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MARZO 2020 PAG. 34 - L’Italia e la ZEE algerina le continue crisi mediterranee







Il susseguirsi di eventi eccezionali ha sicuramente caratterizzato l’inizio del 2020, anno che probabilmente passerà alla storia come uno dei più complessi e controversi dal punto di vista politico-economico e militare di questo nuovo secolo. Anche tentare di fare una semplice lista dei tanti accadimenti sarebbe operazione a dir poco difficile e assolutamente poco esaustiva a causa della molteplicità dei fattori. Tra questi, senza dubbio, le accelerazioni politiche, economiche, tecnologiche, militari e mercantilistiche determinate dai recenti lavori di Suez che hanno agito non solo come elementi dinamici, ma anche come veri e propri moltiplicatori, rendendo la realtà internazionale molto più fluida e complicata.

Così alla rinnovata centralità del Mediterraneo allargato e grazie all’affermazione della Belt and Road Initiative si sono susseguite, ad esempio, le aperture delle due rotte artiche: Northwest Passage e Northeast Passage. In pratica, proprio l’emergere delle rotte intercontinentali, o la rinascita, ovviamente aggiornate ai tempi di antiche visioni, come nel caso della Via della Seta, sta cambiando non solo gli assetti dello shipping internazionale, ma ha anche profondamente mutato gli equilibri geopolitici delle grandi potenze e delle nazioni emergenti.

Tale fenomeno non deve assolutamente stupire poiché l’attuale economia-mondo si basa sulla capacità commerciale e quest’ultima si effettua al 90% per mare: appare del tutto evidente che chi controlla le rotte marittime controlla anche la parte più importante dell’impalcatura globale. Al momento è difficile per ogni analista riuscire a circoscrivere un qualsiasi accadimento senza dover prima analizzare, se pur brevemente, la complessità del contesto. Lo stesso sistema economico ereditato dal precedente secolo è drasticamente mutato, tanto che sarebbe più appropriato riferirci a questo non più come sistema Neoliberista, ma bensì post-Neoliberista.

Il continuo ritrovamento di giacimenti gassiferi, lo sviluppo tecnologico che consente non solo l’estrazione a basse temperature e a grandi profondità di Natural Liquid Gas, combinato con le relative tecnologie (in particolar modo nel settore della trazione navale) ha reso l’elemento Mare di assoluta priorità. Da qui i due segmenti traversali, e paralleli, che sembrano caratterizzare il sistema internazionale nei prossimi anni. Quello a Nord costituito dalla continuità delle due rotte artiche – dal porto di Vladivostok a quello di Vancouver – e quello centrale – dal Venezuela al Pacifico, naturalmente passando per il trafficatissimo Mediterraneo.

Proprio in virtù di questo nuovo scenario, gli USA hanno deciso di disinteressarsi del Mediterraneo e del Medio Oriente per concentrarsi nel Pacifico e contenere quella che si può definire l’offensiva economica-mercantilistica cinese. In quest’ottica va interpretata anche la recente decisione di Trump (29 febbraio) di ritirare le truppe americane dall’Afghanistan, già anticipata dal Segretario di Stato Pompeo alla Conferenza di Monaco. Linea politica che ha ovviamente aperto nel quadrante inaspettati spazi politici a realtà come Russia e Turchia, apertamente visibili sullo scacchiere delle crisi regionali in Libia, Grecia e Siria.  

Il debordante peso della dimensione navale derivante da uno stato dell’arte sempre più fluido accresce così a dismisura anche il peso di alcuni degli strumenti  come le  ZES (Zone Economiche Speciali) e le ZEE (Zone Economiche Esclusive) predisposti dagli stati-nazione per rendere più competitiva la loro presenza all’interno dell’economia-mondo post-neoliberista.
Proprio dalle pagine di Porto&Interporto sostenemmo l’anno scorso che il naturale fiorire delle ZEE avrebbe non solo comportato la scomparsa di ben 147 milioni di Km² di acque internazionali, ma che questo processo avrebbe portato a significative modifiche del codice della navigazione e di quello internazionale, insieme a una recrudescenza dei contrasti tra paesi rivieraschi confinanti . Infatti era facilmente prevedibile che in mari ristretti sarebbero sorte numerose querelle e diatribe.

