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FEBBRAIO 2023 PAG. 15 - Fuochi: dal mondo associativo piattaforme digitali comuni

 



«Il settore fashion rappresenta di certo una eccezione positiva. Il mondo della moda è uno dei rari esempi di cluster che si è posto il problema della catena logistica e distributiva. Dalla manifattura alle vetrine, attraverso un’attenta gestione dei rischi nelle fasi intermedie del trasporto, si è messo nella condizione di controllare i costi, evitare l’emergere di mercati paralleli, non disperdere il valore aggiunto in favore di altri soggetti». Riccardo Fuochi, presidente del Propeller Club di Milano, sintetizza il punto focale della prossima Shipping Forwarding & Logistic Meet Industry, manifestazione nata con l’intento di favorire le sinergie, sempre più necessarie, tra il mondo produttivo e quello dei trasporti e della logistica.  

Un connubio ancor più necessario, considerati i tempi…

Negli ultimi anni sono accorsi cambiamenti radicali che hanno moltiplicato gli elementi di incertezza. Appuntamenti come SFLMI servono a confrontarsi rispetto alle nuove sfide che stanno emergendo. In questa delicata fase di transizione politica, tecnologica, economica c’è un punto fermo attorno a cui lavorare: sensibilizzare le aziende a mantenere il controllo della catena logistica. È per questo che le varie sessioni di discussioni andranno a toccare un po’ tutti i segmenti del mondo produttivo, a partire dalle attività più sensibili come il trasporto a temperatura controllata, essenziale per la movimentazione di un’eccellenza tutta italiana come l’agroalimentare. 

Quali altri argomenti saranno approfonditi?

Non mancheranno le analisi d’insieme. SRM, ad esempio, presenterà i risultati dello studio che da alcuni anni porta avanti nel descrivere le evoluzioni del trasporto container. Si parlerà inoltre di intermodale, cargo aereo, un settore in forte ripresa dopo le difficoltà legate al periodo della pandemia, e di nuove tecnologie. La digitalizzazione può rappresentare la chiave di volta proprio per accorciare la distanza tra questi due mondi, produzione e logistica, che in Italia stentano a mettere insieme le loro forze. Grande attenzione, poi, sarà posta alla questione della sostenibilità e alle sfide, anche finanziarie, che essa comporta per l’adeguamento dei processi operativi. Infine, le nuove prospettive aperte dall’inaspettato calo del livello dei noli. 

Che conseguenze potrebbe avere sulle attività del cluster?    

Dopo l’impennata esponenziale negli scorsi anni si è verificato un ridimensionamento che per entità ha superato le aspettative degli analisti e degli operatori. Il livello generale oggi è inaspettatamente al di sotto di quello minimo per coprire i costi operativi, riproponendo situazione del periodo post-pandemia. Sarà interessante capire in che modo il cluster logistico interpreterà questo fenomeno. Intanto, per gli spedizionieri si ripresenta una situazione paradossale. I margini si stanno contraendo: ricomincerà la concorrenza per spuntare 50-100 dollari a container. 

In che modo il nuovo quadro geopolitico influirà con i commerci con la Cina? 

Ci sarà una rimodulazione ma, credo, non tale da rivoluzionare i rapporti commerciali. Il reshoring potrebbe riguardare solo una parte marginale della produzione perché se è vero che avvicinarsi all’Europa potrebbe rendere più semplici le risposte nel caso di crisi improvvise, dall’altro allontanarsi troppo dai mercati asiatici, quelli con tassi di espansione tra i maggiori al mondo, potrebbe risultare controproducente. Senza contare che l’ubicazione nel Far East rende più semplice aderire ai termini dei vari accordi commerciali, un solo esempio: il Regional Comprehensive Economic Partnership che coinvolgono più o meno il 30% della popolazione globale. 

Cosa auspica per la logistica italiana?

L’Italia è caratterizzata da innumerevoli PMI in un contesto in cui la concentrazione delle attività nelle mani di pochi big player diventa sempre maggiore. Bisogna confrontarsi con questa situazione specifica, considerando che la grandezza limitata delle nostre aziende diventa anche un limite nell’accesso all’innovazione. Servono soluzione originali. Una potrebbe essere l’aggregazione, attraverso la canalizzazione favorita dal mondo associativo, in piattaforme digitali comuni in grado di mettere a disposizione avanzati strumenti operativi altrimenti inaccessibili.

Giovanni Grande

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