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FEBBRAIO 2021 PAG. 59 - La rivoluzione energetica e il futuro industriale dell’Europa





 

La crisi pandemica ha favorito la ripresa di un percorso europeo comune. Per la prima volta l’Unione Europea ha assunto un ruolo propulsivo oltre il tema consueto della stabilità finanziaria. Un cambio di paradigma che porterà ad una nuova visione del Patto comunitario. Il terreno dell’approvvigionamento delle materie prime sarà uno di quelli in cui si sperimenteranno i tentativi di costruire un futuro comune. Sono i temi affrontati nel corso del webinar “Come la rivoluzione energetica sta cambiando l’industria italiana ed europea”, organizzato da GEI, Associazione Italiana Economisti d’Impresa, e incardinato su un assunto preciso: la riconferma degli obiettivi di riduzione della CO2 al 55% al 2050 richiede un ripensamento della politica energetica nazionale; la necessità di mettere a punto politiche industriali inedite, sulla scorta di un uso efficiente e congruo delle risorse messe in campo con il Recovery Fund. Nel corso del dibattito sono emersi i principali driver su cui puntare: rinnovabili, fonti alternative, idrogeno, economia circolare. Tutti elementi che non potranno prescindere da una rinnovata sovranità tecnologica, più attenta, rispetto al modello di globalizzazione corrente, alla reciprocità e incardinata su ricerca e trasferimento tecnologico. Essenziali risulteranno due aspetti: la capacità di creare alleanze in settori cruciali come quello delle batterie e dell’idrogeno, favorendo una maggiore integrazione dell’industria italiana con quello europea, e un nuovo patto per la formazione, senza la quale la ricerca italiana si troverà a corto delle risorse necessarie ad affrontare le sfide che l’attendono. 

Una rincorsa che, stando alla situazione attuale dovrebbe cominciare fin da subito. Per raggiungere il target del Green Deal in Italia il 70% dei consumi di energia elettrica dovrà, ad esempio, essere soddisfatto da energie rinnovabili, considerando che nel 2020 il dato è del 38%. Per raggiungere il traguardo della decarbonizzazione quindi il nostro Paese dovrebbe produrre 6,5 GW annui di nuova potenza, mentre l’attuale trend di sviluppo di nuova potenza vede circa 1 GW all’anno. Questo significa che se andiamo avanti con il trend degli ultimi due anni, raggiungeremo gli obiettivi del 2030 nel 2085. In questo settore il Recovery Fund attiverà 100 miliardi di nuovi investimenti, con la possibilità di creare 90 mila nuovi posti di lavoro. Proprio per questo il PNRR del nostro Paese dovrà essere assolutamente coerente rispetto agli obiettivi fissati da Bruxelles.

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