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NOVEMBRE 2020 PAG. 16 - Le turbolenze del 2020 portano ad un “cambio di regime”


 

 “Il volume degli scambi nella prima metà del 2020 è sceso di oltre il 14%, e per l’intero anno la previsione di inizio ottobre del WTO è una flessione del 9% circa. Una contrazione che si inserisce nel trend negativo dei traffici globali cominciato nel 2018 e che il rimbalzo previsto per il 2021 non potrà riassorbire completamente. La pandemia, infatti, si somma agli elementi di criticità protagonisti già da alcuni anni: Brexit, guerra dei dazi e fenomeni di neo-protezionismo”. Questi, in sintesi, i dati che la professoressa Lucia Tajoli, componente scientifico dell’Osservatorio Export del Politecnico di Milano, ha portato al convegno all digital di Fedespedi “Dogana e Commercio Internazionale. La crisi, le sfide, le prospettive”. In una disamina che al di là della volatilità dei trend evidenzia come le turbolenze e le incertezze varie di questo 2020 porteranno nel prossimo futuro ad un sicuro “cambio di regime” che dovrà rafforzare ulteriormente la relazione tra operatività di dogane, logistica e commercio internazionale. 


«Arriviamo da decenni di crescente integrazione tra i mercati e sforzi per facilitare gli scambi: con le guerre tariffarie e la Brexit si inverte la tendenza - ha spiegato la Tajoli - Per l’Italia le possibilità di recuperare la maggior parte degli scambi l’anno prossimo è alta: si tratta di quote di traffico concentrate soprattutto in ambito Ue, dove c’è facilità di accesso ai mercati a causa della mancanza di barriere. Ma ritornare ai livelli normali non significherà tornare alla normalità di 10 anni fa». 


Anche a causa dello shock pandemico la struttura del commercio internazionale consolida infatti i cambiamenti in atto dall’ultimo decennio: forte integrazione commerciale in alcune parti del globo, sviluppo dell’e-commerce, necessità e capacità da parte delle imprese ad entrare in mercati lontani. A questo vanno aggiunti i cambiamenti nella normativa comunitaria. 


«Il nuovo quadro ci restituisce un contesto più complesso. Circa il 50% del nostro commercio rientra nel contenitore del sistema di origine preferenziale, il che impone una rivisitazione di tutte le analisi,» ha ribadito Errico Perticone, Presidente del Consiglio Nazionale Spedizionieri Doganali. «Gli strumenti, a livello europeo, ci sono tutti ma c’è bisogno di competenze trasversali per usarli, insieme ad un più stretto rapporto con le istituzioni». 


Anche in questa direzione vanno le iniziative intraprese dall’Agenzia delle Dogane e Monopoli il cui direttore, Marcello Minenna ha indicato le priorità da seguire. «Ci stiamo muovendo in una logica progettuale mettendo l’agenzia a servizio del MIT, stipulando tavoli tecnici e permanenti per omogeneizzare tutte le procedure. L’obiettivo è recuperare la gestione del 70% dell’export italiano che oggi raggiunge i mercati di destinazione grazie alle filiere logistiche estere. Per perseguire questo, è necessario innanzitutto puntare sulla standardizzazione e chiarezza delle procedure attraverso il SuDoCo. Prioritario anche una visione più internazionale da parte dell’AdSP rispetto alle sfide da affrontare a partire dal Mediterraneo».  


A chiudere la discussione Silvia Moretto, Presidente di Fedespedi, che ha ricordato come la pandemia «non ha fatto altro che evidenziare gli elementi critici del sistema già esistenti». La risposta sta, innanzitutto, nello sviluppo delle competenze. «Il Corso AEO è uno strumento prezioso per rafforzare le competenze delle aziende e darne evidenza e attestazione all’amministrazione doganale. L’obiettivo è il sostegno alla competitività del sistema-paese che non si gioca solo sulla capacità di produrre, ma soprattutto di fare arrivare a destino nei tempi richiesti i beni prodotti. I fattori chiave in questo sono: la formazione, la digitalizzazione, il dialogo continuo con ADM per poter rompere gli schemi e ragionare secondo un approccio nuovo».

Stefania Vergani

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