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MAGGIO 2020 PAG. 48 - ZES – Valutazione di impatto economico e sociale



I3l recente Piano Sud ha ribadito l’opportunità di insistere su una strategia di sviluppo incentrata sulle ZES. La legge di Bilancio ha prorogato il credito d’imposta al 2022. Il decreto sulla semplificazione amministrativa ha reso possibile l’avvio della fase attuativa in alcune regione del Meridione. Ma qual è lo stato dell’arte circa le Zone Economiche Speciali? È la domanda cui cerca di rispondere il Consiglio e la Fondazione Nazionale dei Commercialisti attraverso il documento “Zone economiche speciali e zone semplificate. Elementi per una valutazione di impatto economico – sociale”, aggiornamento di un precedente report che si inquadrava nell’ambito del progetto Attività d’Impresa e, in particolare, del Gruppo “Economia del Mare e della Logistica” voluto dal CNDNCED per rafforzare le competenze professionali della categoria. Il lavoro, con un focus sull’esperienza della Campania, indaga la situazione delle policies che hanno mobilitato i vari attori istituzionali interessati all’insediamento di ZES e ZLS (Zone Logistiche Speciali) e sulla possibilità per un pieno sfruttamento delle risorse confermate per il prossimo ciclo di programmazione dei fondi strutturali europei 2021-27.

Cosa è cambiato?
I piani di quasi tutte le regioni meridionali sono stati approvati con decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri mentre alcune agevolazioni sono state estese alle regioni del Centro Nord, alcune delle quali sono in fase di progettazione. Con la Legge di Bilancio 2020, così come confermato dal Piano Sud 2030, dunque, si è assistito all’estensione del credito di imposta ZES fino al 2022 (per cui sono appostati 100 milioni di euro del Fondo di Sviluppo e Coesione), all’istituzione di un Commissario Straordinario di Governo per ogni ZES, all’istituzione nei porti del Centro-Nord delle Zone Logistiche Speciali “rafforzate”, sostanzialmente equiparate alle ZES. “Prima della recente legge di bilancio – sottolinea il documento – le ZLS avevano le stesse semplificazioni fiscali e burocratiche delle ZES, salvo il credito di imposta (che tra l’altro, era una misura già esistente e finanziata con i fondi strutturali europei e non con fondi ordinari nazionali). Con la legge di Bilancio 2020, viene quindi modificato il regime delle zone logistiche semplificate (ZLS) introdotto con la legge di Bilancio 2018, prevedendo che lo sviluppo di nuovi investimenti debba essere favorito nelle aree portuali delle regioni più sviluppate per le quali sono ammissibili deroghe alla normativa che vieta gli aiuti di Stato”. Non è mancato uno sforzo di semplificazione (d.l. 135/2018 convertito in l. 12/2019) per superare le principali criticità riscontrate nell’attuazione delle ZES:  l’eccessiva complessità e durata di alcuni fondamentali procedimenti di interesse per le imprese che intendono localizzarsi in area ZES, tra cui le autorizzazioni ambientali e i permessi di costruire; la coesistenza di diversi organismi, sia a livello nazionale che locale, coinvolti nelle procedure amministrative richieste per avviare e condurre un’impresa e con compiti non sempre ben definiti; la previsione di permessi aggiuntivi per particolari tipologie di attività con impatti ambientali negativi la scarsa conoscenza, da parte di molti operatori pubblici, delle norme di semplificazione nazionali e regionali.

