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GIUGNO 2020 PAG. 14 - Bankitalia, indagine trasporti internazionali di merci






Nel 2019 il deficit della bilancia dei trasporti mercantili è stato di 5,9 miliardi, in lieve diminuzione rispetto al 2018. Il miglioramento è da attribuire alla riduzione del deficit nei trasporti navali, frutto della crescita delle attività “estero su estero” degli armatori italiani, in grado di compensare il calo della quota di mercato nei flussi da/per l’Italia. Nell’ambito dei servizi di trasporto, che includono anche la movimentazione internazionale dei passeggeri e della posta, la componente mercantile ha rappresentato nel 2019 circa il 60 per cento del deficit complessivo. È quanto registrato dall’annuale “Indagine sui trasporti internazionali di merci” della Banca d’Italia, ricerca campionaria condotta tra circa 160 società del settore con lo scopo di stimare i costi unitari del trasporto da/per l’Italia per modalità di carico della merce, oltre le quote di mercato dei vettori distinte per nazionalità.

“Nel comparto marittimo si è registrato un moderato aumento dei costi in euro a tonnellata, anche a causa del deprezzamento in media d’anno del tasso di cambio euro/dollaro,” spiega il documento, evidenziando la riduzione dell’incidenza dei costi di trasporto sul valore delle merci esportate e importate(nel 2019 è stata pari, rispettivamente, al 2,9 e al 3,8 per cento). “I costi medi a tonnellata del trasporto stradale sono rimasti mediamente stabili, con un incremento in quelli a carico completo e una riduzione nelle tariffe relative ai carichi parziali. Nel settore ferroviario i noli sono invece diminuiti, in particolare nel settore bulk. Nel trasporto aereo la riduzione dei costi medi è stata significativa, soprattutto per le esportazioni, in relazione al calo dei volumi trasportati”. 

Trasporto navale
“Dopo la fase di ripresa tra il 2009 e il 2014, negli anni successivi i costi navali container, in euro per tonnellata e comprensivi dei servizi ausiliari, hanno mostrato una tendenza nel complesso declinante; in termini reali, rimangono comunque su livelli lievemente maggiori rispetto al biennio di crisi del 2008-09, in particolare quelli relativi ai beni importati”. Nel 2019 le tariffe hanno confermato il calo dell’anno precedente, in particolare dal lato delle importazioni, in linea con l’andamento stagnante del commercio mondiale. “Diversi fattori hanno contribuito a tale divaricazione: il deprezzamento dell’euro sul dollaro, la riduzione dei carichi medi trasportati per container che ha aumentato l’incidenza del costo per tonnellata, e l’incremento dei costi della trazione stradale (trasporti feeder da e per i porti di arrivo/partenza)”. Sono cresciuti, invece, i noli per il trasporto di materie prime solide, sia per il segmento del carbone e minerali, sia per quello delle granaglie (intorno all’8%), e liquide, anche se con tassi di crescita un po’ più bassi, soprattutto per il segmento del petrolio, quello più rilevante; per i prodotti chimici, una tipologia di trasporto di nicchia, l’incremento delle tariffe è stato di un ordine di grandezza più vicino a quello relativo ai carichi solidi. Lo scorso anno si è interrotta la tendenza al ribasso, in atto dalla crisi internazionale del 2008-09, dei costi medi navali general cargo riferiti al trasporto di impianti, macchinari e mezzi di trasporto. Per entrambe le direzioni dei flussi i costi restano ai minimi del ventennio considerato, anche in termini reali. “Negli ultimi anni ha pesato anche una ricomposizione geografica degli scambi a favore dei paesi più prossimi all’Italia, con una conseguente riduzione dei costi medi”. Nel 2019 i costi sono aumentati soprattutto nella categoria più rilevante, “impianti, macchinari e mezzi di trasporto” ma i noli sono cresciuti in entrambe le direzioni dei flussi anche negli altri due segmenti, “prodotti chimici, materiali da costruzione, prodotti forestali” e “tubi e materiali metallici”. “Per quanto riguarda il comparto Ro-Ro (trasporto di veicoli stradali, in larga parte nell’area mediterranea e con tariffe generalmente denominate in euro), nel 2019 i costi sono diminuiti in media di quasi il 6 per cento. La riduzione ha interessato in particolare alcune aree geografiche, inclusa la tratta più rilevante, quella da/per la Turchia; la Spagna è tra le poche rotte dove si sono registrati incrementi tariffari”.

