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FEBBRAIO 2023 PAG. 66 - LIBRI


 


Amministrare la nazione. Sabino Cassese, Feltrinelli

La pubblica amministrazione è il più grande erogatore di servizi e il maggiore datore di lavoro italiano: da essa dipendono circa tre milioni e trecentomila addetti. È un organismo che si è andato costruendo lentamente, essendo il frutto della storia e dei principi che lo hanno plasmato. Per dimensioni e poteri svolge inoltre un ruolo fondamentale nel sistema politico, condizionando la democrazia. Si comprende, quindi, come dalla sua buona organizzazione e dal suo funzionamento dipendano il benessere dei cittadini e il successo dello Stato. L'amministrazione è al centro di una duplice tensione. È indispensabile, perché non c'è politica pubblica che non faccia capo a essa, e tuttavia viene ritenuta il regno del bizantinismo, delle complicazioni, della corruzione, e criticata perché non funzionale al processo economico. Alle sue difficoltà strutturali si aggiungono l'«esondazione» del Parlamento, diventato co-amministratore, e la debolezza dei governi (il suo organo di guida), per la loro breve durata. I governi tuttavia non sono gli unici responsabili della sua gestione, poiché interi campi dell'azione pubblica sono ora nel dominio di forze politiche multinazionali, come organismi sovranazionali e Big Tech, di cui è importante tenere conto. Alla luce di questi presupposti, l'autore analizza i fattori di crisi dell'amministrazione pubblica e ne indica i possibili rimedi. Propone di iniziare dai prodotti, per poi passare ai processi produttivi, ai modelli organizzativi e procedurali, al personale e alle sue motivazioni, al contesto, ai saperi e alla cultura amministrativa. Perché la pubblica amministrazione sia in grado di gestire i grandi interessi collettivi, è bene partire dall'aspetto più importante: ciò di cui ha bisogno il Paese.

Riglobalizzazione. Gianmarco Ottaviano, Egea

Dall'interdipendenza tra Paesi a nuove coalizioni economiche, ma solo “tra amici fidati”. Un nuovo ordine mondiale si prospetta all’orizzonte. E sembra proprio che la globalizzazione non sarà più la stessa. Negli ultimi anni, gli sforzi di molti Paesi si sono indirizzati verso la creazione di alternative all’economia globale integrata sviluppatasi a partire dalla Seconda guerra mondiale. Un processo che ha conosciuto un’ulteriore accelerazione in seguito alla guerra in Ucraina e alle conseguenti sanzioni economiche inflitte alla Russia da parte della comunità internazionale. Secondo Gianmarco Ottaviano, tuttavia, l’esito più probabile della trasformazione in corso non sarà però la deglobalizzazione tanto temuta (o auspicata) da molti commentatori, quanto la “riglobalizzazione selettiva” basata su nuove coalizioni economiche. Dall’inizio del millennio l’economia globale è entrata in acque molto agitate: attentato alle Torri gemelle, crisi finanziarie e disuguaglianze crescenti, pressioni migratorie e cambiamento climatico, fino ad arrivare alla pandemia di Covid-19 e al conflitto militare tra Russia e Ucraina. Questi eventi e le reazioni da essi scatenate hanno messo in evidenza la diversità dei punti di vista nazionali e la difficoltà a convergere su iniziative comuni. L’invasione dell’Ucraina ha sollevato, una volta per tutte, una domanda fondamentale e scomoda per i sostenitori della globalizzazione dura e pura: è prudente che società democratiche, le cui economie sono fondate sul capitalismo di mercato, mantengano normali relazioni economiche con società autocratiche, le cui economie sono invece fondate sul capitalismo di Stato, quando queste società autocratiche diventano tanto più aggressive quanto più si arricchiscono proprio grazie a quelle relazioni economiche?  

Rompere la burocrazia. M.Nitze, N.Sinai. Apogeo

“È ironico che burocrazia sia principalmente un termine dispregiativo. In realtà, si tratta di una delle istituzioni più importanti in ogni nazione del mondo. Non solo le burocrazie forniscono un impiego a una parte molto significativa della popolazione mondiale, ma prendono anche decisioni fondamentali che plasmano la vita economica, educativa, politica, sociale, morale e addirittura religiosa di quasi tutte le persone sulla terra” (A. Downs). La burocrazia è vista come uno dei più grandi ostacoli al cambiamento. Trasformare le cose in un'organizzazione è sempre difficile e i cambiamenti non avvengono solo perché qualcuno decide che così deve essere, anche se questa persona è il CEO di un'azienda o il Presidente delle Stati Uniti. È necessario avere idee chiare, capire come vengono prese le decisioni, guadagnare consenso. Gli autori sono riusciti ad attuare riforme concrete e durature in realtà burocratizzate come la Casa Bianca, Harvard, aziende di venture capital e amministrazioni locali. In questo libro coinvolgente condividono le loro storie di hacker della burocrazia e illustrano strategie e tattiche che chiunque può usare, come crearsi alleati autentici e capaci, basare un grande cambiamento su tanti piccoli, rendere inefficaci i colleghi che fanno resistenza, usare la burocrazia contro se stessa, sfruttare le crisi come leva. Alla fine sarà chiaro che rompere la burocrazia non significa insubordinazione, e che l'artefice di un grande cambiamento è spesso un dipendente che prende l'iniziativa con un po' di "sana irriverenza". Non importa dove lavori, se sei l'ultimo arrivato, l'amministratore delegato o semplicemente se sei intrappolato nel regolamento di condominio, questo libro ti insegna a cambiare le cose.


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