Il caso Campania
La Zona Economica Speciale della Campania, approvata con DPCM dell’11 maggio 2018 ha avviato il suo processo di attuazione con l’insediamento del Comitato di Indirizzo avvenuto il 19 ottobre 2018.  Nell’ambito del Piano di Sviluppo Strategico sono state messe in campo una serie di iniziative, in particolare in merito a coordinamento con gli incentivi nazionali, riperimetrazione dell’area e misure di semplificazione normativa, verifica dei profili di legalità attraverso accordi con le Prefetture. “Nell’ambito del gruppo di coordinamento interregionale ZES-ZLS, la Regione Campania ha aderito alla proposta di protocollo per l’individuazione di ulteriori procedure semplificate e regimi procedimentali speciali, tra le quali una disposizione legislativa che consente alle Regioni di utilizzare la leva fiscale sulle aliquote IRAP, così da poter valorizzare al massimo le opportunità di sviluppo offerte assicurando ai nuovi insediamenti produttivi l’abbattimento quasi totale del debito fiscale per un primo periodo di attività”. È stato inoltre sottoscritto un protocollo d’intesa per lo sviluppo delle aree PIP in Irpinia per l’assegnazione all’ASI di 700 ettari per nuove fabbriche. “Il Protocollo pilota in coerenza con la programmazione regionale individua come priorità il rilancio degli agglomerati industriali, da supportare con lo snellimento e accelerazione delle procedure di insediamento dei nuovi investimenti, la promozione di azioni sinergiche per l’attrazione di nuovi investimenti, l’assistenza agli investitori e l’animazione territoriale, estendendo ai Comuni che non rientrano nelle aree ZES previste dal Piano i benefici generati dal percorso attuativo”. Previsto anche un procedimento unico telematico, individuato nello Sportello Unico Attività produttive dell’Autorità di Sistema portuale del Mar Tirreno Centrale per adempiere alle richieste di localizzazione delle imprese con i conseguenti obblighi di cooperazione e collaborazione posti in capo alle Amministrazioni procedenti. In fase di formalizzazione, infine, il Protocollo di Legalità con le Prefetture. “L’intento di fondo è quello di predisporsi alle necessarie e coordinate iniziative volte a prevenire, controllare e contrastare le ingerenze della criminalità organizzata, nonché garantire la trasparenza delle procedure di ammissione e di gestione ai regimi agevolati ed ai benefici previsti dalla ZES per le imprese”. Tra le previsioni l’individuazione di un unico soggetto responsabile dell’acquisizione delle informazioni in qualità di stazione appaltante e sanzioni per le imprese, che oltre ad essere passibili di multe potranno incorrere nella risoluzione automatica del contratto.

I suggerimenti
Il documento adotta la posizione più volte ribadita da Maurizio D’Amico, membro dell’executive borad di Femoza, la Federazione mondiale per le zone economiche speciali, secondo cui la rinuncia ad una legge organica sulle ZES, in luogo di un’impostazione “minimale” (solo due articoli ad hoc come corpus fondamentale inseriti in un più ampio testo normativo), “ha prodotto uno stato di precarietà normativa permanente”. Da qui una situazione “di estrema confusione e incertezza operativa sia da parte degli enti territoriali tenuti all’iniziativa di richiesta di istituzione delle Zes e della redazione dei Piani di sviluppo strategico, sia da parte degli investitori, impossibilitati ad avere una chiara definizione ex ante dello scenario regolamentare ed operativo nel quale si accingono ad investire le proprie risorse economiche”.

“Le ZES – questo il giudizio del documento – non sembrano istituire nuovi regimi agevolativi, quanto piuttosto sembrano declinare e indirizzare gli strumenti nazionali (credito d’imposta con elevazione dell’investimento massimo ammissibile) e regionali esistenti (contratti di sviluppo, incentivi start up, etc.) nelle zone individuate, mettendo a sistema incentivi utili per i destinatari delle ZES e, recentemente, per le ZLS”. Critica anche la problematica inerente l’accesso alle infrastrutture, con la mancanza di un chiaro collegamento con gli interventi prioritari. “Data la complessità dei progetti da attivare per poter rendere efficaci le agevolazioni per le zone economiche speciali, che necessita un coordinamento tra tipologie di intervento diverse, sarebbe utile inquadrare immediatamente le ZES come un intervento complesso integrato di natura territoriale per i principali porti del Mezzogiorno”. Non da ultimo risulterebbe fondamentale “una revisione delle analisi di impatto dei singoli porti oltre che delle misure istituite, alla luce dell’emergenza e degli effetti economico e sociali causati dall’epidemia attuale di Covid-19, non a caso prevista anche dall’art. 6 del regolamento, che tenga conto del cambio di passo nelle politiche di sviluppo del territorio, volte ad esempio, ad incentivare la produzione interna di strumenti medicali utili per combattere il virus – ma soprattutto di quello che potrà accadere rispetto i regimi agevolativi previsti”. Il post emergenza Covid-19 potrebbe portare, infatti, ad una crisi del circuito di scambi globale a vantaggio di una rinnovata centralità del Mediterraneo e del Sud Italia. “Occorre, a tal proposito, segnalare come recentemente le Regioni del Sud (Molise, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Marche, Puglia, Sardegna e Sicilia) e tutte le Autorità di Sistema Portuale appoggiate da Assoporti, hanno sottoposto un pacchetto di proposte per la semplificazione delle procedure e della normativa riguardante le ZES (Zone Economiche Speciali) e le ZLS (Zone Logistiche Semplificate) al Ministro del Sud e della Coesione Territoriale. Le richieste prevedono una significativa semplificazione riguardante la riduzione dei permessi e delle autorizzazioni necessarie alle imprese che si insedieranno nelle aree ZES e ZLS”.
                                                                                                                                        Paola Martino
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