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APRILE 2021 PAG. 66 - LIBRI

 

Le sfide della transizione ecologica, Edo Ronchi. Piemme

“Si parla ormai spesso, non solo in Italia e in Europa, di transizione ecologica. Ma quali sono le sfide da affrontare per avviare realmente una transizione ecologica? E come siamo arrivati a individuare la transizione ecologica come pilastro portante di una ripresa economica resiliente, di un vero e proprio Green Deal? La pandemia da Covid-19, con un numero molto elevato di vittime e altre gravissime conseguenze sociali ed economiche, alimenta due diverse spinte: da una parte verso una maggiore cautela e attenzione nel rapporto con la natura, a occuparci di più del nostro futuro e delle minacce che lo possono compromettere, quindi della grande crisi climatica ed ecologica, ma, dall’altra, a concentrarci solo sull’emergenza, sulle risposte immediate, sia sanitarie sia economiche e sociali, senza visione e senza progetti per il futuro”. Ma a dispetto di ogni negazionismo o sottovalutazione la crisi climatica è inesorabile e minaccia l’umanità, prima ancora che il pianeta. Se si è arrivati a questo punto è perché le politiche per contrastare il riscaldamento globale sono state inefficaci, nonostante la sempre più diffusa sensibilità green. In questo libro di Edo Ronchi, fra i principali esponenti dell’ambientalismo in Italia, c’è tutto quello che bisogna sapere per passare dalle parole ai fatti. Sostegno alle energie rinnovabili, carbon tax, rigenerazione urbana, economia circolare, ripensamento del sistema produttivo, dei trasporti e del sistema agroalimentare: Ronchi passa in rassegna con passione e chiarezza cristallina tutte le armi a nostra disposizione per vincere la battaglia più importante per il nostro futuro. Come ci ricordano Greta Thunberg e i ragazzi di Fridays for future, per una riconversione economica a basse emissioni di CO2 è necessario un massiccio Green New Deal, che concili ambiente ed equità e riesca dunque ad affrontare insieme crisi climatica e crisi sociale. Non a caso, nel Next Generation EU, il programma europeo per la ripresa dalla crisi pandemica dovuta al Covid-19, la transizione ecologica è messa al primo posto. “Le sfide della transizione ecologica” è un appello ad attivarsi per una politica e un'economia completamente nuove: non basta cambiare i comportamenti individuali, dobbiamo cambiare un intero sistema sociale ed è tempo di reclamarlo con forza.

Le repubbliche marinare, Ermanno Orlando. Il Mulino

Fu la felice intuizione di uno storico ottocentesco a coniare il concetto di «repubbliche marinare», per indicare alcune città di mare italiane protagoniste nel medioevo di un’esaltante epopea di conquiste, espansioni commerciali e progressi, sia in termini economici che di civiltà. Dal secolo scorso la nozione è passata a definire in particolare le quattro città marinare di Amalfi, Genova, Pisa e Venezia, i cui stemmi campeggiano maestosamente sin dal 1941 sulla bandiera della marina italiana. Negli ultimi tempi, tuttavia, tale definizione ha perso progressivamente di appeal presso gli storici, pur mantenendo per gran parte intatta la sua presa (e riconoscibilità) presso il grande pubblico, alimentata anche dalla rievocazione storica che si tiene annualmente in occasione della Regata delle antiche repubbliche marinare. È dunque ancora pertinente parlare di repubbliche marinare? Ha ancora senso intitolare in tal modo un volume che intende ripercorrere, tratteggiare e nello stesso tempo ripensare la storia delle maggiori città marittime del medioevo italiano? Il volume ripercorre le vicende delle maggiori città marittime del Medioevo italiano non trascurando di inserirle nella più ampia storia di quella diffusa koinè umana, sociale, economica e culturale che è stata e continua a essere il Mediterraneo.Il fulcro di ogni discorso, il punto di partenza e di arrivo di ogni narrazione, sarà sempre e soltanto il mare: la terra, le vicende politiche interne, i cambiamenti di regime, le dinamiche sociali rimarranno sempre sullo sfondo, mentre sulla scena l’unica vera e incontrastata protagonista sarà la dimensione marittima delle quattro città, complessivamente declinata (…) Ma se il mare era il tratto comune, va da sé che poi ognuna di esse possedeva caratteri particolari e una propria peculiare identità: a cominciare dalla geografia del territorio in cui si erano sviluppate e in cui avevano espresso la loro energia e dinamicità”. In tal senso, “Amalfi era poco più di una spiaggia, allo sbocco di una vallata stretta e profonda, che tuttavia ne faceva un porto naturale ben protetto”, Genova “un anfiteatro, circondato da alte colline, con due vallate ai fianchi, che su tali presupposti ambientali aveva sviluppato le proprie caratteristiche di città-porto”, Venezia “giaceva al riparo dal mare aperto, protetta dalle lagune”, Pisa, infine, “una città fluviale, con un apparato portuale complesso”. 

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