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GIUGNO 2019 PAG. 43 - La politica attuale non esprime livelli qualitativi adeguati


Dopo l’interessante dibattito svoltisi nella mattinata del 14 giugno scorso, propedeutico all’Assemblea privata della Federazione degli Agenti Marittimi, abbiamo incontrato il Presidente di Federagenti, Gian Enzo Duci, per porgli alcune domande.

Uno dei punti di riflessione della mattinata è stato l’evoluzione del rapporto che Imprenditori della Blue Economy devono intrattenere con la politica. Qual è la sua visione? 
Come già detto, purtroppo non è una visione positiva. Oggi riesci ad avere presa sulla politica se “per sbaglio” conosci qualcuno che si trova in una posizione chiave proprio in quel momento. Potremmo dire che si sono rotti i meccanismi di comunicazioni tra stakeholders. Secondo me è preoccupante non riuscire a trovare nel panorama politico attuale un livello qualitativo di competenze e conoscenze tale da poter distinguere chi è rappresentativo, chi è portatore di interessi e chi invece fa solo discorsi e basta. È chiaro che lá dove, invece, si trovano dei politici con le opportune competenze tecniche si riesce ad aprire un dialogo importante per sbloccare delle cose. Questo è un meccanismo che avevamo messo in moto con il viceministro Rixi che purtroppo ha dato le dimissioni e al momento siamo senza una vera interlocuzione politica di un livello tecnico adeguato: come ho detto ai soci bisogna portare il calendario indietro almeno di un paio d’anni e ricominciare.

Quindi si ritorna ad un’azione sui singoli politici alla ricerca di qualcuno che capisca almeno un poco le esigenze della economia del mare? 
Si, bisogna tendenzialmente fare così. Inoltre trovo giusta l’osservazione del presidente di Confitarma Mario Mattioli, fatta enfatizzando l’autocritica, bisogna provare a tutti i costi a far fronte comune e collaborare anche tra associazioni della stessa categoria per avere una voce unica e più incisiva. Certo, conservando le proprie specificità ma vi è necessità di uscire con una sola voce su temi comuni per evitare confusione e particolarismi che in questo momento non beneficiano nessuno. Ma non basta, questa unica voce poi dovrà trovare una modalità di comunicare con mezzi di relazione diversi da quelli tradizionali. Nel momento in cui basta un tweet per far cambiare le politiche del Governo, allora dobbiamo imparare anche noi a fare quel tweet. Forse è arrivato il momento di affiancare a studi, relazioni e interviste tecnicamente perfette una più moderna ed attuale modalità di interfacciarsi.

Uno sguardo al futuro. In che modo La categoria riuscirà ad adattarsi ai cambiamenti organizzativi del trasporto con gli armatori che aumentano sempre più le loro attività sulla terra ferma?
Credo che in alcuni settori continua ad esserci bisogno di una figura locale in grado di interfacciare la nave con il territorio anche in presenza di comunicazioni più agevoli tra nave e terra; da un punto di vista proprio documentale ci sono dei servizi di cui la nave avrà sempre bisogno e penso le navi del settore dry o liquid ad esempio.
Nel settore delle linee l’integrazione verticale credo che sia ormai una cosa acquisita e per certi versi anche obbligatoria per le compagnie in quanto quel tipo di trasporto sta diventando una commodity ed i ricavi sono minimi. Quindi bisogna cercare di controllare l’intera catena per fare in modo che i ricavi minimi non diventino zero. Per certi versi lo ritengo uno scenario inevitabile. Poi c’è da discutere se determinate funzioni all’interno della verticalizzazione debbano essere svolti da una categoria di professionisti riconosciuti e regolamentati della legge, come avviene oggi per gli agenti marittimi. Non ho nessuna preclusione se all’interno di una organizzazione armatoriale ci siano dei manager capaci che siano agenti marittimi.

Finanza digitale, Block chain, automazione spinta, come impatteranno sulla categoria degli Agenti marittimi?
Sono convinto che bisogna prevedere le necessità che avranno domani mattina gli armatori ed essere pronti con le soluzioni. Ad esempio la mia azienda sta sviluppando con l’Università italiana uno studio relativamente ad un software di Machine Learning per il processo della gestione degli equipaggi. Quindi un programma con una base di intelligenza artificiale. Molti stanno studiando soluzioni di questo tipo io ritengo che l’applicazione spinta di queste tecnologie nel settore del trasporto in realtà necessiterà comunque di un soggetto garante verso l’autorità e che quindi determinate operazioni fatte in automatico possano essere identificate a responsabilità di un soggetto garante e questo potrebbe essere uno degli ambiti in cui estendere il nostro impegno pubblicistico. Su questo ed altri aspetti simili siamo al lavoro con il Ministero per la modifica del testo di riforma della legge che inquadra la nostra categoria.
MDC
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