Da qui l’invito a dotarsi di studi e documentazione per formalizzare la richiesta di una zona economica esclusiva di competenza italiana. Necessità impellente per un Paese dipendente dal commercio marittimo per oltre l’80%, oltre che dal settore energetico; ricco di grandi isole, proiettato per centinaia di chilometri su di un asse longitudinale che taglia il Mediterraneo centrale quasi a metà. Un Paese circondato da competitor che gli avrebbero conteso lo spazio marittimo e condizionato da una debolezza storica sul versante occidentale come ebbe molto lucidamente a sottolineare A. T. Mahan, a causa della Corsica, della vicina base di Tolone e di Biserta.

Non è un caso che su questa mancanza si siano innestate le storiche diatribe con la Tunisia sugli spazi marittimi risalenti sin dal 1951, con Malta dal 1968 (si ha l’impressione che l’enorme zona SAR -Search And Rescue dell’isola non sia altro che un sottile escamotage per poi trasformarla de facto in ZEE), l’infinito braccio di ferro con la Francia. Si è così giunti all’ultima crisi con  l’Algeria, stato che nel 2018, in modo del tutto arbitrario e senza preventivo confronto con l’Italia, ha presentato una ZEE con un’area talmente vasta da giungere sino alle coste sarde (compromettendo, tra l’altro, la  Zona di Protezione Ecologica –Zpe italiana a ovest dell’isola).

Naturalmente ad essere danneggiata da tale ZEE è anche la Spagna che già da molti anni ha un contenzioso diplomatico per la delimitazione della zona di pesca. Ma tornando a noi, come ben evidenzia l’Amm. Fabio Caffio la logica giuridica della ZEE algerina “non è ben chiara ma insospettiscono certe analogie esistenti tra i suoi criteri di delimitazione e quelli seguiti dall’Accordo Turchia-Libia”. Anche in questo caso la ZEE sarebbe stata determinata senza tener in considerazione alcune legittime necessità sia cipriote che greche .

Naturalmente, dopo una serie di note di protesta, la questione è stata portata all’attenzione del pubblico solo dopo un’interrogazione parlamentare nella quale si sottolineava come la determinazione della ZEE algerina non solo risultasse lesiva degli interessi italiani ma anche non conforme alla Convenzione ONU sul diritto del Mare di Montego Bay del 1982 (UNCLOS), poiché quest’ultima prevede (articolo 74) una collaborazione tra le parti per determinare tale zona in modo collaborativo senza ledere i legittimi interessi delle nazioni coinvolte. In pratica l’Algeria ha fissato in modo unilaterale e arbitrario la propria ZEE senza il necessario confronto sia italiano che spagnolo ledendo i diritti e gli interessi di questi due Paesi.

Per tali motivi, e in attesa di risultati concreti dalla riapertura di un tavolo di discussione italo-algerino sulla questione, era ed è opportuno che l’Italia si appresti il prima possibile a studiare, proporre e alla fine presentare la propria ZEE, poiché rischia di vedersi chiudere l’elemento di maggior importanza per giocare un ruolo di peso nei nuovi equilibri interstatali del Mediterraneo: il mare. Anche in considerazione del fatto che il versante occidentale e quello centrale del Mediterraneo sono già complicati a causa delle tensioni con Francia, Algeria, Malta, Tunisia e quello orientale presenta non poche difficoltà trattandosi di un mare ristretto come quello Adriatico.

Paradossalmente in questo momento l’attuale crisi levantina gioca a nostro favore dati i buoni rapporti con lo Stato ellenico: Atene è impegnata a fronteggiare una durissima crisi greco-turca e perciò necessita di alleanze. Comunque per il Belpaese rimarrebbe il problema del medio e alto Adriatico che non va sottovalutato. Risulta quindi assurdo che proprio la nazione mediterranea con il maggior numero di coste sia in ritardo nello studio e nella proposta di una propria Zona Economica Esclusiva. Forse un giorno comprenderemo che il nostro futuro è il mare.

                                                                                                                      Alessandro Mazzetti
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