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APRILE 2020 PAG. 18 - IMAT, la Fad per la certificazione dei marittimi italiani



Nell’ambito più generale delle attività logistiche il lavoro dei marittimi ha contribuito in modo enorme ad affrontare e superare la prima fase, la più dura, dell’emergenza da Coronavirus. Universalmente riconosciuto per la sua strategicità, anche e soprattutto per quanto concerne la ripresa dell’economia, il settore cionondimeno rischia di essere messo in ginocchio dalle conseguenze della pandemia. Al fermo delle navi e alle difficoltà operative dovute alla misure di contenimento sanitario nei porti, alla contrazione dei traffici si aggiunge, almeno in Italia, la questione certificati. Ovvero gli attestati obbligatori riconosciuti a livello internazionale senza i quali è impossibile imbarcarsi.
La situazione riguarda la maggior parte degli oltre 47mila marittimi complessivamente impiegati dalla flotta che batte la bandiera italiana. Non solo, a due mesi dalla dichiarazione di stato di pandemia da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, risulta sempre più critico gestire i cambi di turni a bordo – situazione sulla quale sono intervenuti direttamente IMO e Ue – ma, al danno potrebbe aggiungersi la beffa, interi equipaggi rischiano di non vedersi più riconosciuti le competenze necessarie per ritornare a lavorare.

A innescare la trappola la sospensione delle attività didattiche, estesa anche ai centri di formazione del settore, e una data: il 31 dicembre 2021, entro la quale scadranno contemporaneamente le certificazioni dei marittimi italiani relativi alla cosiddetta “Convenzione di Manila”, regolamento internazionale che fissa gli standard qualitativi obbligatori per la professione. La questione riguarda principalmente la futura ripresa delle attività nei centri di formazione. Le presumibili disposizioni di limitazioni alle presenze in aula, imposte dalle misure di “convivenza” con il virus delle fasi successive al lockdown, rischiano di alimentare un pericoloso ingorgo. Con l’impossibilità da parte di tutte le strutture formative presenti in Italia di certificare per tempo tutti i marittimi che ne faranno richiesta.

Il rischio concreto è che le compagnie italiane siano costrette a scegliere altrove gli equipaggi, con conseguenze occupazionali drammatiche per il cluster lavorativo che produce (dati dell’ultimo rapporto in tema del Censis) 12,2 miliardi e sostiene la quasi totalità delle esportazioni della penisola (Eurostat indica che nel 2018 ha viaggiato via mare il 79,3% delle merci italiane esportate nel mondo e che questa percentuale sale fino al 95,9% se si considerano esclusivamente i Paesi extra-Ue).  
Non è un caso che per venire incontro alle esigenze dei marittimi costretti a terra, molti dei quali non coperti dalle misure previste dal governo in questi ultimi mesi, si sia mossa direttamente Confitarma. La Confederazione degli armatori italiani, ad esempio, ha chiesto alla Regione Campania l’attivazione di un cofinanziamento, con risorse da attingere ai Fondi europei, come misura di supporto per la certificazione degli equipaggi.

L’intervento, insieme a meccanismi similari, risolverebbe di certo la crisi di liquidità. Rimane comunque da sbrogliare il nodo “ingorgo”, reso più critico dalle deroghe alle scadenze dei certificati concesse nei mesi scorsi e il cui iter di rinnovo andrebbe ad aggiungersi al “pacchetto Manila”.
La soluzione, già prospettata e richiesta da tutto il settore della formazione marittima, potrebbe arrivare dalla tecnologia. In particolare dalla cosiddetta FAD, Formazione a distanza.

Un segnale interessante in questa direzione arriva proprio dalla Campania. Qui sono già stati completati i primi cicli di corsi telematici Medical Care, frutto della collaborazione tra Azienda Ospedaliera Cardarelli e Italian Maritime Academy Technologies. L’inedita esperienza di didattica online, autorizzata dal Ministero della Salute, ha visto il personale specialistico del Cardarelli interagire con i marittimi attraverso la piattaforma digitale sviluppata dal training center di Castel Volturno: due giorni di attività, per un totale di 15 ore complessive, più la sessione di esami effettuata in modalità colloquio.

«La messa a punto di strumenti innovativi ha rappresentato un’occasione importante di confronto e implementazione delle rispettive competenze tecnologiche e didattiche» spiega il Dott. Giuseppe Longo Direttore Generale del Cardarelli. «La nostra struttura ha potuto rendere più efficace, in un momento di grandi difficoltà operative, la divulgazione di tutte le tematiche specifiche legate alla prevenzione del contagio da Covid-19 a bordo. Una partnership all’insegna della qualità che potrà produrre effetti di ricaduta positiva sul territorio anche per il prossimo futuro».

IMAT, al riguardo, sta strutturando un più ampio programma di corsi telematici per venire incontro alle esigenze dell’armamento. I prossimi a partire, insieme al First Aid, saranno quelli relativi al GMDSS per i quali il Centro ha ottenuto l’autorizzazione da parte del MISE. Ma il tempo stringe e ulteriori ritardi nella concessione delle autorizzazioni potrebbe rivelarsi fatale.
L’obiettivo a questo punto è sfruttare i nuovi canali tecnologici per permettere concretamente a tutti i centri di formazione di alleggerire il carico delle richieste una volta che le attività in aula riprenderanno, recuperando tempo prezioso. IMAT, nello specifico, ha già sollecitato le autorità preposte a consentire l’attivazione per moduli didattici in modalità online, almeno per le materie teoriche. Al momento è in corso con il Comando Generale delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera una fitta interlocuzione per raggiungere il traguardo.

«Al riguardo – anticipa Fabrizio Monticelli, amministatore unico del centro – abbiamo già pronti in piattaforma i corsi richiesti da Fedepiloti, associazione dei piloti portuali, che si è mossa per prima nella richiesta di accesso alla formazione a distanza per le materie teoriche».
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