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MARZO 2022 PAG. 36 - NEWS OBOR

 




Cina, la formazione ambientale è made in Italy

Oltre 1360 partecipanti, 180 docenti e 28 moduli formativi per sostenere la Cina nella gestione ambientale e nello sviluppo sostenibile. Sono in numeri di Sicab (Sino Italian Capacity Building for environmental protection), il programma di Alta Formazione e Capacity Building, promosso e finanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (oggi Ministero della Transizione Ecologica) e inserito nel quadro del programma di Cooperazione Italia-Cina per la protezione ambientale (SICP) avviato nel 2000. Il progetto, guidato dal Politecnico di Milano ha visto la partecipazione anche di Fondazione Politecnico di Milano, Sapienza Università di Roma, Fondazione Italia Cina e di Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC). Iniziato a novembre 2017, Sicab nasceva con l’obiettivo di individuare nella formazione uno strumento essenziale per supportare la protezione e la gestione ambientale e la lotta ai cambiamenti climatici, facilitando attività di scambio di buone pratiche e di conoscenze e promuovendo progetti di cooperazione, anche industriale e tecnologica. Centinaia i rappresentanti delle istituzioni cinesi che hanno preso parte ai moduli di formazione, lungo un arco di 205 giornate di lezione, che hanno affrontato temi come la tutela ambientale e lo sviluppo sostenibile, i cambiamenti climatici e la lotta all’inquinamento atmosferico, idrico e del suolo, l’efficienza energetica in ambito industriale e urbano, la riduzione dei consumi soprattutto in settori cruciali per la Cina come il cemento, l’acciaio, il vetro, la chimica, il trattamento di rifiuti urbani e nucleari, le energie rinnovabili, la gestione dell’innovazione e le smart cities. Già primo investitore al mondo in tecnologie pulite la Cina ha ancora molta strada davanti a sé prima di raggiungere la cosiddetta “carbon neutrality” (obiettivo fissato da Xi Jinping per il 2060). Tra gli obiettivi fissati da Pechino: incrementare del 25% le energie alternative al petrolio, ridurre del 65% l’uso domestico del carbone, aumentare il volume delle foreste di 4,5 bilioni di metri cubi. “In Cina il perseguimento di un paradigma di sviluppo orientato alla sostenibilità è ormai una priorità - spiega Giuliano Noci Prorettore del Polo Territoriale Cinese del Politecnico di Milano - In questa prospettiva, il 14° Piano Quinquennale (2021-2025) attribuisce all’innovazione ambientale un ruolo di primo piano evidenziando le importanti ricadute per il benessere dei cittadini. Collaborare con dirigenti e funzionari della Repubblica Popolare Cinese, attraverso il programma Sicab, ha quindi permesso al Politecnico di Milano di entrare in contatto con imprese e amministrazioni pubbliche cinesi interessate ad approfondire tecnologie e modelli di gestione ambientale sviluppati in Italia; una conoscenza che speriamo si possa anche tradurre in domanda dell’offerta in campo ambientale delle imprese italiane”.

Accordo Cina – Algeria nel settore fertilizzanti

Si chiamerà Algerian Chinese Fertilizers Company la joint venture sino-algerina con un budget d’investimenti di 7 miliardi di dollari per un progetto dedicato ai fosfati integrati che vede protagonisti il gruppo nordafricano Asmidal, una consociata di Sonatrach, la società mineraria Manal e le compagnie Wuhuan Engineering e Tian’An Chemical. Quello in questione è il primo progetto integrato di estrazione mineraria e di produzione di fertilizzanti in Algeria, con l’obiettivo di raggiungere una capacità di output annuale di 5,4 milioni di tonnellate di fertilizzanti. L’intesa prevede lo sfruttamento del giacimento di fosfati nella miniera di Bled El Hadba e Djebel Onk nella provincia di Tebessa, che si trova più a est, la trasformazione del prodotto in fertilizzante e la creazione di strutture nel porto della provincia orientale di Annaba per facilitare l’esportazione. L’iniziativa dovrebbe generare circa 12.000 posti di lavoro durante la fase di costruzione nonché 6.000 posti di lavoro diretti e 24.000 indiretti una volta avviata la produzione.

Cina, cresce il traffico portuale nel primo bimestre

I porti della Cina, secondo i dati del ministero dei Trasporti, hanno registrato una crescita in termini di flusso di merci nei primi due mesi dell’anno. Tra gennaio e febbraio la movimentazione di merci è stata di 2,36 miliardi di tonnellate, con un aumento del 2,7% anno su anno. Il settore container, in particolare, si è espanso del 2,9% rispetto al 2021, fino a 43,6 milioni di TEU. Il Ministero ha comunicato che a febbraio, i porti cinesi hanno gestito 1,06 miliardi di tonnellate di merci, mentre il volume dei container si è attestato a 19,44 milioni di TEU.

A Ezhou il primo hub aereo tutto merci

Con il completamento dei test di volo effettuati con un aereo cargo è tutto pronto per il debutto dal prossimo giugno del primo aeroporto merci situato nella città di Ezhou, nella provincia dell’Hubei nella Cina centrale. L’Ezhou Huahu Airport è la prima infrastruttura in Asia di questo tipo e il quarto aeroscalo hub cargo professionale del mondo. Il flusso di passeggeri del nuovo aeroporto è progettato per raggiungere circa un milione di presenza, con una movimentazione di merci e posta che raggiungerà i 2,45 milioni di tonnellate nel 2025. Dotato di due piste e sistemi di rullaggio, oltre che di un centro di trasferimento merci che si estende per quasi 700.000 metri quadrati, l’aeroscalo servirà come hub per il trasporto merci e come aeroporto ausiliario per il trasporto passeggeri.

 



 

 


 


 

 

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