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OTTOBRE 2022 PAG. 24 - Fermerci in Terminal per rilanciare la cura del ferro

 



Esiste una difficoltà oggettiva nel mettere a terra gli incentivi previsti per le imprese ferroviarie. Con ritardi che arrivano fino a due anni non si riesce a incidere realmente sul mercato. Anzi, se ne mettono paradossalmente a rischio di equilibri. Colpa senza dubbio della burocrazia italiana ma, in questo caso specifico, anche della macchinosità delle procedure europee. 

Eppure il settore ferroviario in Italia ha tutte le carte in regola per giocare il ruolo centrale che la politica comunitaria gli affida per raggiungere gli obiettivi ambientali stabiliti dal New Green Deal. Nel periodo della pandemia, inoltre, ha confermato la sua solidità, permettendo alla logistica di continuare ad operare. 

Lo confermano anche i numeri. A seguito del crollo dei volumi di traffico a partire dalla crisi economica del 2008, il trasporto merci in Italia dal 2015 ha vissuto una ripresa, arrestata proprio dalla crisi pandemica. Nell’ultimo anno c’è stato un importante aumento dei volumi in treni/km (+12%), risultato confortante che tuttavia rischia di essere compromesso dalla delicata situazione economica che sta affrontando il Paese.  

È a partire da questo quadro che Fermerci si è attivata negli ultimi mesi per rilanciare la “cura del ferro”, adeguando la strategia inaugurata nel 2017 alle nuove esigenze conseguenti le crisi ravvicinate – pandemia, guerra in Ucraina – di quest’ultimo biennio. L’ultima iniziativa, “in Terminal”, è stata presentata al recente Green Logistics Expo nel corso di un convegno (“Fermerci in Terminal”) che ha fatto il punto sullo “stato dell’arte”. 

L’idea di “in Terminal”, nello specifico, è quella di programmare una serie di incontri nei porti collegati alla rete ferroviaria per analizzare a livello locale le eventuali complessità operative. 

«Il frutto del confronto con gli stakeholder confluirà nella “Carta dell’ultimo miglio ferroviario”, il cui obiettivo è contribuire ad eliminare i colli di bottiglia che attualmente frenano un ulteriore sviluppo del settore,» ha spiegato il presidente dell’associazione, Clemente Carta, che ha ufficializzato anche la stipula di un accordo di collaborazione con l’associazione di rappresentanza europea UIRR per la promozione delle politiche intermodali. 

Alla base delle analisi e delle richieste di Fermerci c’è soprattutto il “position paper” presentato dall’associazione a Padova nella sua versione finale. Un documento in sei punti in cui ai temi tipici del comparto – infrastrutture, sviluppo intermodale, semplificazioni normative – si aggiunge l’allarme sugli extra-costi energetici. 

«Nel terzo trimestre del 2022, l’aumento del costo di energia elettrica da trazione ferroviaria si attesta, mediamente, al +178% in rapporto allo stesso periodo del 2021 e al + 517% rispetto ai valori del 2020» ha sottolineato Giuseppe Rizzi, Direttore Generale di Fermerci. «Per fronteggiare l’emergenza, il Governo ha disposto il rinnovo della riduzione della componente B del pedaggio fino al 50%, per il periodo aprile – dicembre 2022. Tuttavia, secondo le stime fornite da RFI, lo stanziamento finanziario di 15 milioni dedicato all’intervento, sarà sufficiente a coprire soltanto circa il 20% della componente B del pedaggio».

Nel corso dell’evento, dalla discussione tra rappresentanti istituzionali, mondo associativo e imprenditoriale, è emerso un dato costante: la necessità di mettere a frutto le ingenti risorse che PNRR e PNIEC prevedono per il comparto ferroviario. Gli investimenti ci sono, ma vanno incanalati attraverso interventi e strumenti efficienti. 

Un’importante novità, sotto questo aspetto cruciale, è rappresentata dalla modifica al regolamento europeo relativo alle esenzioni sugli aiuti di stato. Finora, ha rilevato, Francesca Cesarale, Direzione Generale – Infrastrutture e Trasporto Ferroviario del MIMS, «le notifiche da parte italiana sono state trasmesse con grandi difficoltà». «Il nuovo regolamento potrà risultare utile perché semplifica le procedure legate all’erogazione dei contributi». 

Attenzione anche alle dotazioni previste dal nuovo Fondo mobilità che, a partire dal 2023, metterà a disposizione 50 milioni da ripartire tra interventi vari, compreso il rifinanziamento di parte del Ferrobonus, e l’esigenza di rivedere alcuni dei criteri legati agli incentivi: «si potrebbe ragionare su una differenziazione basata sull’utilizzo di coefficienti di penalità che tengano conto della distanza o della dotazione infrastrutturale». «La legge del Friuli Venezia Giulia, pur in linea con le prescrizioni Ue, non è adatta per il contesto nazionale ma potrebbe rappresentare un punto di partenza». 

