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MARZO 2020 PAG. 46 - Confindustria, preoccupa la crisi della domanda interna






L’Italia sta attraversando una situazione inedita, “dagli esiti ancora poco chiari e con molti fattori di incertezza”. Ciò che appare evidente “è che ai gravi effetti per il sistema sanitario nazionale si stanno aggiungendo reazioni da parte degli operatori domestici e internazionali che potrebbero avere effetti sull’economia reale, che versa già in uno stato di bassa crescita”. 

È in questo contesto che Confindustria ha lanciato un’indagine sotto forma di un questionario online per ascoltare le imprese italiane, sia associate che non, a seguito della diffusione del Covid-19 sul territorio nazionale con l’obiettivo di avere in tempi molti stretti una prima idea di quali siano stati i disagi più gravi sofferti dalle imprese ed una prima panoramica di come i problemi siano stati avvertiti tra diversi settori industriali e nelle diverse regioni geografiche.

Dall’analisi dei risultati (oltre 4.300 risposte) emerge che il 67% dei rispondenti ha registrato impatti sulla propria attività a causa della diffusione del Covid-19 in Italia. La percezione è stata più alta della media in Lombardia e Veneto, dove si è attestata intorno al 71%.
L’impatto è risultato particolarmente pervasivo per le attività di alloggio e ristorazione, dove il 99% dei rispondenti ha segnalato di aver subito effetti negativi, nonché per tutte le attività legate ai servizi di trasporto. “Ad oggi prevale un effetto di rallentamento della domanda piuttosto che non di disagio sulle filiere e questo è comprensibile alla luce del fatto che il settore maggiormente impattato sia quello dei servizi”.

Per la manifattura, il 62% delle imprese intervistate ravvisa degli effetti negativi, con problemi più evidenti per il settore dell’abbigliamento e della lavorazione dei pellami (con il 76% delle imprese che segnala effetti negativi), oltre che per il settore dei mobili e dell’arredo (dove lo stesso avviene per il 71% degli intervistati). 
La diffusione del Covid-19 in Italia sta causando soprattutto danni relativi al fatturato delle aziende, come indicato dal 29% dei rispondenti; più esiguo (5,7%) il numero dei rispondenti che ha riscontrato problematiche legate all’acquisizione di imput produttivi, anche se va detto che quasi il 22% del campione ha sperimentato problemi di entrambi i tipi.

“Per quanto riguarda l’entità del danno relativa al fatturato un quarto delle imprese pensa che sia gestibile e richieda solo piccoli aggiustamenti ai piani aziendali. Il 18,5% delle imprese ravvede invece che i danni siano stati significativi perché hanno implicato la riorganizzazione del piano aziendale per l’anno in corso. C’è circa un 12% delle imprese che ha risposto i cui danni registrati oscillano tra il severo (gli obiettivi per l’anno in corso non sono più raggiungibili) e il più elevato grado di pessimismo, ovvero prevedono di dover ricorrere a ridimensionamenti della struttura aziendale. C’è anche una parte delle imprese, il 6,5%, che ancora non riesce ad effettuare una stima del tipo di danni ricevuti”.

Meno grave l’entità dei danni legati ai disagi nelle catene di subfornitura: le imprese che dicono di aver subito danni trascurabili sono circa l’11,9%, ben sopra il 4,6% di quelle che avevano dichiarato danni trascurabili per il fatturato. Resta comunque elevata la parte di imprese che ha subito un danno gestibile (17%) o anche significativo per la cancellazione di commesse (10,3%). La percentuale di rispondenti che indica di aver subito danni gravi (severi o caso più pessimistico) è del 5,1%, circa la metà di quella osservata per i danni relativi al fatturato.
Il 5% dei rispondenti dichiara di aver dovuto già ricorrere all’uso della cassa integrazione ordinaria.
Un’ulteriore problematica che il nostro tessuto produttivo sta riscontrando è quella relativa alle attività aggregative.

“Alcuni imprenditori segnalano infatti i disagi determinati dalla cancellazione o dalla posticipazione di fiere o eventi di promozione sia nel nostro Paese che all’estero, ma altresì quelli legati alla scarsa presenza che si registra durante i diversi eventi in corso”. Dall’indagine è emerso che tra queste il 25,7% abbia subito danni per mancata partecipazione/cancellazione di fiere ed eventi promozionali in Italia, contro il 68,2% che dichiara di non averne subiti. Il 6,1% dei rispondenti segnala invece di aver riscontrato in merito altre problematiche.
A livello di analisi qualitativa per il futuro gli interpellati temono una contrazione della domanda nel mercato domestico legata al drastico calo dei consumi.

“Gran parte delle aziende italiane racconta le difficoltà che sta attraversando in merito alla vendita di prodotti. Si verificano ad oggi annullamenti, blocchi e rinvii di ordini. Non è un caso che molte delle imprese che hanno risposto alla domanda indichino poi la probabilità che nel lungo e medio periodo si verifichi un danno di immagine e della reputazione del Paese. Le aziende ritengono che il diffondersi del virus stia generando un calo di fiducia nel sistema del Made in Italy, da cui ne conseguirebbe la percezione di inaffidabilità dei nostri prodotti e la perdita di competitività delle nostre aziende”.

Tra le altre difficoltà l’interruzione dei rapporti commerciali imposti dalla restrizione alla mobilità (“con una  serie di problematiche logistiche tra le quali la difficoltà di circolazione dei dipendenti delle aziende e delle merci, quest’ultima necessaria a garantire il rispetto dei tempi di spedizione e di consegna che diversamente provocano uno slittamento dei termini di pagamento”); la difficoltà di approvvigionamento di materie prime e di semilavorati; la criticità a gestire il personale.
                                                                                                                                  Sandro Minardo
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