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GIUGNO 2021 PAG. 30 - ISE, interporti centrali per lo sviluppo dei territori

 

 

«Un capannone da 12mila metri quadri vent’anni fa occupava una ventina di operai. Oggi, nell’ambito di attività di logistica integrata, quella cifra è arrivata a 140». Parte da questa considerazione Giancarlo Cangiano, vice presidente di ISE – Interporto Sud Europa e dell’Unione Interporti Riuniti, per dare il senso dell’evoluzione del comparto e della serie di sfide che ancora bisogna affrontare per cogliere appieno le potenzialità inespresse del sistema interportuale della penisola. «Il Covid ci ha costretto a guardare al futuro fornendoci uno stress test più che attendibile. C’è un ritardo accumulato che è il momento di cominciare ad affrontare in modo serio e con interventi strategici».

Partiamo dalla sua posizione in seno a UIR. Qual è la situazione generale?

Avevo intrapreso un lungo viaggio nelle realtà aderenti all’associazione per verificare e raccogliere le istanze comuni al settore. Sebbene non sia stato ancora completato, per ovvi motivi, posso testimoniare che lo stress test rappresentato dal Covid ci ha riavvicinato maggiormente fermo restando le particolarità legate alle singole realtà. Partendo dall’esempio di ISE, accomunato a Quadrante Europa o a Bologna dall’appartenenza al Corridoio europeo 5, non si può più escludere nel prossimo futuro una sorta di integrazione dei servizi. Sono considerazioni che prima della pandemia sembravano meno scontate.

Nella “nuova normalità” quale ruolo possono giocare gli interporti?

Continuando a fare l’interesse del Paese, a prescindere dall’ampio spettro di assetti sotto l’aspetto proprietario, possiamo risultare centrali per lo sviluppo di una nuova idea di urbanizzazione dei territori. Il PNRR, e tutto ciò che ne consegue in termini di rinnovato interesse per le dotazioni infrastrutturali materiali e immateriali, apre interessanti prospettive per il miglioramento della qualità ambientale. Faccio ancora l’esempio di ISE. Abbracciamo due importanti comuni come Marcianise e Maddaloni: possiamo diventare un punto di riferimento per un nuovo tipo di urbanizzazione. Chi ha detto che la riqualificazione territoriale passi solo dal cemento? Possiamo dotarci di aree verdi attrezzate, piste ciclabili, parchi per rendere più appetibile il contesto lavorativo, per metterlo in linea con i principi di sostenibilità.    

Quali interventi sono previsti per rendere più efficiente ISE?

Abbiamo partecipato a un bando nazionale per il cofinanziamento di due grandi “track village” attrezzati, con una serie di servizi per mezzi e operatori del trasporto stradale. Realizzeremo l’implementazione del gate d’ingresso per il collegamento alle autostrade A1, A3 e A30 oltre al raddoppio per la presa in consegna del terminal ferroviario, intervento già completamente finanziato. Nell’ambito delle prescrizioni del PNRR adegueremo parte dei binari agli standard europei, per lunghezze di convoglio di 750 metri, miglioreremo i collegamenti stradali interni. Spazio anche alla tecnologia con una serie di soluzioni IOT per rendere più efficienti i nostri servizi ferroviari.

Siete già retroporto di Gioia Tauro. E Napoli?  

I collegamenti con Napoli non riguardano solo la ferrovia, per la quale ci vorrà tempo, ma, più in generale, riguardano il ruolo che possiamo giocare per evitare la congestione dello scalo. Una soluzione potrebbe essere l’organizzazione di navette notturne nell’ottica di una integrazione gomma-ferro. Noi siamo disponibili a fare la nostra parte mettendo a disposizione i nostri 5 milioni di metri quadri di spazi e i servizi doganali. È arrivo il momento di concepirci realmente come una filiera e di far funzionare gli interporti per lo scopo per cui sono stati realizzati: non parcheggi ma luoghi attrezzati per aprire i container e trasformare le merci. Sotto questo aspetto l’avvio delle ZES potrebbe risultare fondamentale.

 

G.G.


 

 

  

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