Trasporto stradale
Nel 2019, pur in un contesto di lieve calo dei volumi movimentati, si è registrato un marginale incremento dei costi medi, come il precedente anno in conseguenza di una divaricazione tra l’aumento di quelli relativi ai carichi completi e la diminuzione di quelli riguardanti i carichi parziali (groupage, che costituiscono circa il 43 per cento delle spedizioni). Per i costi (al netto dei servizi ausiliari) a carico completo è stata registrata una crescita più significativa per le aree di maggior scambio commerciale (Francia, Germania e Benelux) oltre che per Baltici, Balcani ed Egeo, e sostanzialmente solo per l’Europa dell’est si riscontra una variazione negativa. Al contrario, per i carichi parziali i noli presentano alcune oscillazioni significative rispetto al 2018, in particolare aumenti rilevanti per le zone a domanda più debole quali i Balcani e i paesi baltici mentre per Francia e Germania si registrano dei cali.

Trasporto ferroviario
“Lo scorso anno i costi medi del trasporto ferroviario sono diminuiti in entrambe le direzioni dei flussi, maggiormente nel segmento bulk. Tale andamento, concentrato nelle aree dell’Europa occidentale, è verosimilmente da porre in relazione al calo dei volumi movimentati ma anche ai miglioramenti di efficienza operativa (treni più lunghi) e all’effetto di misure di incentivo alla riconversione modale a favore della ferrovia adottate in vari paesi (inclusa l’Italia), che contribuiscono a ridurre i costi di trasporto”. Per i paesi dell’Europa orientale si sono invece registrati aumenti in entrambe le direzioni dei flussi, in questo caso anche a causa di una riduzione dei carichi medi trasportati, in particolate nel settore bulk, che ha provocato un incremento dei costi unitari.

Trasporto aereo
In un contesto di volumi movimentati in calo, rispetto all’anno precedente i costi aerei (comprensivi dei servizi ausiliari) sono diminuiti in misura significativa, soprattutto per le esportazioni; tale riduzione ha riguardato quasi tutte le destinazioni, con l’eccezione della Russia, e spesso con tassi superiori al 10 per cento.


Quote di mercato
“Dopo due anni consecutivi di lieve ripresa, le quote di mercato dei vettori italiani sono tornate a scendere in tutti i comparti. Nel settore marittimo la quota è diminuita in misura significativa, dall’11,4 al 9,1% uguagliando il minimo storico del 2016”. La riduzione ha riguardato quasi tutti i settori, con l’eccezione del trasporto Ro-Ro. Nel trasporto stradale il peso dei vettori italiani si è ridotto in misura modesta, attestandosi al 20,0%, riprendendo però una tendenza iniziata quasi quindici anni fa. Nel comparto aereo la quota ha invece subito un calo più significativo, scendendo al 15,6%. “Per quanto riguarda i vettori navali esteri, nel 2019 le graduatorie rimangono sostanzialmente inalterate rispetto all’anno precedente: le società armatoriali di nazionalità svizzera si confermano al primo posto nel trasporto container (gli italiani detengono una quota assai marginale), nei settori bulk gli armatori greci continuano a occupare stabilmente il primo posto, mentre quelli italiani il secondo (bulk liquido) o il quinto (bulk solido). Nei trasporti general cargo prevalgono i vettori turchi (gli italiani sono in terza posizione) e solo nel Ro-Ro i nostri armatori detengono la quota maggiore”.

                                                                                                                                       Red.Mar.
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