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FEBBRAIO 2020 PAG. 22 - Il sistema portuale oltre le mere attività di trasporto

 Focus a cura di Giovanni Grande


Non solo luogo di movimentazione delle merci ma “polo di aggregazione” produttiva di natura complessa. Punto di gravitazione di un tessuto produttivo di un territorio più ampio e in stretta relazione con il contesto nel quale il porto è fisicamente insediato. Venezia, o meglio il sistema costituito da Venezia e Chioggia, cerca di ripensarsi e fornire spunti di discussione (e strumenti di analisi per la pianificazione) abbracciando un differente punto di vista: dal tradizionale hub logistico al “luogo di trasformazione dei flussi stessi”.

A questo nuovo concetto di infrastruttura fisica, capace di attivare economie, valore aggiunto, produzione di indotti si ispira lo studio “L’impatto economico e sociale del sistema portuale veneto”, realizzato da Centro Studi Sintesi e Smart Land per l’AdSP del Mare Adriatico Settentrionale e Camera di Commercio di Venezia Rovigo e presentato a Marghera al Venezia Heritage Tower. 
Con una metodologia che sposta l’ambito di analisi dai confini amministrativi entro cui è insediato il sistema portuale a quello entro cui si instaurano le relazioni di valore economiche e sociale a livello regionale, nazionale e internazionale, il lavoro rappresenta non solo il punto di partenza per un osservatorio permanente in grado di quantificare le relazioni porto – territorio ma si propone come strumento replicabile anche per altre realtà della penisola.

Dai dati illustrati da Federico della Puppa (Smart Land) emerge innanzitutto la vocazione multipurpose del sistema, dove nessun ambito prevale sull’altro in modo rilevante e dove la filiera agroalimentare si affianca a quelle siderurgica, chimica, energetica, commerciale, turistica e della pesca. «Un sistema multifunzionale con forti relazioni sulle reti corte, il livello locale, e sulle reti lunghe, le aree più vaste, caratterizzato sul lungo termine da una sostanziale crescita dell’export». Caratteristica che ha garantito una certa dose di flessibilità e una capacità di reazione rispetto ai cambiamenti dell’economia, «orientando le priorità ora su uno ora sull’altro settore in funzione della congiuntura più o meno favorevole».

Andando più a fondo nell’analisi – al di là della leadership riconosciuta a Venezia nel settore crocieristico (1,56 milioni id passeggeri) e a Chioggia in quello della pesca (secondo solo a Mazzara del Vallo con 16.788 tonnellate di pescato e 5.500 tonnellate di stazza complessiva della flotta) – risulta come le imprese impiegate direttamente nei due ambiti portuali ammontino, rispettivamente, a 1.260 e 322 per un impiego totale di 21.175 addetti.

«Le aziende coinvolte dal Porto di Venezia sviluppano un valore della produzione diretto stimato in 6,6 miliardi di euro – ha sottolineato Andrea Favaretto del Centro Studio Sintesi – valore che se rapportato alle dinamiche economiche territoriali fa emergere l’estrema rilevanza del sistema portuale veneziano sia in ambito comunale che per l’ambito metropolitano, con un peso economico che ammonta rispettivamente al 27% nel primo caso e al 13% nel secondo».

Cospicuo l’impatto economico complessivo che ammonta 21 miliardi di euro. Per Venezia: 19.637 milioni, dei quali il 56% generati direttamente dal sistema porto, il 34% generati indirettamente e il rimanente 10% indotti, ovvero generati dalla produzione prodotta dai consumi delle retribuzioni lorde percepite dalla forza lavoro coinvolta; per Chioggia: 1.347 milioni di euro con una suddivisione tra attività diretta, indiretta e indotta rispettivamente del 58%, 25% e 17%.
Stesso discorso per l’occupazione quantificabile in 92.284 posti di lavoro, il 61% dei quali ricade all’interno dell’ambito metropolitano, mentre il 13% nel territorio regionale e il rimanente 26% distribuito nel contesto nazionale.

In sintesi, come spiega l’abstract dello studio, “un polo strategico non solo per l’area territoriale di riferimento, configurandosi di fatto come il sistema portuale del Veneto, ma anche per tutto il Nord Italia, con aree di influenza che vanno dalla Lombardia al Friuli Venezia Giulia”.
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