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OTTOBRE 2019 PAG.30 - Sicurezza marittima e prevenzione inquinamento






“L’obiettivo delle investigazioni indipendenti negli incidenti marittimi non è quello di individuare il colpevole, compito che va perseguito sul piano penale. Si tratta invece di un’attività di livello differente, incentrata sulla prevenzione, sull’analisi dei problemi che emergono in tema di progettazione e costruzione delle unità. Si indaga per individuare i punti deboli, segnalarli prontamente e porvi rimedio. La priorità è garantire il minimo livello di rischio anche se troppo spesso questo tipo di indagine viene vista come un ostacolo”. Sono le parole con cui Fabio Croccolo, a capo della  Direzione Generale per le Investigazioni Ferroviarie e Marittime del MIT ha introdotto i lavori dell’Assemblea annuale del MAIIF – Maritime Accident Investigators’ International Forum, l’organizzazione internazionale governativa volta alla promozione della sicurezza marittima ed alla prevenzione dell’inquinamento. Una settimana (13-19 Ottobre) di lavoro e confronto, alla Stazione Marittima di Napoli, che ha visto protagoniste le Autorità nazionali dei Paesi membri che si occupano di investigazioni. Parola d’ordine: scambiarsi dati, informazioni utili, metodologie per la messa a punto di standard di riferimento e protocolli operativi sempre più efficaci.

Antonio Basile (Vice Comandante Generale, Capitanerie di porto). “La ricostruzione delle circostanze e delle condizioni tecniche di un incidente sono un aspetto fondamentale da analizzare per evitare che possano ripetersi. L’auspicio, in linea con le contestazioni che arrivano al ruolo ricoperto dalla Guardia Costiera da parte dell’Ue, è quello di raggiungere il riconoscimento di piena indipendenza per evitare qualsiasi addebito di conflitto di interessi. D’altro canto la nostra esperienza e professionalità in materia è attestata dai riconoscimenti internazionali ricevuti e dalla presenza delle nostre navi nella white list del Paris Mou”.

Salvatore Lauro (Rappresentante, Assarmatori). I cambiamenti in atto impongono revisioni radicali dei processi di confronto tra gli attori coinvolti e un aggiornamento continuo del personale chiamato a garantire la massima sicurezza sui luoghi di lavoro. “Le innovazioni tecnologiche tendono ad incrementare la sicurezza in mare ma richiedono un forte coinvolgimento degli operatori già in fase di definizione dei requisiti che determinano il design degli apparati”. È per questo che la tecnologia può giocare un ruolo chiave. “La connettività tra nave e terra aiuterà gli armatori a ridurre i rischi. L’obiettivo principale è consentire uno scambio di informazioni continue per semplificare le operazioni, aumentare la sicurezza, migliorare la competitività e ridurre l’impatto ambientale”.

Francesco Bandiera (Presidente, Fedepiloti). “Il rischio “zero” non esiste. La prevenzione può fare molto, ma non abbastanza, perché nel momento che l’infausto evento si verifica, è la capacità resiliente, di un intero sistema nel nostro caso, che può fare la differenza. Pratica, esperienza e formazione sono attività primarie per il raggiungimento dello scopo. Per noi Piloti prevenire l’incidente è sicuramente la principale funzione quando saliamo a bordo, ma è saper intervenire nel migliore dei modi per limitare i danni “collaterali” a seguito dell’evento “imprevisto” a fare la differenza tra un incidente lieve o mancato, ed un incidente grave”.

Salvatore Margiotta (Sottosegretario, MIT). Serve un nuovo approccio alla sicurezza del trasporto marittimo basato sullo sviluppo di una cultura basata sull’apprendimento piuttosto che su un atteggiamento persecutorio. “Altrettanto importante dovrebbe essere la revisione coerente dell’impianto normativo, con una legge-quadro sull’incidentalità, che definisca i coefficienti di rischio accettabili e chiarisca in modo esplicito i casi di intervento del giudice penale, con una sistematizzazione delle leggi preesistenti”. Infine, in virtù del ruolo centrale che il nostro paese risiede nel Mediterraneo candideremo una delle due capitali marittime del paese, Napoli o Genova, per l’istituzione di un centro regionale dell’EMSA”.
                                                                                                                                 Giovanni Grande
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