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MARZO 2019 PAG. 56 - Torino-Lione potrebbe incidere sullo sviluppo di Trieste


13 marzo 2019 - Una nuova analisi costi benefici che dimostra la validità dell’opera, le tesi sulla necessità di rinnovare le infrastrutture esistenti, i rischi che si creino percorsi alternativi per tagliare
fuori l’Italia, ma anche la tesi secondo la quale non si tratta in alcun modo di un’opera prioritaria.
Questo, in estrema sintesi, quanto emerso dall’incontro organizzato dal Propeller Club di Trieste, avente per oggetto il collegamento ferroviario Lione-Torino, quale tratta del Corridoio Ten-T da Lisbona a Kiev e le possibili conseguenze per l’economia del Friuli Venezia Giulia ed il Porto di Trieste, legate alla realizzazione dell’opera.

La serata è stata avviata dall’intervento – in collegamento telefonico da Roma – del Senatore Stefano Patuanelli, capogruppo del Movimento 5 stelle. “Il Porto di Trieste dimostra come non sia sempre necessaria una nuova infrastruttura per aumentare i traffici. Sono settimane che faccio interviste con tema unico la Torino-Lione. Se vogliamo pensare che quello è l’unico problema del Paese, va bene, ma non credo che stiamo rappresentando la realtà” ha detto Patuanelli, dopo avere spiegato che, ad oggi, è quasi impossibile calcolare le ricadute di una mancata realizzazione dell’opera sui singoli territori e su quello del Friuli Venezia Giulia in particolare.

Danilo Stevanato (consigliere dell’Agenzia Imprenditoriale Operatori Marittimi di Trieste), primo dei relatori, ha rapidamente esposto una nuova analisi costi-benefici che partiva da quanto già eseguito a livello ministeriale. Introducendo nuovi parametri, è stata dimostrata la convenienza dell’opera sia a 50 che a 30 anni dalla sua ipotetica conclusione.

Lodovico Sonego, già Senatore e Assessore regionale del Friuli Venezia Giulia, ha invece ricordato genesi ed importanza del Corridoio Mediterraneo, nonché le ultime decisioni in merito all’Alta velocità/Alta capacità fra Venezia e Trieste. Dopo aver evidenziato come il 40% circa del traffico su gomma che attraversa le Alpi passi dal Fvg, Sonego ha spiegato come non siano in contrapposizione gli interventi di upgrading sulle linee storiche e la realizzazione delle tratte ad Alta capacità delle quali fa parte la Torino-Lione. «La Tav ci serve. Il conflitto reale – ha concluso Sonego – è quello tra servizi con velocità diverse».

Della stessa opinione, in merito alla necessità dell’opera, il professor Giovanni Longo, docente di Trasporti ferroviari all’Università di Trieste. «Sulla Torino-Lione si parla di una velocità di servizio di 200-220 chilometri all’ora. Si tratta in sostanza di costruire linee ferroviarie moderne. Questo concetto contribuirebbe anche a smussare quelle che sono contrapposizioni che vengono agitate nella ricerca del consenso politico» ha spiegato il professor Longo. Abbattere i colli di bottiglia e collegare i diversi Paesi membri dell’Unione europea, con una vision molto alta, è l’obiettivo dei Corridoi ferroviari e, sempre secondo il professor Longo, non ha significato parlare di concorrenza tra passeggeri e merci o tra linee storiche e nuove linee.

Vera voce fuori dal coro è stata, invece, quella del professor Sergio Bologna, storico, analista politico e pubblicista, nonché presidente dell’Aiom (Agenzia Imprenditoriale Operatori Marittimi) Trieste, che ritiene la nuova tratta da Lione a Torino della quale si sta animatamente discutendo a livello nazionale, un’opera non prioritaria. «Quando parliamo di treni merci, dobbiamo toglierci dalla testa l’idea di Alta velocità. Se un treno merci va a 160 chilometri all’ora, è già un rischio» ha detto Bologna. Secondo Bologna, l’attuale polemica serve a non discutere dei problemi veri del Paese e così facendo si gioca una partita politica dove il trasporto non c’entra nulla.

«Trieste si sta conquistando traffici e visibilità a livello internazionale che si possono trasformare in nuove opportunità economiche e di occupazione. Trieste è il centro dell’Europa e il Sud e l’Est dell’Europa stessa vogliono – ha commentato il Presidente del Propeller di Trieste, Fabrizio Zerbini – che Trieste diventi un’alternativa ai porti del Nord.

L’Italia deve scegliere di non isolare se stessa e di non isolare Trieste, ciò che avverrebbe se il Corridoio Lisbona-Kiev dovesse passare a Nord delle Alpi».
Carolina Sinnopoli
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