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DICEMBRE 2020 PAG. 88 - LIBRI


 Storia marittima del mondo
David Abulafia, Mondadori

“Noi dividiamo la totalità del mare in tre grandi oceani, ma gli antichi geografi vi vedevano, non a torto, un solo Okeanós di acque mescolate fra loro, un concetto riportato in vita nell’uso moderno dell’espressione «oceano mondiale» per definire tutti gli oceani come un’unica entità”. E’ a partire da questa considerazione, andando oltre i confini della storia navale e ripercorrendo la circolazione umana lungo le coste e attraverso i maggiori specchi d’acqua del pianeta, che David Abulafia ci invita a ridisegnare la nostra mappa mentale del mondo e a prendere atto che le rotte marittime sono state molto più importanti di quelle terrestri come forza motrice dello sviluppo delle civiltà.


Per gran parte della nostra storia, mari e oceani hanno costituito le vie principali dello scambio e della comunicazione a grande distanza fra i popoli, i canali primari non solo per l’esplorazione, la conquista e il commercio, ma anche per la diffusione delle idee e delle religioni. 


“I tre oceani principali hanno attirato un crescente interesse nella misura in cui lo studio della storia marittima si è spinto oltre quella che andrebbe più propriamente chiamata «storia navale», che si concentra sulla guerra (o sul mantenimento della pace) sulla superficie marina, per porsi sempre di più interrogativi di maggior respiro: come, perché e quando gli uomini hanno solcato grandi spazi marittimi, per commercio o come migranti, e che tipo di interdipendenza si è creata, grazie a questo movimento attraverso gli oceani, fra terre molto distanti l’una dall’altra,” spiega l’autore nell’introduzione. 


Il libro è concepito come pendant del precedente,
“Il grande mare.
Storia del Mediterraneo”

pubblicato nel 2011. “Come quello, è una storia umana più che naturale, e sottolinea il ruolo svolto da mercanti spesso avventurosi nello stringere e mantenere contatti. Se il Mediterraneo rappresenta lo 0,8 per cento della superficie marina, i mari nel loro insieme rappresentano circa il 70 per cento dell’intera superficie terrestre, e la maggior parte di questa distesa acquea è costituita da vaste aree aperte che chiamiamo «oceani»”. 


Dalle prime incursioni di popoli su canoe scavate a mano alle più antiche società marinare (come quella dei polinesiani, dotati di straordinarie abilità nautiche, che già nel I secolo a.C., ben prima dell’invenzione della bussola, commerciavano con le più remote isole del Pacifico), dall’epoca dei grandi navigatori e dei grandi imperi coloniali ai transatlantici e alle gigantesche navi portacontainer di oggi, emerge con chiarezza come le reti commerciali marittime siano sorte da molteplici distinte località fino a costituire un continuum di interazione e interconnessione globali, e abbiano così consentito l’incontro di mondi sideralmente differenti e distanti, come per esempio la Spagna e l’America, il Portogallo e il Giappone, la Svezia e la Cina. 


“Se questo libro ha dei protagonisti, essi non sono quasi mai gli esploratori che aprirono nuove rotte attraverso gli oceani, bensì i mercanti che ne seguirono le orme (…)La storia dei viaggi su lunghe distanze attraverso i mari è la storia di gente disposta a correre rischi, fisici ed economici: uomini (perlopiù) che, mossi dalla ricerca di profitto, scommettevano sull’opportunità di fare affari in terre lontane. Usando il termine in senso lato, potremmo chiamarli «capitalisti», imprenditori che reinvestivano le loro ricchezze nella speranza di generarne sempre di più”. 


Seguendo mercanti, esploratori, marinai, conquistatori, avventurieri, pirati, cartografi e studiosi in cerca di spezie, oro, avorio e schiavi, terre da colonizzare e conoscenza, Abulafia ha dato vita a un’opera di storia universale concepita da una prospettiva radicalmente originale (non dalla terraferma e dai suoi confini, come nella maggior parte delle storie del mondo, ma dalle onde del mare sconfinato) e, insieme, a un vivido racconto dell’incessante lotta dell’uomo con la vastità degli oceani, condotta con scopi a volte nobili e a volte esecrabili, ma sempre per viaggiare, commerciare, conoscere e, in fondo, per sopravvivere.

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