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AGOSTO 2020 PAG. 15 - D’Agostino, cabina di regia di supporto al Cda di Uirnet







“La vera sfida che abbiamo davanti è quella dei modelli organizzativi, individuare cioè il modello di business che oggi ci consente di stare in maniera efficiente sul mercato”. Chiamato a guidare la nuova cabina di regia di supporto al Cda di Uirnet nelle attività di elaborazione e realizzazione del nuovo Progetto di Piattaforma Logistica Digitale e Nazionale, Zeno D’Agostino ha ben chiaro la portata del lavoro da svolgere nei prossimi mesi. «Bisognerà verificare se e in che modo valorizzare l’esistente proponendo un indirizzo strategico chiaro e in grado di cambiare e innovare l’approccio della nostra logistica ai servizi digitali».

Qual è la logica con cui nasce la cabina di regia?
C’è una necessità, che è propria del nostro sistema – paese, di integrare e uniformare per rendere più efficiente i servizi e i processi logistici sviluppati in questi anni dalle varie piattaforme tecnologiche messe su da porti, interporti e imprese. Si tratta di una molteplicità di prodotti interessanti che però necessitano di un coordinamento “top down” capace di mettere a disposizione della logistica nazionale gli strumenti più congrui per perseguire i suoi obiettivi di efficienza. La cabina di regia nasce per indicare una direzione di sviluppo, attraverso la partecipazione dei principali soggetti del cluster. Compito non certo facile.

Perché?   
Paradossalmente partire da zero sarebbe molto più semplice. In realtà negli ultimi dieci anni, come già accennavo, sono state sviluppate diverse soluzioni tecnologiche di cui in un modo o nell’altro bisognerà tenere conto. In questo la presenza dei soggetti istituzionali ed economici all’interno della cabina di regia servirà a fare il punto sullo stato dell’arte, sull’integrazione tra ciò che esiste e ancora non è stato messo a punto.

C’è già un modello di riferimento? 
Ci confronteremo. Di certo si punterà a stemperare l’approccio del modello precedente, eccessivamente basato sull’aspetto commerciale. Piuttosto si guarderà a un progetto capace di conciliare maggiormente la logica dell’interesse pubblico con quella della sostenibilità economica finanziaria della società. L’adesione degli stakeholder mi sembra un buon viatico per lavorarci sopra.
Esistono modelli, magari esteri, cui ispirarsi?  
Niente affatto. L’Italia presenta un sistema unico dal punto di vista della domanda che è espressione di un sistema produttivo a sua volta unico. La nostra logistica deve servire una miriade di imprese. C’è una polverizzazione aziendale che oggi è soddisfatta solo da alcuni nodi portuali e interportuali: l’auspicio è riuscire ad integrare questo sistema così complesso. Laddove in altri paesi la domanda è mediata da grandi operatori industriali, con grandi operatori logistici a supporto, le singole piattaforme tecnologiche private riescono a soddisfare le esigenze comuni: in Italia non è possibile. La piattaforma nazionale diventa un’esigenza per rilanciare l’economia del Paese.   

Riuscirà nell’impresa?
La cabina di regia ha il solo compito di avanzare ipotesi e indicazioni. Per quanto riguarda gli aspetti decisionali la palla passerà in un’altra parte del campo. Di certo, guardando alla necessità di reagire alla crisi aperta dalla pandemia, cercheremo di non compiere un errore che mi sembra abbastanza comune: quello di incentivare le componenti tecnologiche a prescindere dai modelli di business.

                                                                                                                              Giovanni Grande
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