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DICEMBRE 2020 PAG. 62 - Sardegna, dai porti le uniche possibilità di sviluppo


 

«In Sardegna le conseguenze economiche della pandemia si sono sommate ad una situazione portuale che già soffriva di per sé momenti di difficoltà strutturale. È in questo momento in cui si sta impostando il percorso verso la “nuova normalità” che tutto il sistema istituzionale regionale deve fare fronte comune, mettendo a frutto tutti gli strumenti a disposizione per programmare il futuro infrastrutturale dell’isola». È la convinzione del Presidente dell’associazione Agenti Marittimi e Raccomandatari della Sardegna, Giancarlo Acciaro, nella convinzione che, anche e soprattutto dalle attività dei porti, passano le uniche possibilità di sviluppo della ragione.


Quanto ha pesato la pandemia sull’attività portuale dell’isola?       
Con l’eccezione della parentesi estiva il traffico passeggeri, fondamentale per tutta l’economia regionale, ha registrato flessioni drammatiche. Si pensi solo al settore crociere in cui Cagliari si stava avviando a diventare un punto di rilievo del mercato a livello Mediterraneo e gli altri scali, come Olbia e Porto Torres, cominciavano registrare i primi dividendi dell’interesse generale suscitato dall’isola per il settore. A questo fattore va aggiunta la situazione drammatica dell’entroterra industriale e manifatturiero che ha subito il contraccolpo del rallentamento generalizzato dell’economia internazionale. In una situazione cupa, con l’impasse sul comparto container a Cagliari e le preoccupazioni che questa situazione desta a livello occupazionale, sono pochissimi i segnali positivi come le attività inaugurate dai nuovi servizi bunkeraggio della Saras e la sostanziale tenuta della movimentazione dei materie prime a Porto Torres. 


In questa situazione si continua a discutere del contratto sulla continuità territoriale…
È proprio la situazione di incertezza su un punto così importante a destare le maggiori preoccupazione. Come organizzare il futuro del sistema della continuità territoriale, se attraverso una singola gara, come fatto finora, o “lo spezzatino” delle rotte, è certo un esercizio necessario. Però bisogna fare presto perché gli operatori devono avere contezza delle modalità con cui va programmata e affrontata la prossima, delicata, fase post-pandemia. 


Quale sarebbe la via preferibile?
Sotto questo aspetto troverei essenziale la creazione di una effettiva cabina di regia che veda tra i protagonisti la Regione e l’AdSP, istituzioni territoriali che realmente conoscono le esigenze da soddisfare, sotto l’aspetto economico e sociale, da parte della prossima convenzione. 

  
Attraverso quali strumenti può essere superata la crisi?
Di tutti i porti regionali gestiti dall’AdSP l’unico ad avere un Piano regolatore portuale definito è Cagliari. Stiamo parlando dell’unica soluzione normativa in grado di mettere le opere portuali al riparo dalle lungaggini della burocrazia. Non possiamo permetterci il lusso di costruire infrastrutture che consegnate con decenni di ritardo poi non sono più utili per raggiungere gli obiettivi che si perseguivano. In tutta Italia i porti stanno provvedendo a programmare le opere considerate strategiche, la Sardegna ha l’obbligo di attrezzare i suoi scali, le sue banchine allo shipping del XXI secolo. 


Come agire?
Non voglio interferire in competenze altrui ma troverei auspicabile impiegare questo tempo che ci separa dalla fine della crisi sanitaria per impostare seriamente la questione dei piani regolatori. È chiaro si tratta di iter complessi ma sarebbe un delitto arrivare alla resa dei conti, quando saranno finalmente disponibili le risorse europee, senza avere nessuna idea progettuale concreta da presentare. Purtroppo il ricorso alla cassa integrazione in deroga e lo smart working non bastano a immaginare un futuro di sviluppo per la nostra isola. La ripresa dei lavori infrastrutturali sarebbe anche un segnale di speranza per tutti i cittadini.  


Nel mondo post-covid è ancora valida la proposta di fare del Golfo degli Angeli un punto di riferimento per l’attività di mega-yatch?
Assolutamente si. Riuscire a razionalizzare, separandoli, i flussi di traffico tra porto canale e porto storico di Cagliari significherebbe dare sfogo alle grandi energie presenti sul territorio. I servizi resi ad un comparto come quello della nautica di lusso sono vari e fortemente specializzati. Rappresenterebbero l’occasione mettere in moto un indotto dalle grandissime prospettive.

G.G.

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