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OTTOBRE 2019 PAG. 20 - Lo shipping del futuro tra nuove tecnologie e welfare






Nell’ambito del XX raduno dell’ANMI (Associazione Nazionale Marinai D’Italia) tenutasi a Salerno (23-29 settembre) si è discusso dello stato dell’arte dello shipping toccando temi come il welfare marittimo, l’impatto delle nuove tecnologie e i nuovi scenari geopolitici. La ricca programmazione dell’evento, culminata con la parata della “famiglia” dei marinai sul lungomare della città, ha previsto infatti una serie di tavole rotonde alla Stazione Marittima di Zaha Hadid cui hanno partecipato attori primari del settore del trasporto marittimo e del mondo accademico.

Welfare   
Antonia Autuori (Presidente, Stella Maris). Nel 2020 l’organizzazione Stella Maris festeggerà il suo primo secolo di vita. L’impegno per “far sentire a casa” i lavoratori del mare non viene meno “nonostante sia sempre più difficile salire a bordo vuoi per i mutamenti dell’organizzazione del lavoro, vuoi per il modo in cui sono organizzati gli spazi portuali”. “Southtampon ha recentementemente isituito un collegamento tra le navi e il luogo di accoglienza previsto per dare assistenza ai marittimi tramite un servizio bus. Un segnale positivo da poter replicare anche nel contesto italiano attingendo al patrimonio di concretezza con cui Stella Maris garantisce la sua missione”.

Domenico della Porta (Docente Medicina del Lavoro, Uninettuno di Roma). “L’Agenzia Mondiale della Sanità ha indicato per il prossimo anno un obiettivo ambizioso. L’adesione di ogni nazione al programma work place promotion per la promozione della salute nei posti di lavoro”. E’ nel solco di questa rinnovata attenzione per la qualità del lavoro che va inserita la discussione sullo sviluppo di un welfare del mare più efficace. “Anche nel settore dello shipping si sconta la mancanza di pro-attività dell’iniziativa pubblica. Serve uno stato sociale più dinamico, di tipo sussidiario capace di attivare i livelli aziendali, quelli degli enti locali, attraverso un nuovo tipo di contrattazione che preveda l’accesso a servizi socio-assistenziali specifici per il settore”.

Nuove tecnologie navali
Alberto Moroso (Presidente, Atena).  L’introduzione di nuove tecnologie e le modifiche indotte da regolamenti internazionali sempre più dirimenti ha letteralmente rivoluzionato l’industria delle costruzioni navali. “Le differenze tra unità varate all’inizio degli anni duemila ed oggi, poco visibili ma radicali, superano di gran lunga quelle esistenti tra le navi costruite negli anni sessanta e quelle del principio di questo secolo”. Dopo l’impatto della Marpol e della Solas l’ingegneria marittima è chiamata a risolvere nuove criticità a partire dall’introduzione dei nuovi carburanti con basso tenore di zolfo. Quale evoluzione nei prossimi anni? “Senza dubbio saranno approfonditi gli impatti operativi dello slow steaming e condotti studi sull’aumento dell’efficienza energetica. Tra le innovazioni che potrebbero emergere l’introduzione dei rotori fletter. Più scetticismo rispetto alla reintroduzione, pur con soluzioni altamente tecnologiche, della propulsione a vela”. 

Fabrizio Monticelli (Ceo, IMAT). “Il capitale umano è un asset strategico altrettanto importante delle navi per le attività legate all’economia del mare. Le normative internazionali non riescono a seguire il ritmo dei cambiamenti tecnologici. Nasce da questa consideranzione l’esigenza di una alleanza strategica tra compagnie, enti formativi e istituzioni per la messa a punto di portafogli di competenze in grado di rispondere alle esigenze mutevoli del settore, anticipando i cambiamenti. La prossima sfida nella formazione sarà la messa a punto di Port management system incentrati sulle singole realtà portuali: strumenti, validabili e valutabili, capaci di accrescere la competitività di tutti i segmenti della filiera dello shipping”.

Antonio Errigo (Vice Presidente, Alis). Il tema della sostenibilità andrà ad impattare lo sviluppo dello shipping determinando i livelli di competitività complessiva delle attività nei prossimi decenni. “Gli investimenti in ricerca e applicazione di nuove tecnologie effettuati oggi avranno un ritorno importante in futuro. In quest’ottica bisognerà perseguire senza esitazioni le linee programmatiche tracciate dall’Ue in tema di decarbonizzazione e digitalizzazione dei processi logistici. Sempre più importante, dunque, la capacità di interloquire attivamente sui tavoli comunitari dove sarà delineato il quadro di riferimento per il 2050”.
 
Geopolitica e potere marittimo
Lucio Caracciolo (Direttore, Limes). L’Italia deve recuperare la sua vocazione mediterranea coinvolgendo l’Europa nella riscoperta del ruolo strategico del bacino. “Aggrappati alle Alpi per riconoscerci europei abbiamo abbandonato la natura di paese marittimo per trasformarci in semplice paese sul mare. Scontiamo lo scarso impulso politico delle nostre classi dirigenti verso una strategia marittima che non sia solo guidata da considerazioni di tipo economico”. L’esempio più plateale è l’atteggiamento “acritico” verso la BRI. Da qui la provocazione rispetto alle discussioni in corso. “Anziché puntare su Genova e Trieste come porti di riferimento per l’inziativa di Pechino perché non puntare su uno scalo del Sud Italia? La scelta permetterebbe di ridurre gli squilibri economici del Paese garantendo un rapporto più equilibrato tra i nostri interessi e quelli del gigante asiatico”.

Pietro Spirito (Presidente, Adsp Mar Tirreno Centrale). “La logistica è gerarchia. In mancanza di questo elemento diventà difficile avanzare proposte in sede comunitaria e influenzare le scelte politiche dell’Europa verso una riscoperta del Mediterraneo”. A preoccupare è la fase di “sovranismo” che ha innescato la guerra dei dazi promossa da Trump e reso più complessa la mappa geoeconomica del mondo. “Come sistema paese soffriamo due squilibri: l’avanzo commerciale verso gli USA e il disavanzo verso la Cina. Alla lunga questa situazione peserà sui noli marittimi con conseguenze non facilmente gestibili”. È stato un errore, sotto questo aspetto, firmare il memorandum sulla BRI “senza inserire il minimo accenno alle barriere indirette”. “Ancor più dei dazi rischiano di schiacciarci gli interessi divergenti dei due attori principali del quadro internazionale. L’unica via d’uscita è riaprire la questione mediterranea. Non pensare al Nord Africa e al suo sviluppo è stato un errore strategico cui bisognerà porre rimedio. Difficile se manca una guida politica di medio periodo”.

Luca Sisto (Direttore Generale, Confitarma). Riscoprire la favorevole collocazione geografica del nostro paese potrebbe garantire un ruolo di leadership in un mondo dove il 90% della produzione viaggia su nave. “Dimenticare il mare significa rinunciare a crescere, depotenziando la capacità di sviluppo del Paese. Del resto, oggi la distanza economica, e non più quella geografica, misura un mondo interconnesso e globale. Per questo, non servire Milano da Rotterdam ma da Genova diventa la sfida simbolica dell’armamento italiano”. Per riuscirci andrebbero abbattute le inefficienze burocratiche e riconosciute le specificità del lavoro marittimo: “troppe sette amministrazioni che insistono sull’industria mobile rappresentata dalla nave”.
                                                                                                                              Stefania Vergani

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