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FEBBRAIO 2019 PAG. 48 - NEWS OBOR


BRI, tra crescita esponenziale e trappola del debito
Gli scambi commerciali tra gli 80 paesi partecipanti alla BRI e la Cina dovrebbero ammontare nel 2019 a circa 117 miliardi di dollari, quasi perfettamente bilanciati tra export (56 miliardi) e import (61 miliardi). È quanto emerge da uno studio dell’assicuratore Euler Hermes secondo cui gli investimenti nell’iniziativa, a partire dal suo lancio nel 2013, hanno raggiunto la cifra di 460 miliardi di dollari. Secondo il report la BRI sta portando benefici indiretti anche a quei paesi come la Corea del Sud che o hanno rifiutato gli investimenti o devono ancora accettarli grazie al miglioramento della connettività regionale che hanno avuto una ricaduta positiva su tutto il sistema. Non manca un’analisi della criticità e, in particolare, dei timori legati alla cosiddetta “trappola del debito”. È il caso del Pakistan che ha chiesto negli ultimi tempi di bloccare la realizzazione di una centrale a carbone, la Rahim Yar Khan, da 1320 kilowatt; il progetto, due miliardi di dollari, rientra nel quadro del CPEC, il China-Pakistan Economic Corridor, ed è stato congelato per verificare la possibilità di sviluppare fonti alternative al carbone in grado di ottimizzare il mercato energetico del paese. Il costo del CPEC è stimato in circa 60 miliardi di dollari.
Le crescenti difficoltà economiche di Islamabad, la salita al potere di Imran Khan, e soprattutto la recente guerra commerciale USA-Cina, stanno spingendo il governo pakistano a ridimensionare alcuni progetti e a chiedere maggiori garanzie per le opportunità lavorative dei pakistani.

Croazia, prospettive di investimento per il porto di Fiume
Colloqui in Cina per il ministro delle Infrastrutture croato, Oleg Butkotic, per favorire e attrarre ulteriori investimenti nel settore del trasporto.
Dopo l’avvio dell’intervento sul ponte di Sabbioncello (prima grande operazione made in Pechino e tra le più importanti dal conseguimento dell’indipendenza del paese ad oggi) lo sguardo è rivolto all’ottimizzazione delle capacità logistiche del porto di Fiume, terzo scalo per quantità di merci nell’Adriatico settentrionale dopo Trieste e Capodistria. L’obiettivo è il miglioramento della rete ferroviaria e stradale necessaria a connettere meglio le banchine fiumane, con una particolare attenzione alla linea che collega la direttrice Zagabria – Budapest, individuata come la migliore soluzione per penetrare nei mercati dell’Europa centrale, accorciando nel contempo il transit time nella movimentazione container. Nei desideri croati anche la prospettiva di un ampliamento del terminal portuale di Fiume sull’isola di Cherso.

Free zone a fiscalità zero per il nuovo porto di Baku
L’Azerbaigian non vuole solo essere un punto di transito lungo i corridoi della BRI. È con questo obiettivo che Baku ha deciso di integrare il progetto del nuovo porto, situato ad Alyat, a 65 chilometri dalla capitale, con una “free zone”.
 Il progetto rientra nel piano di diversificazione economica del Paese e punta su una legislazione studiata ad hoc sul modello delle varie ZES esistenti nel mondo: trasparenza nelle transazioni, ricorso allo strumento dell’arbitrato per le dispute legali, uso della blockchain, fiscalità zero per le aziende che si insediano nella zona. L’obiettivo è lavorare i container provenienti dalla Cina creando valore aggiunto in un’area posizionata favorevolmente rispetto a Georgia, Kazakistan e Russia. Già maggior porto del Mar Caspio, con collegamenti commerciali marittimi che attraverso i canali Volga-Don e Volta Baltico raggiungono il Mar Nero, il Mediterraneo e l’Oceano Atlantico, Baku sarà affiancato dalla nuova struttura realizzata ad Alyat all’incrocio di un nodo di trasporto che collega l’ovest (Turchia e UE), il sud (Iran e India) e il nord (Russia) attraverso tre linee di trasporto sul ferro (la linea Nord-ovest: attraverso Baku fino alla Russia; la linea occidentale: attraverso la Georgia fino alle coste del Mar Nero e della Turchia; linea sud: per le zone del sud e fino al confine con l’Iran).

Un centro visti italiano a Wuhan per il turismo
Non solo container lungo la Belt and Road. Per promuovere il turismo in Italia nell’Hubei è stato inaugurato recentemente un nuovo centro visti a Wuhan, capoluogo della regione.
Il Capo della Cancelleria consolare dell’Ambasciata d’Italia a Pechino, Eugenio Poti, ha partecipato alla cerimonia in cui, oltre a sottolineare i progressi registrati negli ultimi anni nell’accoglienza dei turisti cinesi, ha voluto rimarcare la celerità delle pratiche dei visti, dal momento che le domande vengono trattate in 36 ore, un risultato d’eccellenza tra i Paesi Schengen. Inoltre è stata ricordata l’iniziativa, all’avanguardia nel suo genere, dei pattugliamenti congiunti di poliziotti italiani e cinesi nelle principali località turistiche dei due Paesi a tutela della sicurezza dei viaggiatori. Il nuovo centro visti è localizzato nello stesso edificio che ospita una fermata della metropolitana che lo collega ai principali quartieri di Wuhan, una città di 10 milioni di abitanti, e all’aeroporto.
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