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OTTOBRE 2022 PAG. 35 - Africa, è derby USA - Cina per la supremazia sul continente

 



La contrapposizione Cina - USA, teatrale e muscolare sul fronte dell’indo-pacifico, si rispecchia in un antagonismo finora sottotono per la supremazia in Africa. Già da alcuni anni Pechino ha messo il continente al centro della sua iniziativa BRI, puntando allo sfruttamento delle sue ricche materie prime in cambio di infrastrutture. Seguita a ruota da Washington, restìa a regalare al suo competitor strategico l’egemonia sulla parte di mondo con le più grandi potenzialità di crescita economica sul medio-lungo periodo. Ma come sono percepite le iniziative dei due contendenti? Quale modello viene vissuto dai governi africani come quello più consono ad assicurare il necessario sviluppo?

La risposta arriva da un rapporto pubblicato da AidData, organizzazione specializzata nella ricerca e nello sviluppo internazionale dell’Università della Virginia e rilanciata dal portale specializzato InfoAfrica. Si tratta, in particolare, di un sondaggio condotto lo scorso agosto tra 861 leader africani tra funzionari di governo, parlamentari, capi di organizzazioni della società civile, imprese private dirigenti e accademici. 

Nella classifica dei partner privilegiati nel campo dello sviluppo infrastrutturale quasi la metà dei leader interpellati (46%) indicano la Cina come paese di riferimento. Seguono la Francia con il 16% di pareri favorevoli, davanti a Sudafrica (12%), Stati Uniti (9%), Russia (7%) e Regno Unito (4%). Il 32% degli intervistati, invece, designa gli Stati Uniti come partner privilegiato nel campo della governance e dello stato di diritto, davanti a Regno Unito (25%), Francia (16%), Sudafrica (9%), Cina (1%) e Russia (1%). 

Nonostante il poderoso inserimento cinese nella vita economica del continente gli USA sono ancora percepiti come la potenza economica principale: il 79% dei leader intervistati cita gli Stati Uniti come il partner economico più coinvolto nello sviluppo dei propri paesi, contro il 78% della Cina, il 63% del Regno Unito, il 61% della Francia, il 21% della Russia e solo il 20% per il Sudafrica. 

Tra i risultati più interessanti del sondaggio la percezione di Pechino e di Washington a seconda della tipologia di governo che traccia una vera e propria faglia attorno al relativo concetto di libertà democratiche. Nei paesi africani considerati democrazie, gli Stati Uniti (82%) sono molto più avanti della Cina (75%) come potenza più attiva in termini di sostegno allo sviluppo mentre nei paesi classificati come non democratici è la Cina ad essere considerata la potenza che maggiormente sostiene lo sviluppo, con l’81% di pareri favorevoli contro il 77% degli Stati Uniti. 

A fronte di un 35% del campione che ritiene per il proprio Paese necessaria l’adozione di un proprio modello di sviluppo, tra gli intervistati che preferiscono ispirarsi a un altro modello, il 22% cita la Cina contro il 14% degli Stati Uniti. A distanza il 7% del Regno Unito, il 2% della Francia e l’1% della Russia e del Sudafrica. 

Spicca l’importanza crescente delle opportunità derivanti dalla Nuova Via della Seta: l’80% dei leader africani ha affermato che Pechino ha finanziato sempre più progetti nel loro paese negli ultimi dieci anni. Tra i vantaggi del partenariato economico con la Cina sono indicati l’accesso ai finanziamenti a migliori condizioni (48%), un maggiore allineamento con le priorità di sviluppo nazionale (43%) e condizioni finanziarie più favorevoli (39%). 

Ma non mancano anche le visioni più critiche rispetto all’alleanza con Pechino: i più citati sono la scarsa importanza che la Cina dà allo sviluppo della capacità dei partner locali di sostenere progetti a lungo termine (37%), la mancanza di trasparenza in merito ai finanziamenti, alle condizioni di attuazione e allo stato di avanzamento dei progetti (34%) e la scarsa qualità dei progetti (25%).

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