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MAGGIO 2020 PAG. 64 - LIBRI

 IL MONDO CHE VERRÀ

AAVV. Cnel 

Come sarà il futuro post-Covid? Il CNEL lo ha chiesto a 16 autorevoli economisti, politici e giuristi raccogliendo i loro contributi. Il volume, nato da un’idea del presidente Tiziano Treu che ha curato l’introduzione, contiene 15 riflessioni sugli impatti della pandemia e possibili scenari nazionali ed internazionali che si verranno a delineare, scritte da Emma Bonino, Massimo Bray, Guido Brera, Giuseppe De Rita, Maurizio Ferrera, Franco Gallo, Luca Jahier, Mauro Magatti, Romano Prodi, Lucrezia Reichlin, Chiara Saraceno, Paola Severino, Giovanni Tamburi, Giulio Tremonti e Stefano Zamagni.
 “Gli effetti economici della pandemia sono ancora indeterminati. Le prime stime indicano un ordine di grandezza nella caduta del Pil mondiale doppio di quella delle crisi del 2008 e un gravissimo impatto sulla occupazione, secondo le previsioni dell’OIL oltre 250 milioni di disoccupati. Il volume può offrire alle istituzioni e ai decisori pubblici, alle organizzazioni sociali e politiche e anche alle persone che vogliono riflettere, elementi preziosi per orizzontarsi in un futuro che si presenta incerto come non mai, ma anche aperto a nuove possibilità”, scrive il presidente Treu nell’introduzione.
Il libro, disponibile gratuitamente sul sito www.cnel.it, analizza gli effetti della pandemia sulla struttura sociale, sulla scuola, sul welfare e sui rapporti internazionali. Dagli scritti dei quindici esperti emergono alcuni tratti comuni sulle conseguenze più immediate della pandemia e sulle proposte: il modello di Europa è da modificare, il divario digitale si è trasformato in elemento di diseguaglianza sociale, il ruolo della scuola è sottovalutato, il terzo settore ha supportato ma non è integrato col sistema nazionale, i milioni di dati raccolti devono essere un patrimonio scientifico sul quale basare le decisioni politiche, si sono sperimentate nuove forme di “diritto dell’emergenza” che hanno variato gli equilibri istituzionali (mettendone in luce le criticità) e che per la ripresa richiedono ora una nuova forma di collaborazione tra pubblico e privato.
L’impatto drammatico sul mondo del lavoro e le politiche di welfare da rinforzare per tamponarne gli effetti sociali che possono derivarne sono alcuni degli argomenti che proprio il CNEL, come gli altri Comitati Economici e Sociali europei, è chiamato a valutare coinvolgendo direttamente tutti i corpi intermedi in esso rappresentati.   
Sulle misure necessarie per reagire a questa crisi le indicazioni degli scritti pubblicati sono solo in parte diverse. La maggior parte di essi sostiene che “non saranno sufficienti piccoli aggiustamenti rispetto a quanto si faceva in passato per affrontare il dopo crisi”. Peraltro, non basterà neppure affermare “niente sarà come prima” e magari elaborare “progetti generici per il futuro”. Se è vero che la crisi è eccezionale e costringe tutti a interrogarci in profondità, De Rita, ad esempio, osserva come nonostante la crisi, “in realtà noi siamo ancora gli stessi” e che “il futuro dipende da quello che oggi e domani potranno fare tutte le diverse componenti del nostro sistema”.
Una seconda osservazione comune a quasi tutti gli autori è che lo scoppio della pandemia ha spinto le opinioni pubbliche e le politiche nazionali a chiedere un maggior intervento pubblico nell’economia. “L’intervento dello Stato dopo decenni di demonizzazione è ora invocato come strumento essenziale per riparare i danni della crisi sull’economia e sulle persone e per affrettare l’uscita dall’emergenza,” rileva Romano Prodi. “Questo riconoscimento è peraltro accompagnato quasi sempre da precisazioni di diverso tenore. Si riconosce che nessun paese europeo ha la possibilità di contrastare da solo gli squilibri e le diseguaglianze fra gli Stati e nelle società create dall’impatto del coronavirus e si richiama, anche se con qualche dubbio sulle possibili risposte, l’urgenza di un radicale cambiamento delle regole e delle politiche europee”.
Una nuova consapevolezza che però mette in guardia dai pericoli dello statalismo. “La soluzione da perseguire è invece di aiutare le imprese a competere nel nuovo contesto di accentuata concorrenza internazionale e di cogliere quest’occasione per correggere le storiche debolezze del sistema produttivo italiano”. Tra gli interventi necessari: misure per accrescere la robustezza dei nostri settori, sia quelli strategici, sia quelli dove abbiamo grandi potenzialità come il turismo e i beni culturali ma che sono fragili e soffrono particolarmente questa crisi; strumenti per rafforzare le
piccole imprese favorendone le aggregazioni e la ricapitalizzazione, anche con agevolazioni fiscali; maggiori investimenti in educazione e innovazione digitale, interventi coordinati nelle grandi infrastrutture materiali e sociali.



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