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MAGGIO 2020 PAG. 61 - In campo la UE con “Turismo e trasporti nel 2020 e oltre”


La filiera turistica si colloca tra i settori che ha subito i contraccolpi più forti dalla crisi da Covid 19. Non è un caso che sia scesa direttamente in campo la stessa Commissione europea che ha recentemente lanciato il pacchetto di misure “Turismo e trasporti nel 2020 e oltre” con l’intenzione di favorire la ripresa di un comparto fondamentale nella composizione del Pil del vecchio continente e di scongiurare eventuali contraccolpi sul piano socioeconomico.

In Italia, meta turistica par excellence, il contributo del turismo alla ricchezza nazionale vale 6 punti di Pil: quota che raggiunge il 13% se si tiene in considerazione tutto l’indotto. Quale sarà l’impatto della pandemia su questo tipo di attività così rilevante? È la risposta che ha tentato di dare SRM – Studi e Ricerche per il Mezzogiorno cercando di quantificare impatti ed andamenti futuri sulla base di due scenari di riferimento che si rifanno a tempi di ripresa più o meno lunghi.

Prima dell’emergenza sanitaria – avverte il report “I nuovi scenari economici di fronte alla sfida del Covid 19” – “le previsioni di crescita del turismo in Italia, per il 2020, non si presentavano particolarmente incoraggianti non solo a causa del rallentamento della domanda interna ma anche, e soprattutto, della ripresa della competizione e della riduzione per le tensioni internazionali”. La pandemia ha fatto precipitare il quadro.

Nello scenario peggiore (lenta ripresa) la domanda turistica si stima cali di circa il 35% nel 2020 con la perdita di oltre 150 milioni di presenze. “Nel dettaglio, il secondo trimestre risulta più critico in quanto si prevede un calo delle presenze turistiche di quasi il 70% rispetto al trimestre dell’anno precedente. Nel terzo trimestre il calo si ridimensiona al 29% mentre nell’ultimo si prevede un recupero della domanda al +4,6%”. Ad alimentare la ripresa contribuirà la domanda interna compensando le minori presenze straniere. Nello scenario favorevole la flessione dovrebbe attestarsi sul 20% (90 milioni di presenze in meno) con un secondo trimestre più critico (-53%) e un’inversione della tendenza in quello successivi (-6,6% nel terzo, +5% nel quarto).

Anche il Mezzogiorno seguirà la dinamica nazionale anche se la composizione della domanda (oltre 60% dalla componente interna) attutirà in parte le conseguenze negative. Nel caso di scenario negativo si stima una perdita di presenze di circa 29 milioni con un calo della domanda di un terzo: la componente straniera si riduce del 49% (al livello nazionale siamo al 46%) mentre quella nazionale del 23,7%. Il secondo trimestre risulta il più critico (-64%) con un ridimensionamento delle perdite in quello successivo (-25,4%) e una ripresa nell’ultimo (+4,5%). Nel caso migliore il calo delle presenze è stimato al 17% (14,7 milioni di presenze in meno) con una perdita del 51% nel secondo trimestre e uno spiccato ridimensionamento nel terzo (-3,1%), favorito dalla stagione balneare. Ripresa al +6,8% nell’ultimo trimestre.

Per la determinazione degli effetti sul fatturato la ricerca valuta un impatto sulla spesa turistica nazionale tra il 20% ed il 35% mentre per il Mezzogiorno tra il 17% e il 33%. Stimato anche l’impatto della crisi sul valore aggiunto che il turismo produce nelle regioni meridionali. Il calo delle presenze turistiche può mettere a rischio tra 1 miliardo e 2 miliardi di euro (a seconda dei due scenari considerati), con una ripercussione tra lo 0,3 e lo 0,6% della ricchezza dell’area. “Rispetto al dato nazionale (-0,6% e -1%) l’impatto negativo sulla ricchezza economica del Mezzogiorno si presenta più contenuto per una più limitata capacità endogena di creazione di ricchezza, legata ad un’offerta imperniata essenzialmente sul turismo balneare, e poco sinergica con i settori economici attigui”.
Tra le misure da prendere per accelerare i processi di ripresa il report indica la “valorizzazione” della meta Mezzogiorno. “Essendo ad oggi meno colpito, potrebbe risultare più attrattivo e quindi generare degli effetti positivi nella percezione nazionale e internazionale da valorizzare nella comunicazione interna”. Oltre al marketing territoriale, potrebbero giovare ad un rafforzamento dell’economia turistica meridionale politiche concrete di destagionalizzazione, offerte complementari ad alto impatto economico sul territorio per i periodi fuori stagione, l’attivazione di risorse finanziarie per garantire offerte in linea con il turismo 3.0 “che combina emozione e tecnologia”.
Sandro Minardo

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