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MARZO 2020 PAG. 14 - Moretto: necessari un sistema più fluido e processi più snelli







L’impatto devastante della pandemia da Coronavirus, con le misure rese necessarie per il contenimento dell’epidemia, si è sentito anche sulle attività della logistica. Ad un primo esame della situazione emergono due considerazioni principali: la filiera ha sostanzialmente tenuto, confermando la sua strategicità per il sistema - Italia; non sono più rinviabili, ora più che mai, le azioni di semplificazione e digitalizzazione (il massiccio ricorso allo smart working in questi giorni difficili ne è solo un esempio) per assicurarne la fuidità. Ne parla il presidente di Fedespedi, Silvia Moretto.

Quale tipo di criticità maggiore hanno dovuto affrontare le aziende della filiera, a livello nazionale e internazionale, con lo scoppio improvviso dell’epidemia?
La circolazione delle merci a livello internazionale è garantita. La filiera della logistica, delle spedizioni e del trasporto merci sta lavorando con senso di responsabilità per assicurare l’approvvigionamento dei beni essenziali. Tuttavia, la diffusione del tutto imprevista dell’epidemia in Europa ha comportato notevoli difficoltà operative per la mancanza di una regia unica a livello europeo. L’introduzione dei controlli alle frontiere e le restrizioni alla circolazione adottate da alcuni Paesi europei hanno provocato grandi difficoltà per la nostra filiera, carenza di autisti, di mezzi e rallentamenti: le code di 80 km al Brennero del 12 marzo sono il caso più eclatante. Ma anche il cluster portuale e il cargo aereo stanno sperimentando situazioni critiche: rischio di esclusione dalle rotte, congestionamento nei porti per mancanza di organizzazione, prima e rallentamento attività ora per diminuire le possibilità di contagio. Tantissimi sono i voli cancellati, gli aeroporti chiusi temporaneamente, i vettori in crisi. Ora potrebbe prendere il via una nuova fase: l’aggravarsi dell’emergenza in tutta Europa, sta portando in tutti i paesi l’adozione di restrizioni come quelle introdotte dal nostro Governo lo scorso 9 marzo. Dobbiamo aspettarci il crollo dei consumi e lo stop di alcune attività produttive: presto dovremo affrontare una contrazione della domanda di trasporto merci.

Quale la risposta delle aziende e in che misura si sono registrati impatti sulla tradizionale organizzazione del business?
Le aziende si sono organizzate in modo tale da garantire comunque operatività del settore e mantenere elevati standard qualitativi, offrendo la possibilità di smartworking per i ruoli in cui questo è possibile e garantendo la tutela della salute dei lavoratori per cui recarsi sul luogo di lavoro è necessario. Le aziende del nostro settore sono abituate ad affrontare le criticità con l’obiettivo di non interrompere mai la supply chain; e molte stavano già lavorando alla digitalizzazione dei processi, questo approccio ha reso possibile la riorganizzazione in tempi rapidi. Il nostro settore è strategico anche in questa emergenza: molte imprese sono impegnate ad assicurare l’importazione e la consegna di materiale sanitario. Questa emergenza, però, ha reso ancor più evidente l’importanza dello snellimento delle procedure, soprattutto nel dialogo con gli enti istituzionali che sono invece ancora altamente burocratizzati.

La lezione da trarre da un evento del genere?
Sicuramente questa emergenza ci ha mostrato i tanti vantaggi della digitalizzazione: l’Italia come sistema paese è ancora indietro da questo punto di vista. Questa può essere l’occasione per fare un salto qualitativo del sistema nel suo insieme: mondo dell’impresa e amministrazioni pubbliche per migliorare standard qualitativi dei servizi e maggiore sostenibilità in ottica paperless.

La crisi epidemica ha confermato le analisi di Fedespedi su cosa vada modificato nel settore logistico italiano? Sono emersi nuovi elementi?
Questa crisi ha mostrato la necessità di avere un sistema più fluido caratterizzato da processi più snelli, uniformi e digitali come il nostro settore richiede da tempo. Un esempio concreto è la richiesta di attivazione del Sudoco, lo Sportello Unico Doganale e dei Controlli: una semplificazione burocratica importante che in questo momento garantirebbe controlli uniformi ed efficienti e ridurrebbe i rallentamenti.

Quali interventi sul breve e medio termine sia per affrontare la crisi epidemica e la ripresa delle attività in previsione di un periodo di recessione?
Il sistema economico italiano ha bisogno di liquidità. Il decreto Cura Italia ha stanziato 25 mld di euro e ha riconosciuto il nostro settore tra i più impattati da questa crisi. Tuttavia, non è una misura sufficiente. Auspichiamo che questa manovra sia seguita da altre iniezioni di denaro pubblico e da sgravi a favore dell’impresa: un percorso di rilancio dell’economia italiana e di sostegno al nostro settore. Inoltre, il decreto Cura Italia necessita di provvedimenti attuativi in tempi rapidissimi. Va poi evidenziato che per la gestione di una crisi di portata globale e senza precedenti come quella in atto, il coordinamento a livello europeo e l’intervento dell’Unione Europea con aiuti concreti sono imprescindibili. La BCE ha varato un nuovo programma di politica monetaria: il PEPP - Pandemic Emergency Purchase Programme. Un piano di acquisti da 750 mld di euro che consente di immettere liquidità a tasso zero nel sistema bancario e, attraverso le banche, dare sostegno alle imprese. È uno strumento economico innovativo, che ci indica la politica scelta dalla BCE. Speriamo che questa linea della cooperazione prevalga anche dal punto di vista politico con l’adozione di misure e linee guida condivise in Europa: come associazione di categoria stiamo lavorando anche per questo.

                                                                                                                       Giovanni Grande
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