C’è poi una discrepanza tra l’eccessivo interesse posto alla questione infrastrutturale e la mancanza di “strategia logistica” messa in evidenza da Ivano Russo, Amministratore Unico di RAM: «siamo troppo concentrati sulle reti ma se manca la fluidità a causa delle difficoltà sull’ultimo miglio fatica tutto il sistema».  

Nel proporre la società in house del MIMS come attore in grado di garantire una «cucitura trasversale» tra i vari interessi in campo, Russo ha posto l’attenzione sulla divaricazione tra mondo produttivo e industria logistica, lamentando il venir meno di una «spinta propulsiva» che mette a rischio fin d’ora gli obiettivi del New Green Deal fissati al 2030.  

«Giusti i sussidi e gli incentivi pensati per superare le situazioni di crisi ma non può ricadere tutto sul debito pubblico. Alla logistica va riconosciuto una “funzione di interesse nazionale” con strumenti in grado di preservare il settore dalle oscillazioni. Vanno pensate modalità per mettere in sicurezza il mondo dei trasporti». 

Infine, il punto sul piano industriale di rafforzamento di RFI, illustrato dal Direttore della Direzione Commerciale, Christian Colaneri, che cita, come esempio, gli effetti positivi dell’intervento effettuato sulla Direttrice Adriatica: «l’adeguamento a sagoma (PC80-P400) da Bologna a Bari ha consentito l’incremento del mercato del trasporto delle merci su ferro negli ultimi anni, facendo nascere anche delle nuove relazioni». 

«Il piano decennale da due miliardi di RFI punta a sviluppare un sistema logistico integrato tramite il rafforzamento del primo e ultimo miglio di collegamento tra l’IFN con porti ed i terminali. La valorizzazione degli impianti e della loro funzione di nodo e polo consentirà di massimizzare ed estendere i benefici attesi dagli investimenti sull’intera rete». 

Intanto, per il 2023 è previsto il rilascio della prima versione di Easyrailfreight, progetto per favorire la promozione e lo sviluppo dei servizi di logistica intermodale «attraverso la realizzazione di un sistema informativo, ad uso di tutti gli attori della catena logistica, pensato per favorire l’incontro tra domanda e offerta, agevolare l’acquisizione dei servizi integrativi e consentire una vista completa dei servizi sul mercato».


I punti del position paper di Fermerci

Aumento del costo energia trazione ferroviaria

Incremento ulteriore della dotazione finanziaria riservata alla misura di cui all’art. 9 comma 6 del DL n. 115/2022 (Aiuti bis), al fine di garantire l’effettiva riduzione al 50% della componente B del pedaggio fino a dicembre 2022.

Infrastruttura ferroviaria

Contemperare le esigenze del trasporto ferroviario delle merci, minimizzando le interruzioni e le sensibili inibizioni della circolazione dei treni; costituzione di un Fondo, al fine di ristorare le imprese ferroviarie che subiscono danni a causa degli interventi previsti da PNRR; revisione e rifinanziamento della norma prevista dall’Art. 47-bis comma 6 - L.96/2017. 

Trasporto intermodale

Impostare il relativo montante del Ferrobonus su un valore fisso e pari a 50 milioni di euro annui (attualmente 20 milioni); incentivo per le attività svolte nei terminal intermodali e nei raccordi ferroviari industriali; immediata attuazione della norma di incentivo al traffico ferroviario delle merci nei porti nazionali, art. 13 bis della L.51-2022. 

Personale di esercizio

Si propone come misura di incentivo alla formazione e assunzione del personale un contributo economico, in forma di voucher, agli aspiranti ferrovieri del settore merci.

Materiale rotabile e investimenti

Adeguamento del contributo per rilancio del settore (dagli attuali 60 e 55 milioni di euro rispettivamente per le locomotive e per i carri a complessivi 500 milioni di euro); semplificazione delle procedure di autorizzazione, con specifico riferimento all’autorizzazione dei cosiddetti “ESC Type”; attivazione di un piano di sussidi a copertura degli oneri di adeguamento dei rotabili, che tenga conto dei costi reali e delle relative tempistiche.

Semplificazione normativa e regolatoria

Alleggerimento delle procedure, mediante la condivisione permanente dei dati interessati, la digitalizzazione dei documenti, il maggiore utilizzo delle autocertificazioni; istituzione di un tavolo permanente di confronto tra il Gestore dell’Infrastruttura e le IF, al fine di attuare una programmazione strategica in modo flessibile e tempestivo, a vantaggio di tutto il sistema; revisione del processo di riallocazione delle tracce sottoutilizzate per ottimizzare l’effettiva capacità della Rete.

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