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FEBBRAIO 2023 PAG. 45 - Salerno, autostrade del mare una best practice italiana

 



Le “autostrade del mare” rappresentano una modalità di trasporto efficiente, veloce e sostenibile. Ma per sfruttare a fondo questi vantaggi vanno create le condizioni per sfruttare al massimo le potenzialità di cui sono portatrici. Ne è convinto Domenico De Rosa, nella doppia veste di imprenditore – come Presidente del Gruppo SMET è stato tra i primi a crederci come modello di business vincente – e rappresentante di un’associazione come Alis, entro la quale ricopre il ruolo di presidente della Commissione Autostrade del Mare e Intermodalità Marittima, che ha puntato fin da subito a stimolare il dibattito sull’uso di sistemi trasportistici alternativi al “tutto gomma”. Ne parliamo all’indomani dell’incontro organizzato alla stazione Marittima dal Propeller Club di Salerno, in cui si è dibattuto sullo “stato dell’arte” di quest’attività per il futuro dello scalo campano.    

Proprio da Salerno è partito tutto…

Trovo importante riprendere un ragionamento di tipo generale su questo sistema di modalità di trasporto merci inaugurato nel 1996 da un’intuizione visionaria dell’armatore Grimaldi. Dai primi collegamenti effettuati tra Salerno e Barcellona le “automare” si sono affermate come una best practice italiana riconosciuta in tutto il mondo. Un vero e proprio Eldorado per lo sviluppo dei collegamenti intermodali lungo la penisola che però ha bisogno di particolari attenzioni da parte dei decisori politici e amministrativi. 

Quali?  

Il caso salernitano è emblematico. Stiamo parlando di una importantissima realtà del Mezzogiorno la cui occasione di poter valorizzare il proprio territorio portando ricchezza e occupazione rischia di essere rallentata da una realizzazione degli interventi infrastrutturali necessari che non rispetta i tempi dell’economia. Per sviluppare un’attività complessa come la nostra servono capacità di analisi dell’andamento dei mercati e dei flussi delle merci. Invece, complice una programmazione poco efficace, il porto di Salerno l’anno scorso ha dovuto registrare contrazioni significative dei traffici, proprio in uno dei settori di punta.

A cosa è dovuta questa criticità? 

Da troppo tempo lo scalo patisce l’eccessivo congestionamento e una atavica mancanza di spazi. L’auspicio, mio e di tutta la comunità portuale salernitana, è che i decisori politici e tutti coloro che, con responsabilità variabili, hanno in mano la gestione dello scalo arrivino a garantire condizioni operative ottimali. La fluidità della movimentazione è la precondizione necessaria affinché gli armatori non si rivolgano verso altri lidi. Il nostro territorio ha una vocazione mercantile secolare che le “autostrade del mare” sono riuscite a interpretare in modo innovativo. Serve una maggiore sensibilità da parte di tutti verso questi temi per evitare di disperdere un patrimonio importante. In ballo c’è oltre il 50% dei traffici del porto.  

Cosa serve, concretamente?

Non tutte le merci sono “time sensitive” allo stesso modo. Spostare container o semirimorchi sono operazioni differenti se l’obiettivo principale diventa ottimizzare i flussi e mantenere la competitività. Partire da questa considerazione sarebbe già un primo passo per capire la gravità della situazione di un porto in cui la congestione e un’inefficiente gestione degli spazi produce nel migliore dei casi rallentamenti fino a dieci ore. In questo modo le caratteristiche vincenti – velocità e sostenibilità ambientale – si annullano. 

Salerno rischia di veder dirottati parte dei suoi traffici?

Sono molti i porti che stanno cercando di aumentare la propria attrattività su questo tipo di trasporto, attraverso interventi finalizzati. Anche perché le “autostrade del mare” consentono una valorizzazione anche in chiave di finanziamenti europei legati allo sviluppo delle Ten-t. La concorrenza su questo punto, con un PNRR che ha assegnato pochissime risorse per i collegamenti di ultimo miglio con le reti autostradali, diventa sempre maggiore.

G.G.

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