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MARZO 2022 PAG. 19 - Il conflitto ucraino e l’accesso ai porti del Mar Nero

 



L’aggressione russa al popolo ucraino riscrive le logiche commerciali marittime del Mediterraneo e del Mar Nero. L’accesso ai Porti del Mar Nero rappresenta un tassello importante dell’attuale conflitto tra Russia e Ucraina. Il ministro della Difesa turco, Hulusi Akar, ha chiesto a tutte le parti coinvolte nella crisi ucraina di rispettare la Convenzione di Montreux sul passaggio negli Stretti turchi del Bosforo e dei Dardanelli, attraverso i quali si accede al Mar Nero, dopo che Ankara ha chiuso l’accesso il 28 febbraio. In particolare, il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha affermato che la Turchia aveva chiesto a tutti gli Stati che si affacciano sul Mar Nero e a quelli esterni di interrompere il passaggio attraverso i suoi Stretti e attendere la fine delle ostilità, come stabilito dalla Convenzione. In queste settimane abbiamo ulteriormente compreso l’impegno della Russia a non rispettare il diritto internazionale e anche quello marittimo. Recentemente, una nave mercantile battente bandiera panamense è stata affondata dal lancio di missili russi nel Mar Nero e altre due sono state danneggiate: lo ha annunciato l’amministratore dell’Autorità marittima di Panama, Noriel Arauz. Il 25 febbraio, dopo un primo attacco contro una nave battente bandiera panamense, le autorità del Paese centroamericano hanno chiesto “urgentemente” di evitare di navigare nelle acque ucraine e russe nel Mar Nero e nel Mar d’Azov. “Le navi panamensi nei porti ucraini o in transito nell’area devono osservare un’estrema vigilanza e aumentare le condizioni di sicurezza a bordo per proteggere imbarcazione ed equipaggio”, aveva avvertito l’Autorità marittima panamense. 

Dopo l’invasione dai confini, la Russia sposta il conflitto su Odessa e guarda con molto interesse agli accessi marittimi dell’Ucraina e del Mar Nero. Alcuni esperti militari hanno confermato la presenza di quattordici navi da guerra russe che hanno iniziano a sganciare i primi missili sulla costa. Tra le imbarcazioni, anche una nave da sbarco di 120 metri, utilizzata per l’invasione. Sostanzialmente, i generali e i mercenari assoldati da Putin hanno dirottato gli sforzi nel Mar Nero e sul primo porto dell’Ucraina.

 La Russia vuole assicurarsi il controllo del Mar Nero. Per questo motivo, da giorni vanno avanti i bombardamenti e gli attacchi nelle città vicine. Mariupol, Cherson e Nykolaev sono oramai quasi completamente distruttore dai missili russi. Odessa è tra le città più popolose dell’Ucraina, con un milione di abitanti, rappresentando da sempre il “cuore economico” del Paese. Il 70% delle esportazioni dello Stato passa attraverso il suo porto. Prendere Odessa significa affermare la volontà di costituire il Nuovo Impero dello Zar. Odessa fu fondata dalla zarina Caterina la grande a fine ‘700. Si tratta di una delle principali città dell’impero russo tra 700 e 800. Durante l’ultimo secolo è divenuta la principale rotta commerciale per l’Unione Sovietica ed e sempre stata, insieme alla Crimea, la principale meta di vacanza per i russi. Così come le regioni orientali di Donetsk e Luhansk, Odessa è stato il luogo ove si sono svolti i primi scontri militari, con il sostegno e il finanziamento dei mercenari filorussi già 2014. Una località importante che la Russia vuole controllare, economicamente e simbolicamente, che genera ulteriore allarme anche in Moldova e Romania, come confermato anche dalla recente richiesta della Transnistria di entrare a far parte della sfera geopolitica di Putin, mettendosi sotto la “sua protezione”. 

D’altronde, dall’inizio degli anni 2000, grazie anche a molte riforme e finanziamenti logistici delle istituzioni ucraine, il Porto di Odessa ha vissuto un’importante crescita del fatturato, con l’ammodernamento degli ormeggi portuali che hanno raggiunto una lunghezza di oltre nove chilometri e la costruzione di numerose strutture per i servizi mercantili: il terminal marittimo, l’hotel e altre strutture logistiche. Un volume di affari importante che la Russia non vuole ignorare e che l’Ucraina vuole difendere.

Domenico Letizia

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