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FEBBRAIO 2022 PAG. 22 - Eppur si muove! Finalmente accordo nel cluster marittimo

 



Spesso proprio su queste pagine s’è affrontato e analizzato il processo di marittimizzazione dell’economia e l’affermarsi della talassocrazia sulla tellurocrazia. Riassumendo al massimo, pur cercando di non banalizzare processi così complessi ed articolati, possiamo affermare che lo sviluppo economico, industriale, politico ed infine geopolitico si districa e si espande tramite le rotte marittime, i porti e le conseguenti reti logistiche. Proprio per tali motivi s’è ravvisato più volte la necessità di creare un “ufficio” o “ministero” capace di analizzare, studiare e proporre soluzioni innovative e corali, nonché gestirle, per essere in linea e competitivi in questo mondo che si è così fortemente trasformato negli ultimi anni. Più che una possibilità una necessità per il futuro del sistema nazionale. Per tali motivi si era salutato con animo ottimista la notizia comparsa in una nota del MIMS (Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili) del 20 dicembre scorso dove si annunciava l’istituzione di “Tavolo del Mare” permanente dove riunire tutti i protagonisti economici per «approfondire temi generali e specifici che riguardano i porti e la loro sostenibilità economica, sociale e ambientale» . A questo appello siamo stati raggiunti da un’altra bella notizia. Infatti il 10 febbraio sul sito della Guardia Costiera compare l’avviso che il MIMS, l’Associazione dei porti italiani e naturalmente il Comando Generale delle Capitanerie di porto hanno firmato un accordo di collaborazione per “l’istituzione di un comitato paritetico a cui saranno affidati lo studio e l’analisi delle tematiche di interesse comune … in modo da generare soluzioni condivise e sostenibili in chiave propositiva e di uniformità di governance dei porti”.

 Parafrasando Galileo Galilei, o meglio la frase a lui attribuita, Eppur si muove! Ma dopo un iniziale e giustificato entusiasmo ci si è resi conto che questo è limitativo poiché riguarda le sole infrastrutture non estendendosi alla marittimità, per cui non può che essere solo un primo, se pur indispensabile, passo verso la realizzazione di un “ufficio” con competenze più ampie ed articolate. Naturalmente la partenza sembra più che buona, ma di certo non bisogna crogiolarsi sugli allori. Infatti un accordo che vada nella direzione delle semplificazioni e che omogeneizzi le procedure e pratiche portuali non può certo non essere accolto con benevolenza e gratitudine. Ma certo ad un occhio esperto non sarà sfuggito che tale accordo soddisfa solo una parte del problema poiché in esso è totalmente assente il piano produttivo. In sintesi si è affrontato il problema della gestione, ma manca ancora quello della produzione, della rete infrastrutturale e della proiezione esterna ed internazionale. Non è pensabile essere attori economici produttivi e competitivi nell’attuale sistema internazionale solo sfruttando la dimensione nazionale. Onde per cui non si può che considerare tale “ufficio” come un primo passo o meglio una prima base dove costruire più solide fondamenta coinvolgendo tutto il resto dello shipping, del cluster marittimo e gli uffici governativi competenti per creare quelle solide basi al fine di riportare il sistema economico nazionale ai livelli sperati. In questa doverosa chiave di lettura bisognerà, quindi, pensare a cosa fare nell’immediato futuro. Ebbene proprio l’attuale crisi geopolitica in Ucraina ci ha ricordato quanto l’Italia sia debole dal punto di vista energetico. Una dipendenza storica e quasi atavica sofferta dalla nostra nazione sin dagli albori dello stato unitario. Proprio una poderosa azione in campo energetico rilancerebbe in modo definitivo il ruolo dei nostri porti soprattutto quelli del Mezzogiorno. Come molto argutamente osservato da Napoleone Bonaparte “la geografia è destino”, il che ci riporta al fatto che proprio i porti meridionali sono quelli geograficamente non solo più vicini alle fonti di approvvigionamento energetico del Mediterraneo, ma molto più consone alle previste forniture oceaniche. Ora basterebbe tramutare la posizione geografica in vantaggio competitivo e quindi in quello economico rendendo complessivamente la struttura portuale nazionale più concorrenziale nei confronti sui competitors europei e africani. La specializzazioni dei porti del sud in porti “energia” in più darebbe nuova spinta e nuovo slancio alla competitività delle aziende del nord che troverebbero importanti benefici in approvvigionamenti energetici a basso costo. Poiché è inconcepibile poter pensare a fattori di sviluppo sociale o industriale senza una fornitura energetica costante ed adeguata. È bene ricordare che i rigassificatori sono centri di produzione e non di servizi come troppo spesso erroneamente vengono classificati. Una strategia così ampia naturalmente dovrà vedere impegnato il maggior numero possibile di forze nazionali e certo facente riferimento ad un “ufficio” per così dire più attrezzato. È comunque indubbio che tale più ampia struttura tenderebbe a riallineare il divario economico, sociale e infrastrutturale tra nord e sud della nazione, creerebbe una sostanziale componente per l’autonomia energetica da poter sfruttare in ambito europeo ed internazionale, attenuerebbe l’atavica e primordiale concorrenza tra i porti italiani e come non ultimo fattore genererebbe ricchezza ed un numero considerevole di posti di lavoro. Ora se è vero, come riportato dal libro pubblicato dalla Feltrinelli nel 2015 dei giornalisti Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo “Se muore il Sud”, che le imprese del nord dipendono per oltre il 70% dalla domanda proveniente dal sud, sarà anche più vero che il loro stato di salute e prosperità aumenterà grazie alle forniture energetiche provenienti dal Mezzogiorno d’Italia creando in pratica un unicum industriale –energetico - infrastrutturale capace di aumentare la forza commerciale delle aziende italiane in ambito internazionale. In più si potrebbero adoperare e riqualificare molte strutture abbandonate oramai da anni massicciamente presenti al sud per tale scopo. Per cui è doveroso salutare con entusiasmo il desiderato ed indispensabile accordo tra Associazioni dei porti, Capitaneria dei Porti e MIMS, aspettando però che tutte le forze produttive e governative afferenti al Mare creino un “ufficio” capace di assolvere le tante esigenze e necessità indispensabili per il sistema nazionale, poiché non è sufficiente saper volare per poter raggiungere la Luna.

Alessandro Mazzetti

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