezia patria (anche) delle fake news



Sgombrare il campo dalle fake news anche nella narrazione (invero scarsa) che riguarda i porti e le loro attività. Se è vero che viviamo nel “secolo logistico”, se il destino è nella geografia e nella connettività, se è vero, come è vero, che la blue economy rappresenta l’opportunità da cogliere per rivitalizzare il sistema paese, sarebbe anche il caso allora di liberarsi da tutte quelle distorsioni della realtà che impediscono un dibattito e un confronto serio sul futuro di un settore a ragione considerato strategico. Ci hanno pensato a Venezia, simbolo suo malgrado, in questo breve scorcio di 2020, delle difficoltà (più che altro burocratiche) di tutto il sistema portuale della penisola. Un vademecum di “bufale”, approntato in occasione della manifestazione “E se rovesciamo Venezia?” che, al di là della specificità dei casi, svela, a ben guardare, e con un minimo di buonsenso, i meccanismi perversi della post-verità: un avvelenamento dello spazio pubblico che contribuisce ad aggravare ulteriormente l’immobilismo delle decisioni. Un antidoto di cui ogni scalo italiano dovrebbe forse dotarsi per pensare in modo serio alle sfide della modernità. 

Il Canale Petroli è causa dell’acqua alta eccezionale
Questa fake news è frutto di un movimento di opinione alimentato anche da personaggi illustri come Indro Montanelli, non ha alcun fondamento scientifico. Gli unici studi scientifici sulle maree in Laguna sono, quello condotto nel 1973 dall’Università di Padova e quindi da Johannis Dronker, forse il più autorevole studioso mondiale in materia, il canale Malamocco-Marghera ha influenza pressoché nulla sul fenomeno dell’acqua alta, connesso sempre a una forte componente metereologica.

Il Canale Petroli e le navi distruggono la Laguna
Alcuni dati: dal 2002 al 2013 il volume eroso a ridosso del canale Malamocco-Marghera è stato di un milione di metri cubi. I volumi dragati dall’Autorità portuale nello stesso periodo sono ammontati a 4 milioni di metri cubi. La vera causa del degrado morfologico della laguna, contrastabile con le azioni che per secoli Venezia ha posto in atto, è dovuto al moto ondoso indotto dal vento; le navi sono una componente secondaria.

Il Canale Vittorio Emanuele II era un canaletto
Falso: costruito per collegare la bocca di porto del Lido aveva originariamente una profondità di 10,5 metri. Dopo l’entrata in servizio del canale Malamocco-Marghera ha mantenuto le caratteristiche di bypass di sicurezza; ma la mancata manutenzione ha provocato il suo interramento, fenomeno presente in tutta l’area e testimoniato visibilmente dagli archi del Ponte della Libertà ormai del tutto otturati. Il Canale ha avuto ‘impatti con conseguenze morfologiche non rilevanti’ nel comportamento idraulico della Laguna (Luigi D’Alpaos 2019).

Inquinamento dell’aria. Colpa delle navi
Tutti i dati sulla qualità dell’aria dicono il contrario: in estate le attività portuali incidono per l’8% sulla qualità dell’aria. In inverno per il 2%. Dati questi che non tengono ancora conto dell’accordo Venice Blue Flag 2018, che attraverso l’obbligo di utilizzo di combustibili a basso tenore di zolfo, ha ridotto il particolato del 46% e lo zolfo del 91%. La prova? In pieno periodo crocieristico, da maggio a settembre, sono stati registrati solo 4 sforamenti di PM10 mentre nei primi 4 mesi dell’anno, periodo in cui le navi non toccano Venezia, gli sforamenti sono stati 40. A detta degli ambientalisti tedeschi (NABU) un vaporetto inquina quanto una nave da crociera. Tutte le navi da crociera sviluppano mediamente 6000 ore di emissione in un anno. Il solo trasporto pubblico, quindi i vaporetti, 560.000 ore e mancano taxi, lancioni e barche da lavoro.

Le grandi navi causano il moto ondoso in bacino
Dallo studio di Luigi D’Alpaos, ai limiti di velocità consentiti l’altezza d’onda massima sarebbe di 40 cm; in realtà alle velocità eseguita è meno di una decina di centimetri.
I crocieristi sono gli invasori di Venezia. A Venezia i crocieristi rappresentano solo il 5% dei flussi turistici e la quota è in diminuzione. Dei 30 milioni di turisti che invadono la città meno di un milione e mezzo sono crocieristi e solo 400.000 di questi (pari all’1,33%) visitano la città. Ogni giorno a fronte di un’invasione di 82.000 turisti, 3921, pari al 5% proviene dalle navi.
                                                                                                                                              Red.Mar.
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