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MAGGIO 2020 PAG. 50 - Impatti differenti della crisi sui vari sistemi portuali






Le specializzazioni dei vari sistemi portuali regionali hanno restituito risposte differenti, spesso paradossali, alle sollecitazioni provenienti dalla crisi sanitaria che ha investito il paese. Nel caso campano, ad esempio, a Napoli si è registrato un aumento della filiera agroalimentare, con risultati positivi sia in termini di import sia di export, mentre a Salerno un crollo, ampiamente preventivabile date le dinamiche legate alle supply chain globali, dell’automotive. Tutti i sistemi a vocazione passeggeri e/o turistica sono stati però accomunati da uno stesso fattore: un radicale cambiamento del paesaggio portuale, svuotato di attività e presenze. A questi nuovi contesti, alle modificazioni che stanno accorrendo nei rapporti tra città e scali, RETE - Associatione for Collaboration between Ports and Cities e CNR IRISS - Istituto di Ricerca su Innovazione e Servizi per lo Sviluppo, hanno deciso di dedicare una riflessione approfondita di cui il webinar “Port-city scenarios during and after the Covid-19” rappresenta solo un’anticipazione. L’appuntamento, coordinato dal direttore scientifico di RETE, Massimo Clemente, ha messo insieme testimonianze provenienti da Livorno, Napoli e Barcellona per stilare uno schizzo preparatorio per analizzare i profondi processi in corso.

Barbara Bonciani (Assessore Comune, Livorno). La crisi sanitaria ha reso necessari nuovi strumenti di dialogo tra la realtà portuale e quella cittadina. «Il tavolo operativo istituito a Livorno tra tutti i soggetti coinvolti rappresenta un esempio di governance aperta. Il monitoraggio continuo
sull’evoluzione dei traffici, le criticità emerse nelle aree di stoccaggio, dovute al differente ritmo nella movimentazione quando non proprio al non ritiro della stessa, insieme alle conseguenze di questi fenomeni sull’operatività delle banchine, ha reso possibile mettere in campo una strategia comune». L’obiettivo: «garantire le misure indispensabili a mantenere la continuità, a difesa dell’operatività del porto e della tenuta occupazionale».

Ammiraglio Giuseppe Tarzia (Comandante della Capitaneria di Porto, Livorno). Nella fase post-lockdown vanno garantite le condizioni di sicurezza all’interno delle imprese portuali. «Il pubblico può giocare un ruolo fondamentale di supporto e collaborazione, fermo restando le responsabilità dell’impresa nel garantire le misure ottimali per la salute». A livello di traffico si è scontata la sfasatura tra l’interruzione delle attività nei diversi paesi coinvolti dalla pandemia. «In un momento in cui gli armatori sono sempre più integrati nella filiera logistica non possiamo permetterci il pericolo di marginalizzazione dei nostri porti per la mancata attuazione delle opere». Per la difesa dei livelli occupazionali una proposta: «alla luce dei vincoli che comunque riguarderanno la ripresa del settore passeggeri si potrebbero impiegare gli addetti ai servizi della Stazione Marittima verso le attività rese necessarie dalle misure di contenimento come ad esempio la misurazione delle temperature».

Pietro Spirito (Presidente AdSP Mar Tirreno Centrale). La pandemia mette in discussione modelli di business fin qui considerati vincenti. Tra questi quello delle crociere di massa, caratterizzato dalla ricerca di economie di scala, alti livelli di occupazione dei posti nave e servizi aggiuntivi con basso prezzo di accesso. «Tutti gli scali crocieristici avevano in previsione una crescita sostenuta delle presenze. Bisognerà fronteggiare una drastica flessione anche in virtù dell’effetto psicologico che la pandemia ha avuto sul settore». Ma è sul tema del libero scambio che il Coronavirus sortirà gli effetti più importanti. «La crisi sanitaria potrebbe avere effetti strutturali di lunga durata sull’assetto economico internazionale; è stato scoperto il lato debole della globalizzazione, il rischio di essere dipendenti per le forniture strategiche da altri paesi. Tra i fenomeni cui potremmo assistere il reshoring, ovvero il ritorno delle aziende che avevano delocalizzato». Occhio anche all’allentamento sulla disciplina degli aiuti di stato e ai meccanismi di difesa dal commercio estero asimmetrico. «Serve un’Europa più attenta alle dinamiche del Mediterraneo».

                                                                                                                                       Red.Mar.
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