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Porto di Napoli, i sincadati chiedono maggiore cultura della sicurezza

 


Regole più stringenti ed efficaci che rendano obbligatoria la formazione nei luoghi di lavoro e un’intensificazione delle verifiche ispettive da parte dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale e degli altri organi preposti. È quanto chiedono segreterie regionali di Fit Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Mare all’indomani dell’elezione dei tre rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza di sito produttivo del porto di Napoli indicati nelle figure di Fabiana Esposito, Gennaro Imperato (entrambi dipendenti della Culp) e Ciro Perna (Conateco). 

Per i sindacati, dopo un anno dall’inizio dell’emergenza pandemica e alla luce dei recenti incidenti sui luoghi di lavoro, è arrivato il momento di un “nuovo inizio” improntato su un maggior investimento nella cultura della sicurezza. A partire dal lavoro di squadra iniziato con il “Protocollo sulla sicurezza in ambito portuale” (intitolato a Luigi Davide in memoria del lavoratore morto per carenza di sicurezza nel porto di Napoli) che in questi anni “ha contribuito, efficacemente, a ridurre i rischi da infortuni e a divulgare la cultura della sicurezza sul lavoro”. 

“Non è più tollerabile la sottovalutazione dei rischi nei luoghi di lavoro, in modo particolare nelle aree, come i porti, dove si svolgono attività produttive in cui insistono complesse sinergie fra diversi mondi del lavoro: i rischi da interferenze,” sottolinea una nota. 

“È necessario, è indispensabile adottare misure efficaci e buone pratiche che promuovano la cultura della sicurezza e della prevenzione sia nei lavoratori che nei datori di lavoro per superare una linea di pensiero ancora diffusa secondo la quale la sicurezza è un costo e il mero adempimento all’obbligo normativo, spesso inteso come onere e ostacolo organizzativo, è l’unica condizione per gestire in maniera efficace la prevenzione dei rischi e la tutela della salute e sicurezza sul luogo di lavoro”.
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