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OTTOBRE 2019 PAG. 52 - Antiche rotte, nuove rotte le frontiere dello shipping






Prendendo spunto dalla ricorrenza della scoperta dell’America, la XVI Convention Nazionale dell’International Propeller Clubs, ospitata a Genova, si è riallacciata al tema delle rotte, proponendo un Convegno (Antiche rotte, nuove rotte. Le prossime frontiere dello shipping) in cui si è discusso delle future strade che il mondo marittimo, della logistica e della portualità sarà chiamato a percorrere nel prossimo futuro nell’ottica dell’avanzamento tecnologico ed operativo, dello sviluppo commerciale e della tutela dell’ambiente. 

Paolo Emilio Signorini (Presidente, AdSP Liguria Occidentale). Nella prospettiva 2050 il mondo della centralità euro-americana farà spazio a nuovi assetti geoeconomici e l’Italia dovrà essere pronta a giocare le sue carte, a partire dal rafforzamento delle relazioni logistiche con il Far East. “Nel dialogo a livello internazionale il nostro Paese sconta due difficoltà. La prima è l’instabilità dei nostri governi che rende difficile essere protagonisti sui tavoli dove si prendono le decisioni più importanti. Manca, poi, la grande impresa, fattore trainante del ruolo di leadership ricoperto oggi da Germania e Francia”. Nel futuro sarà importante inquadrare la natura della collaborazione commerciale con la Cina. “Una delle sue modalità di espansione, oltre al commercio, consiste nella collaborazione infrastrutturale: su questo punto l’interlocuzione andrà indirizzata sul concetto della reciprocità”. Essenziale anche lo sviluppo della “capacità di export”. “Abbiamo tantissimi brand in molti settori strategici che sono guardati con attenzione nei mercati emergenti. C’è bisogno di incanalarli nella rete della grande distribuzione internazionale”.

Manuela Tommasini (Capo dipartimento Safety and Standards, EMSA). La grande sfida tecnologica per rendere più sicura la navigazione consiste nella gestione dei big data che attraverso una serie di piattaforme andremo a mettere a disposizione dello shipping. “Nel suo ruolo di facilitatore dei processi EMSA segue il programma delle ‘cinque esse’: sostenibilità, sicurezza, semplificazione, safety, sorveglianza. Ogni giorno monitoriamo oltre 92mila unità marittime che si scambiano 16 milioni di messaggi. L’analisi dei 3.100 incidenti monitorati spinge il focus dell’azione verso la definizione delle categorie di rischio più elevate. A breve con lo studio SAFEMASS cominceremo anche una sperimentazione sull’analisi di rischio legata agli intensi processi di automatizzazione a bordo”.

Ezio Palmisani (Ceo, DUFERCO). Sicurezza, sostenibilità economica e rispetto ambientale sono i tre cardini della progettazione navale del futuro. Ad essi si ispira la ‘M/N for Cruise Pax Transfer’ pensata per collegare Stazione marittima e aeroporto di Venezia con un futuribile cruise terminal posizionato al di fuori del Mose. “La normativa per l’avvicinamento delle unità alle coste diventerà sempre più restrittiva: serve la capacità di pensare nuove soluzioni ecocompatibili. Il caso della Laguna è esemplare. La città deve pensare in maniera alternativa il suo futuro pensando, perché no?, a uno standard Veneziamax. Carene che riducono la formazione delle onde, propulsori cicloidali, motorizzazioni ibride sono le soluzioni già a disposizione per intraprendere questa sfida”.

Guido Barbazza (Project Director Marine Power Solution, Wartsila). I prossimi anni saranno caratterizzati dall’integrazione tra le innovazioni di processo e di prodotto. “I tre principali fattori che modificheranno l’industria dello shipping saranno la crescente complessità tecnologica delle navi, i requisiti ambientali via via più stringenti, la digitalizzazione. A livello di transizione energetica l’impiego del GNL, che sarà favorito dalle prossime normative IMO, fa emergere la necessità delle infrastrutture di approvvigionamento. Le gas barge che abbiamo sviluppato possono rappresentare un’alternativa interessante in mancanza di depositi. Sul lungo periodo le tendenze riguarderanno guida autonoma, sistemi digitali per la diffusione della conoscenza, che diminuiranno il numero di specialisti a bordo poiché saranno collegati in remoto, la stampa 3d. in generale si andrà verso la diffusione di ecosistemi digitali in grado di ottimizzare il flusso di informazioni tra navi e porti”.

