Header Ads

NOVEMBRE 2020 PAG. 50 - La riduzione delle emissioni definito un iceberg finanziario


Il processo di decarbonizzazione dell’industria marittima potrebbe mandare in fumo miliardi di dollari di investimenti destinati a pratiche e soluzioni improprie. Al fine di indirizzare nel modo più efficiente possibile gli sforzi che il cluster si è impegnato ad effettuare per raggiungere gli obiettivi fissati dall’IMO entro il 2030, l’International Chamber of Shipping ribadisce l’esigenza di un fondo globale in ricerca e sviluppo, pari a 5 miliardi di euro, sostenuto dai governi. Lo fa in un nuovo rapporto,  intitolato “Catalysing the Fourth Propulsion Revolution” nel quale si esaminano le diverse opzioni per centrare l’obiettivo attraverso l’uso di ammoniaca, idrogeno, batterie e lo sviluppo delle relative tecnologie. 


Lo studio rivela innanzitutto che ad oggi i combustibili a “zero emissioni” non sono disponibili nelle quantità necessarie per giungere alla decarbonizzazione. A fronte delle potenzialità pur riscontrate, la riduzione dei volumi di emissioni richiesta dalla comunità internazionale è tale che prima che questi possano diventare opzioni praticabili bisognerà superare quello che viene definito un “iceberg finanziario”: ovvero la difficoltà da parte delle catene di approvvigionamento di tenere il passo con gli obiettivi fissati. “Senza innovazione e un massiccio aumento della ricerca e dello sviluppo – spiega il report –  c’è un rischio significativo di attività bloccate che avranno un impatto sugli Stati nazionali, sulla comunità finanziaria e sull’industria marittima”.


L’energia necessaria per alimentare una grande nave portacontainer che naviga attraverso l’oceano, è la stessa necessaria ad alimentare in un solo giorno 50.000 case. “È urgente sviluppare nuovi combustibili insieme a nuovi sistemi di propulsione, navi avanzate e una rete di rifornimento globale completamente nuova”. 


Il rapporto esamina dettagliatamente tre combustibili alternativi. Tra questi l’ammonica “verde” è uno dei più promettenti. L’IAE (International Energy Agency) prevede che il suo utilizzo per lo shipping raggiungerà 130 milioni di tonnellate entro il 2070, il doppio rispetto a quello utilizzato in tutto il mondo per la produzione di fertilizzanti nel 2019. Tuttavia, “tale carburante ha minore densità energetica rispetto al petrolio, il che significa che le navi consumeranno fino a cinque volte più carburante per volume”. La produzione di ammoniaca dovrebbe dunque “aumentare di 440 milioni di tonnellate – più che triplicando la produzione attuale – richiedendo 750 gigawatt di energia rinnovabile. Ciò significa che lo shipping mondiale da solo consumerebbe il 60% della produzione di energia rinnovabile di 2.537 gigawatt”. 


Diverse le problematiche legate all’idrogeno, carburante che non emette carbonio ma la cui produzione, paradossalmente, comporta l’emissione di una grande quantità di gas ad effetto serra. Attualmente sono in corso ricerche proprio per prevenire questo problema. “Simile all’ammoniaca, anche per l’idrogeno la densità energetica è scarsa e sarebbe necessario anche un nuovo sistema di bunkeraggio”. Il suo uso potrebbe raggiungere i 12 milioni di tonnellate nel 2070, pari al 16% della domanda globale di bunker marittimi del 2019 e al 16% dell’attuale uso globale dell’idrogeno.
Altrettanto impegnativa la sfida delle fuel cells (celle a combustibile): una tipica nave porta contenitori richiederebbe la potenza di 10.000 batterie Tesla S85 al giorno, cioè 70.000 batterie per navigare per una settimana. “L’energia eolica potrebbe integrare le navi elettriche, anche se l’opinione attuale è che tali navi potranno essere utilizzate solo per i viaggi a breve distanza”.  


“I miglioramenti operativi da soli non possono raggiungere gli obiettivi di efficienza del 90% necessari per raggiungere l’obiettivo IMO 2050 di dimezzare le emissioni rispetto al 2008,” sottolinea lo studio. Invece, “entro il 2030 devono essere disponibili tecnologie a zero emissioni di carbonio commercialmente praticabili. Migliaia di miliardi di dollari di investimenti dipenderanno dal successo di tali iniziative per identificare le giuste tecnologie a zero emissioni di carbonio di domani”. Si tratta come affermato dal Segretario Generale dell’ICS, Guy Platten, di “un salto di qualità nella tecnologia per la decarbonizzazione simile al passaggio dalla vela al vapore più di un secolo fa”.

Eugenia De Cesare

Immagini dei temi di Bim. Powered by Blogger.