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OTTOBRE 2022 PAG. 18 - L’intermodalità come chiave del futuro della logistica

 



Silvia Poli, Amministratore delegato di Lugo Terminal, ha illustrato, nel corso dell’appuntamento “FerMerci in Terminal” al Green Logistic Expo di Padova, la strategia “CT for Europe” dell’associazione UIRR, the International Union for Road-Rail Combined Transport. Un piano complessivo per la promozione dei vantaggi del multimodale, supportato da una serie di studi («si tratta della soluzione più vantaggiosa in termini di emissioni e consumi energetici»), che fissa, anche grazie al programma di incentivazione europeo, obiettivi intermedi (30% di trasporto su rotaia entro il 2030) e traguardi ambiziosi (l’azzeramento delle emissioni entro il 2050), passando da un sostanziale miglioramento delle condizioni lavorative degli autotrasportatori. A margine dell’evento la Poli spiega a PORTO&interporto peculiarità e obiettivi futuri della società Lugo Terminal.  

Quali sono le principali attività in cui operate?

Nasciamo come gestione terminal per trasformarci progressivamente in MTO (Multimodal Transport Operator), incorporando le visioni di entrambi i mondi. I poli della nostra attività sono costituiti dall’hub di Lugo (Ravenna), nato una ventina di anni fa per scarico-magazzinaggio di treni esteri, maggiormente indirizzato al convenzionale, con i suoi 60mila metri quadri di superfici coperte, e Giovinazzo (Bari), più centrato sulle attività intermodali. Nel corso degli anni ci siamo adeguati alle sollecitazioni del mercato affiancando alla specializzazione nei prodotti forestali le merci sfuse come granaglie e fertilizzanti. L’impegni principale è quello di mantenere la giusta flessibilità per venire incontro alle varie esigenze dei nostri clienti. Lo dimostra la decisione di portare da sei a nove le circolazioni settimanali nel collegamento Verona – Giovinazzo. 

Lo stato di salute dell’intermodalità in Italia?

Cerchiamo sempre nuovi progetti per svilupparla, ci sono potenzialità enormi da sfruttare. A livello di contesto credo sia importante evidenziare i grandi vantaggi che comporta, anche a livello di qualità per il lavoro dei trasportatori. In un momento in cui c’è penuria di queste figure lavorative è importante evidenziare anche come vada ad incidere sull’operatività quotidiana. Se tramite ferrovia viene effettuato la maggior parte del viaggio agli autisti non restano che le tratte più corte tra l’hub e la destinazione finale. Questo significa minore stress e una maggiore appetibilità per questo tipo di lavoro poiché garantisce un migliore equilibrio tra vita privata e professionale.

Quale ruolo giocheranno gli incentivi per il futuro del settore?

Al momento sono essenziali. Anche perché le tariffe ferroviarie stanno crescendo a causa dei noti problemi energetici e non si possono ribaltare gli aumenti sul mercato. C’è poi la questione dei costi nascosti. Finanziare l’intermodale significa soprattutto incidere sui temi della sicurezza, dell’inquinamento, dell’impatto sulla sanità. Quando se ne parla i conteggi andrebbero fatti a tutto tondo. 

Avete in programma piani di investimento per i prossimi anni?

I rallentamenti imposti nella fase della crisi sanitaria ci hanno fatto alleggerire il piede rispetto a piani troppo impegnativi ma, considerando la specificità del settore, non ci siamo mai fermati. C’è sempre bisogno di interventi di rafforzamento in termini di mezzi ed equipment. A fine anno Giovinazzo sarà equipaggiato con un nuovo reach staker e un secondo si aggiungerà a metà dell’anno prossimo. Tra i nostri servizi c’è quello di mettere a disposizione tutto il materiale necessario per i clienti che ne sono sprovvisti. Per cui continueremo a investire soprattutto in casse da 45 piedi e in semirimorchi. Questi ultimi, in particolare, sono particolarmente richiesti con l’apertura ai PC 80 della linea adriatica.

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