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GIUGNO 2021 PAG. 12 - Promozione internazionale per il nostro sistema portuale

 

 

 La nuova stagione di Assoporti targata Rodolfi Giampieri si apre nel segno del ricompattamento. L’associazione che riunisce i porti italiani serra i ranghi per affrontare le sfide del “new normal” accendendo i riflettori su un concetto come “trasformazione”, particolarmente caro al neo presidente, in quanto «contiene in se l’idea dello sforzo collettivo, dell’impegno comune». «Perché le trasformazioni non si possono mai affrontare in solitudine».

Quali saranno i principi ispiratori della sua presidenza?

La crisi che stiamo vivendo ha di fatto evidenziato due elementi: una rapida evoluzione del contesto, non solo economico, in cui siamo chiamati ad operare e l’emergere, su larga scala di consapevolezza, della centralità della logistica. È partendo da questo quadro che Assoporti è chiamata ad affrontare il tema della contemporaneità, dell’interpretazione della realtà in cui l’idea della velocità è stata sostituita da quello dell’accelerazione. Per farlo bisognerà riguadagnare una visione comune, consapevoli che vanno individuate soluzioni concrete a problemi trasversali. Non è più il tempo delle diagnosi ma delle proposte.

Come intende proseguire lungo questo percorso?

L’obiettivo principale è costruire rapporti solidi con le istituzioni di riferimento e con il cluster per trovare un comune campo di discussione e fare sintesi. Credo sia la strada più efficiente per poi proporre al ministero le soluzioni funzionali ai problemi. In questo possiamo contare su un termometro ideale: i presidenti dei porti italiani si confrontano quotidianamente con l’economia reale. Da loro possono arrivare le indicazioni più valide per le cose da fare.  

Qual è la posta in gioco?

Siamo di fronte ad una grande opportunità. La partita della trasformazione, della modernizzazione, va giocata bene e con un supplemento di responsabilità da parte di tutti. E il discorso riguarda anche il contesto europeo dove dobbiamo partecipare in modo attivo al dibattito sul futuro della portualità. Con Zeno D’agostino, vice presidente di ESPO, lavoreremo per rafforzare la nostra presenza dicendo la nostra sulle strategie e sulle scelte da prendere per il futuro. L’Ue può essere una importante palestra di discussione e condivisione e va vissuta nella consapevolezza che anche noi possiamo insegnare qualcosa. Siamo nelle condizioni per riportare lo sguardo europeo finalmente anche sul Mediterraneo.

Come giudica gli interventi dedicati alla portualità nel PNRR?

Al di là dei singoli aspetti colgo una nota estremamente positiva. Nel documento sono indicati indirizzi strategici netti. Non è banale perché permette di costruire percorsi chiari e investimenti coerenti. Sul tema della sostenibilità ambientale, ad esempio, viene evidenziato un aspetto particolarmente delicato per il sistema italiano. I nostri porti insistono sulle città e non possono svilupparsi se non in coerenza con il rispetto delle comunità che li circondano. Serve un sentiero di sviluppo strategico comune nella consapevolezza che dai porti è entrata e uscita l’economia globalizzata degli ultimi decenni.  

Preoccupazioni sull’aspetto della governance?

Le possibilità enormi intrinseche al PNRR devono tradursi in opere concrete e in tempi contingentati. Sembrerà una banalità ma bisognerà puntare sul discorso della semplificazione. Davanti alla straordinarietà di questo new deal servono regole coerenti con i tempi che stiamo vivendo. Non servono più i libri dei sogni ma l’impegno per rilanciare il Paese.  

Le primissime azioni della nuova Assoporti?

Tutti i presidenti delle AdSP hanno quattro anni di lavoro davanti, una situazione che permetterà di ragionare senza fibrillazioni sui traguardi strategici. Tra le prime iniziative ci sarà la ripresa della promozione internazionale del nostro sistema portuale anche alla luce dei nuovi canali e modalità comunicative emerse nel corso di questo periodo. Appena possibile, però, organizzeremo un incontro pubblico per riallacciare anche sotto l’aspetto emotivo il feeling con il cluster.

 

Giovanni Grande

 

  

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