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DICEMBRE 2018 PAG. 52 - Trasporto aereo strategico per il futuro del Paese


“La quota del cargo aereo in Italia rispetto a tutte le modalità di trasporto è di appena il 2%. Quota che però ammonta al 26% del valore complessivo delle merci movimentate”. Marina Marzani, presidente di ANAMA, l’associazione degli spedizionieri italiani aderenti all’IATA, parte da questa semplice considerazione per dare l’idea delle peculiarità di un comparto strategico per il futuro del Paese. “Un settore che circa due anni fa ha visto la costituzione, con gli altri protagonisti della filiera, di un vero e proprio ‘cluster aeroportuale’ con la finalità di parlare alle istituzioni con una voce univoca e di proporre quanto necessario allo sviluppo delle sue potenzialità”.

In che modo ANAMA contribuisce a questi obiettivi?
Quest’anno abbiamo profuso i nostri sforzi nella costituzione di un osservatorio aereo. Il prossimo anno sarà pronto uno studio che da una parte darà un’idea dello stato dell’arte in Italia E dall’altra rappresenterà un importante strumento di raffronto con le altre realtà aeroportuali europee. L’idea è di lavorare con le amministrazioni pubbliche e i gestori delle infrastrutture partendo da dati certi e non, come spesso avviene, sulla base del sentito dire: individuati standard di riferimento e best practices si lavorerà per allineare il sistema italiano al contesto internazionale.

Quali sono le priorità del settore?
Il punto di riferimento rimane il position paper sul comparto presentato dal ministro Del Rio nel 2017. In quel documento venivano individuati una serie di temi, come la necessità di fare massa critica, evitando la frammentazione dell’offerta o la creazione di poli logistici in prossimità delle infrastrutture, su cui una volta ripristinato il gruppo di lavoro con il nuovo governo sarà il caso di continuare a lavorare.

Su quali altri elementi sarà necessario intervenire?
Rendere efficiente tutta la catena logistica è fondamentale. Un’importante vittoria, sotto questo punto di vista, è stata l’autorizzazione a far circolare anche nei week end gli automezzi che trasportano merce verso gli aeroporti. Così come sarà necessario snellire processi doganali e sanitari. Questione quella della digitalizzazione dei processi che è innanzitutto culturale e riguarda tutti gli attori della filiera: lo dimostra il passo avanti compiuto con l’istituzione della piattaforma telematica di Malpensa, frutto della collaborazione con SEA e Regione Lombardia. 

Quanto pesa la mancanza di una compagnia di bandiera?
Se si guarda alle esperienze internazionali, moltissimo. La presenza di una compagnia nazionale garantisce la necessaria connettività con i voli diretti, in alcuni casi si crea un circolo virtuoso che identifica l’infrastruttura aeroportuale con il marchio della compagnia. Si pensi al caso di Amsterdam, con un Paese tutto sommato piccolo come l’Olanda, che fa la parte del leone a livello continentale. 

Quali prospettive per il 2019?
A livello di traffico, dopo la grossa peak season dell’anno scorso, è più difficile fare previsioni. Dalla Cina non sono scaturiti i livelli di import che ci si aspettava mentre la mancanza di spazi verso gli Usa è più un frutto dei collegamento cancellati nella stagione invernale che di una reale impennata dei traffici. Una situazione di incertezza che rende difficile anche la programmazione degli investimenti. Ad ogni modo, nonostante la flessione scontata anche nell’export, bisognerà continuare a rafforzare il sistema puntando alla posizione baricentrica del Paese verso i mercati europei. Sarebbe già importante riguadagnare quei traffici italiani che oggi guardano a Francoforte o Parigi.

Giovanni Grande
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