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GIUGNO 2021 PAG. 34 - Mezzogiorno, la ripresa passa per il ridisegno della logistica

 

 

 «Dallo sviluppo omogeneo dei sistemi intermodali passerà il vero funzionamento delle ZES. La chiave di volta per la ripresa del e da qui di un rilancio complessivo di tutto il Paese, sta in poderoso e organico ridisegno infrastrutturale del sistema logistico. Serve collaborazione tra decisore politico, industria e parti sociali per garantire uno sviluppo equilibrato e non divisivo. In tal senso, è importante dare priorità alla attivazione, o riattivazione, nelle regioni del Sud Italia, dei collegamenti ferroviari tra i porti e le aree retroportuali, ove queste sono separate dagli scali; o tra i porti e gli interporti». Francesco Tavassi, vicepresidente dell’Unione industriali di Napoli di cui ha la delega all’economia del mare e presidente di Temi SpA, capofila di un gruppo di società di trasporti, distribuzione e logistica ed esclusivista GLS per Napoli e la provincia del capoluogo campano, prova a immaginare la svolta da imprimere al sistema Italia per superare definitivamente la crisi innescata dalla pandemia e le deficienze strutturali dell’economia nazionale.   

In che modo la logistica può contribuire alla ripresa dell’economia?

Il settore logistico necessita senza dubbio di investimenti pubblici e di semplificazioni amministrative, come la agognata attuazione dello sportello unico doganale, per sviluppare quei servizi avanzati a sostegno dei processi produttivi degli operatori economici. Mi riferisco in particolare alla cosiddetta “logistica a valore aggiunto”, che dovrà ricevere l’adeguato sostegno a sviluppare servizi avanzati per conto del venditore. Controllo di qualità, assemblaggio, picking, confezionamento, sono tutte attività che sostengono i processi produttivi delle PMI manifatturiere, per la definitiva trasformazione di semilavorati e componenti di provenienza nazionale ed estera. Solo dopo questo passaggio il prodotto finito sarà destinato al mercato nazionale o all’export.

Quale modello auspica per una maggiore valorizzazione della filiera?

Mi rifaccio al disegno dei distripark collocati nelle aree retroportuali dei principali scali d’Europa e del mondo. Il livello dell’operatività e delle facilities in questi tipi di strutture determina la strategicità di un unico hub infrastrutturale e intermodale: un sistema porto – retroporto - interporto in coordinamento con gli aeroporti, la ferrovia, il trasporto su gomma. L’investimento nella creazione di distripark ad alto tasso di logistica a valore aggiunto ingenera sostenibilità economica per le imprese che vi si insediano, che sono messe nella condizione di condividere i servizi logistici integrati. Potendo contare su aree retroportuali tanto sviluppate, dunque, il Mezzogiorno può candidarsi a diventare territorio di riferimento per la semilavorazione della materia prima importata e dei prodotti finiti da esportare, con l’effetto di attirare gli investimenti dall’estero e produrre ricchezza e occupazione.

Gli interventi predisposti dal governo basteranno a colmare i gap esistenti?

Il Decreto Rilancio ha finalmente inserito parte dei settori della logistica tra le attività produttive titolate a beneficiare delle agevolazioni fiscali previste dalle Zone Economiche Speciali: è un buon inizio. Il successo dei marketplace mondiali, come Amazon e Alibaba, ci mostra come la piena integrazione logistica tra venditore e catena di distribuzione rappresenta un modello di business imprescindibile, del quale la logistica a valore aggiunto rappresenta il cuore.

Cosa è mancato per la piena attuazione delle ZES?

Per predisporre il successo delle Zone Economiche Speciali è necessaria una politica industriale per lo sviluppo della logistica nel Mezzogiorno che possa dare risultati nel breve-medio periodo. Le esigenze dell’industria richiedono infatti soluzioni in tempi rapidi. I progetti per le infrastrutture sono invece concepiti per cambiare il volto del Paese nei decenni. La sfida è trovare la quadra tra queste due differenti istanze.


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