Alessandro Morelli (Chief Insurance Officer, Siat). “Il paradosso del gigantismo navale risiede nel fatto che più le unità sono grandi più presentano maggiori livelli di vulnerabilità”. I cambiamenti cui sarà sopposto il settore assicurativo saranno di tipo ciclico (crescita dei sinistri, riduzione dei premi e degli operatori internazionali), strutturali (emergere di nuovi rischi, modifiche alle normative), esterni (dazi, congiuntura economica, cambiamenti climatici). “Tra le criticità cui rispondere la preoccupante frequenza di incendi a bordo delle grandi navi, favorita dall’inaccessibilità dei container sui ponti, dal ridotto numero di membri dell’equipaggio, da erronea quando non fraudolenta dichiarazione di merci pericolose”. Quale evoluzione per gli assicuratori “marine”? “Il passaggio da un modello basato su esperienza ad uno fondato sull’acquisizione e gestione dei dati”.    

Alessandro Pitto (Presidente, Spediporto). In un settore che diventa sempre più complesso “non basta fornire al cliente un’interfaccia accattivante ma ottimizzare i flussi di in formazioni”. “Fino a poco tempo fa la logistica era una sorta di black box dove, sotto la montagna delle documentazioni burocratiche si perdeva di vista la merce. Con la digitalizzazione sta cambiando tutto”. Da un’attività prevalentemente analogica si stanno succedendo ben tre rivoluzioni tecnologiche che rappresenteranno la chiave di volta per la sopravvivenza su un mercato dove la marginalità del profitto si è sempre più assottigliata. “La digitalizzazione dei processi, ovvero il trasferimento dei dati dall’analogico al digitale, ha enormi potenzialità in termini di innovazione e gestione delle informazioni. Ma è sui processi e sui nuovi modelli di business che si giocherà il futuro della categoria. Non è un caso che dal 2012 al 2017 siano stati investiti in start up legate alla gestione della logistica circa 3 miliardi di dollari. L’obiettivo finale sarà fornire servizi in grado di ottimizzare le supply chain”. Matching, forwarding, connecting le tre direttrici che plasmeranno gli anni a venire.

Massimiliano Nannini (Vice Direttore, Istituto Idrografico della Marina). Dopo mezzo millennio riviviamo, soprattutto per effetto dello scioglimento dei ghiacci artici, la scoperta di nuove rotte commerciali. Un fenomeno che insieme all’emergere di inediti approcci tecnologici si rifletterà anche sulla cartografia. “Solo il 15% dei fondali oceanici è stato mappato e c’è un’esigenza impellente di conoscere meglio i mari. I dati saranno usati in maniera sempre più ampia. La vera rivoluzione sarà il passaggio dalla carta statica, così come la conosciamo, a strumenti in grado di fornire svariate informazioni dal traffico alle condizioni meteo, ai servizi di supporto integrato alla navigazione”.

Riccardo Fuochi (Presidente, Propeller Club Milano). È la sinergia industria – commercio – logistica la soluzione per presidiare in modo ottimale le supply chain globali. Insieme a formazione (“driver strategico”) e digitalizzazione. “La guerra dei dazi non vedrà né vincitori né vinti: la Cina sta spostando le produzioni più a rischio in paesi terzi. Ai mercati occidentali si accoppieranno quelli in via di sviluppo il che rende positivo la nostra partecipazione nella BRI come strumento di accesso all’Asia Centrale”. Ma su questi temi “occorre riprendere in mano il piano della logistica e l’iniziativa strategica iniziata nei mesi scorsi dal Mise”. Soprattutto “fornire le ZES di contenuti”. “Dopo un periodo di iniziale euforia lo slancio si è perduto, eppure è nella lavorazione dei contenitori che si annida il vero valore aggiunto delle attività logistiche: infrastrutture e ZES sono parte della soluzione al problema del rilancio dell’economia del paese”.

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