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Istruttori del mare, serve il riconoscimento della categoria

 


Il censimento è un primo passo ma serve il riconoscimento della figura professionale per evitare il black out del settore della formazione marittima

La mancanza di un meccanismo di rinnovo delle autorizzazioni mette a rischio la carriera degli istruttori del mare che negli ultimi 5 anni hanno prestato servizio continuativo presso uno dei 54 centri di formazione italiani (dato aggiornato a gennaio 2022). Al danno, anche la beffa. “Non potrebbero neppure tornare a navigare vista la mancanza del riconoscimento dell’attività dell’istruttore del mare, quale figura equivalente (vedi decreto 1° marzo 2016).” 

L’allarme lanciato dal Com.te Gennaro Arma, Presidente Nazionale IAM - Istruttori Associati Marittimi, associazione che riunisce i rappresentanti della categoria, è reso più urgente dopo l’avvio del “Censimento corpo istruttori accreditati nell’ambito dei corsi di addestramento per il personale marittimo”, promosso dal MIMS - Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto nei confronti degli Enti/Istituti/Società preposti all’erogazione dei corsi di addestramento del personale marittimo. 

Nella comunicazione dell’iniziativa, inviata con “l’obiettivo di uniformare le modalità di accreditamento dei docenti dei corsi erogati da codesti centri di addestramento”, si fa richiesta specifica di inviare entro il prossimo 31 marzo “per ogni singolo corso autorizzato, l’elenco dei docenti, dei direttori e dei vicedirettori effettivamente parte del corpo istruttori, allegando per ciascuno di essi la rispettiva lettera di accreditamento nell’ambito dello specifico corso”. 

“Appena ricevuta la lettera, siamo stati contattati da molti operatori del settore di varie zone d’Italia per avere ulteriori informazioni ma soprattutto un supporto professionale basato sulla nostra esperienza operativa,” ha spiegato Arma. 
 
La soluzione sia per gli istruttori, sia per i centri di formazione, sia per tutto il personale navigante, secondo l’associazione, sta nell’albo professionale degli istruttori del mare, che attualmente in Italia non esiste. Una misura che garantirebbe “una maggiore tutela sia ai professionisti del mare che alle autorità competenti che verificano il mantenimento delle conformità”

"In questo momento storico è di vitale importanza che le sinergie non vengano disperse in azioni individuali ma che tutti gli operatori del settore facciano sistema perseguendo l’interesse comune,” sottolinea una nota di IAM che si propone come “portavoce a livello nazionale delle richieste e delle problematiche degli istruttori del mare”. 

Nella lettera inviata dal Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto, si fa presente che “per i corsi riconosciuti ai sensi del Decreto 2 maggio 2017 ‘Istituzione del corso di sopravvivenza e salvataggio per il personale marittimo’ e del Decreto 15 maggio 2017 ‘Istituzione dei corsi antincendio di base e antincendio avanzato per il personale marittimo, inclusa l’organizzazione antincendio a bordo delle navi petroliere, chimichiere e gasiere’, l’accreditamento dei docenti ha una validità non superiore ai 5 anni. Per tali istruttori, pertanto, alla scadenza quinquennale del rispettivo periodo di accreditamento, ogni centro dovrà produrre una nuova istanza per ciascun docente inserito nel corpo istruttori, allegando la pertinente documentazione che attesti il mantenimento dei requisiti specifici previsti dai suddetti Decreti”. 

Anche alla luce di queste problematiche l’associazione rilancia “la necessità e l’importanza che al Tavolo del Mare, istituito dal Mims lo scorso 20 dicembre 2021, vengano subito convocate le associazioni che realmente rappresentano i professionisti del mare, che ogni giorno toccano con mano le criticità del comparto”. 

IAM, prima associazione in Italia a richiedere nel luglio 2021 il riconoscimento giuridico dell’istruttore del mare accoglie la proposta del censimento come un primo passo verso il raggiugimento di questo obiettivo.

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