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DICEMBRE 2021 PAG. 48 - Sardegna, sui grandi temi un ritardo di tre anni

 

Anche nel 2021 tra le difficoltà contingenti imposte dalla pandemia e le problematiche strutturali che da sempre attanagliano l’isola, la Sardegna ha confermato ancora una volta l’epiteto di “terra lontana”. La “continuità territoriale”, diritto previsto dal dettato costituzionale, continua a fare i conti con strumenti per garantirla che appaiono nel migliore dei casi poco efficienti quando non del tutto controproducenti. Il risultato sono le difficoltà nella movimentazione di persone e merci tra l’isola e il “continente”, fattore che contribuisce in modo essenziale alla crisi economica di un territorio altrimenti ricco di possibilità. Come quella, ad esempio, di avere a disposizione uno scalo commerciale come il Porto Canale di Cagliari, al centro dei flussi commerciali che passano da Suez e attraversano il Mediterraneo ma sospeso nel limbo, alla ricerca di un soggetto imprenditoriale in grado di rilanciarlo con un serio piano di sviluppo.

«La pandemia ha rallentato qualsiasi iniziativa. Di fatto sui grandi temi che riguardano il futuro dell’isola stiamo viaggiando con un ulteriore ritardo di tre anni».

Giancarlo Acciaro, past president degli Agenti della Sardegna, è tra chi in questi anni ha ripetutamente analizzato e denunciato le criticità logistiche e non che frenano l’isola, proponendo una continua azione di sensibilizzazione sul territorio e a livello istituzionale. Alla chiusura dell’ennesimo anno chiuso con un nulla di fatto rispetto ai temi da affrontare urgentemente chiede chiarezza.    

«Serve, ora più che mai, un ragionamento di carattere operativo incentrato sulla qualità dei servizi. La questione della continuità non è solo tariffaria ma riguarda la possibilità per i cittadini della Sardegna di poter partire e arrivare per sviluppare le proprie attività. Personalmente credo possa essere utile un tavolo di concertazione tra interessi privati e pubblici su un modello aperto a tutti, in cui sia l’utente a scegliere in base ad un’offerta più ampia possibile».   

Con la stessa determinazione andrebbero poi affrontati i ritardi sulla portualità, la cui organizzazione sotto un unico ombrello – l’AdSP del Mare di Sardegna raggruppa il maggior numero di scali a livello nazionale – richiede la costruzione graduale di meccanismi amministrativi, competenze tecniche, capacità di coordinamento in grado di abbracciare le differenti specializzazioni.

«Ãˆ ovvio che le esigenze delle banchine di Oristano, votate all’agroalimentare, sono differenti da quelle di Olbia, specializzate in passeggeri, o da Cagliari, con le sue frustrate ambizioni industriali. Partendo da questo quadro sarebbe opportuno potenziare gli assi principali dell’isola, razionalizzando i servizi di collegamento e basandoli su fattori basilari, sotto l’aspetto economico, come il transit-time».  

Discorso simile anche per i collegamenti aerei. «Non ci si può limitare ai soli collegamenti con Roma e Milano. Serve la connettività con gli altri poli aeroportuali nazionali e italiani. Oggigiorno è più facile collegarsi con la Spagna e Amsterdam piuttosto che con Verona».  

C’è poi la ferita aperta del porto canale, «abbandonato da chi, prima ha sfruttato un bene pubblico e poi ha deciso di trasferirsi altrove. Sul futuro dello scalo, sui possibili insediamenti bisognerà pretendere progetti e programmi lungimiranti».

Stessa posizione del neo presidente degli Agenti della Sardegna, Vincenzo Brandi, che a partire dalla valorizzazione della categoria ha deciso di proseguirne il ruolo giocato fin qui dall’associazione di pungolo nei confronti del dibattito pubblico che riguarda il futuro di questa terra. Anche alla luce delle grandi trasformazioni che stanno caratterizzando il settore dello shipping, con le sue conseguenze di lunga portata sulla possibilità di proiettare l’economia sarda nell’agone internazionale.        

«Rappresentiamo l’anello di congiunzione tra i porti e chi sulle banchine investe, produce, porta ricchezza. In una situazione di contrazione dei traffici e della produzione in cui il rischio di alimentare una pericolosa e dannosa concorrenza al ribasso sulle tariffe è alto gli sforzi dovranno concentrarsi sull’affidabilità, la credibilità e la capacità di confrontarci schiettamente».

Puntando magari su iniziative che prevedono l’ingresso in settori non tradizionalmente presidiati, alla ricerca di nuove opportunità economiche. Saranno queste le sfide che a partire dal 2022 andranno affrontate con rinnovato vigore.

 

 

 

 

 

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