Header Ads

APRILE 2020 PAG. 42 - Tempi e qualità dei processi di approvvigionamento







La pandemia da Covid-19 potrebbe ridurre i volumi di traffico container nei porti cinesi di oltre 6 milioni di Teu nel primo trimestre dell’anno. Flessione che se confermata potrebbe incidere su un calo del traffico globale dello 0,7% e delle call settimanali delle navi cinesi del 20%. Ciò impatterà i flussi gestiti dai porti europei in maniera variabile: nello scenario più pessimistico, secondo i dati elaborati da Alphaliner, le percentuali sul totale degli scambi per scali come Amburgo e Rotterdam oscillerebbero tra il 6 e l’8% mentre per Trieste, La Spezia e Genova il range si attesterebbe tra il 4 e il 5%. Sono le previsioni sul futuro dello shipping emerse dalla presentazione via webinar del Report “Corridoi ed Efficienza Logistica dei Territori”, seconda edizione della survey di Contship Italia Group e SRM sulle preferenze logistiche di oltre 400 imprese manifatturiere di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, cluster produttivo del paese che rappresenta complessivamente il 50% dell’interscambio nazionale per un totale di 255 miliardi di euro.

L’edizione 2020 del report continua a esplorare come punto di origine e destinazione dei flussi commerciali, disponibilità dei servizi marittimi e infrastrutture logistiche, determinino la scelta dei corridoi logistici. Dai dati – raccolti prima dell’emergenze e proprio per questi interessanti perché restituiscono una fotografia dello stato dell’arte utile per gli interventi che bisognerà intraprendere per il rilancio dell’economia italiana – viene confermata l’importanza del porto di Genova come sbocco per l’export delle tre regioni (80% del totale rispetto al 74% registrato l’anno scorso) seguito da La Spezia e Venezia. Da sottolineare la crescita dello scalo spezzino che sale di 18 (41%) rispetto alla rilevazione precedente. Tra le tendenze attestate, la prevalenza dell’utilizzo del trasporto stradale 83% e la quota marginale dell’intermodale (17%, con un picco del Veneto al 25%).

Anche quest’anno, l’indice Quality Logistics Italian Index (QLI2) rimane l’asse portante dello studio per valutare la preferenza e il livello di soddisfazione in 4 categorie principali (Servizi, Costi, Infrastrutture e Sostenibilità). L’indice indica che le imprese manifatturiere in Lombardia hanno le aspettative più alte per quanto riguarda la performance dei corridoi logistici che utilizzano, ma allo stesso tempo sembrano essere piuttosto soddisfatte della qualità complessiva delle loro opzioni logistiche. La disparità tra l’importanza dei servizi e il livello di soddisfazione delle imprese in Emilia Romagna si è ridotta, segno che la qualità complessiva dei servizi disponibili sta migliorando. Tra le tre regioni, il divario maggiore tra preferenza e soddisfazione si registra in Veneto – ciò indica il bisogno urgente di migliorare ulteriormente la qualità complessiva dei servizi forniti ai cluster industriali e alle imprese manifatturiere localizzate in questa regione.

Rispetto alla proiezione internazionale delle imprese crescono i traffici con l’Europa (dal 12% al 47% in Lombardia, curva simile in Veneto ed in Emilia Romagna) mentre resiste l’export a lungo raggio (Asia, 40%; Nord America, 20%). Aumenta il numero delle imprese che gestiscono la logistica in proprio, passando dall’15% al 31% (in Lombardia il dato si porta al 29% e in Veneto al 34%) mentre permane la prevalenza all’uso dell’ex-works che anzi cresce dal 64% al 67% dall’ultima survey. Da notare che, mentre il 69% delle imprese esternalizza la logistica relativa all’export di merci, più della metà delle aziende preferisce gestire internamente la logistica relativa all’import. “Questo è un trend interessante che potrebbe indicare una crescente consapevolezza del ruolo strategico della logistica dei flussi d’entrata; attendiamo di esplorare ulteriormente la sua causa scatenante andando avanti”.
Indicazioni contrastanti per quanto concerne la sostenibilità. Anche se solo il 16% dei rispondenti dichiara di gestire il tema della sostenibilità attraverso un modello di governance e di ingaggio continuo con i portatori di interesse più della metà di queste aziende dichiara di farlo sin dall’avvio del business. Le metriche sono ancora concentrate sulla “scelta dei materiali degli imballaggi” e solo in parte minore sui consumi energetici. Il 36% delle imprese evidenziano però che entro i prossimi 2 anni i propri clienti aumenteranno la sensibilità ai fattori di sostenibilità all’interno delle proprie scelte di acquisto. 

Sarà anche su questo tema che si giocherà il futuro del settore, anche alla luce delle modificazioni al contesto determinate dalla crisi pandemica. «Bisognerà riprendere a competere in un contesto in cui le logiche, per mantenere basso il rischio legato ai trasporti, saranno più regionalizzate» ha spiegato Daniele Testi, Marketing & Communication Director di Contship. «Non basterà puntare solo sul fattore prezzo ma anche su tempi e qualità dei processi di approvvigionamento». In sostanza va ripensato la modalità stessa di accesso ai corridoi logistici, favorendo il passaggio dalla linearità della economie di scala alla circolarità,  attraverso «un patto tra manifattura, logistica, mondo della ricerca e credito per la creazione di un “made in Italy” logistico». Un modello non più basato sull’«ossessione per i volumi» ma in grado di far emergere, con il favore di nuovi comportamenti da parte del consumatore finale, «il valore aggiunto».


Immagini dei temi di Bim. Powered by Blogger.