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SETTEMBRE 2019 PAG. 26 - Ferrovie, tenere separate infrastrutture e gestione servizi






In attesa della grande sfida che bisognerà affrontare con l’adozione del segnalamento comune europeo

Nessun passo indietro nella netta separazione tra gestione delle infrastrutture e dei servizi su ferro. La recente proposta del ministro dei Trasporti del Belgio, Francois Bellot, di ripristinare la situazione precente al 2005, attraverso l’integrazione delle due società SNBC, impresa che attualmente gestisce i servizi ferroviari, e Infrabel, gestore dell’infrastruttura, ha suscitato forte preoccupazione in seno all’ERFA – European Railfreight Association. Un ritorno al passato che l’associazione europea che raccoglie le ferrovie private e indipendenti giudica “preoccupante” e non adatta a “risolvere i conflitti legati alle misure di emergenza o sostenere i servizi orientati al cliente che  riguardano sia i passeggeri che le imprese”.

In contrasto con la direttiva sullo “spazio unico comunitario” la proposta dell’esponente del governo belga, secondo l’associazione, rappresenterebbe uno smacco per l’efficienza del mercato e gli obiettivi da perseguire nei prossimi anni verso la decarbonizzazione dell’economia. “La sfida climatica richiede una forte crescita del trasporto merci su rotaia, ma anche un equilibrio tra la necessità di aumentare il traffico passeggeri su una rete di infrastrutture limitate,” ha sottolineato il segretario generale di ERFA, Conor Feighan. “La reintegrazione verticale potrebbe avere un impatto negativo sulla concorrenza nel mercato del trasporto merci, che è vitale per migliorare l’efficienza e la qualità dell’offerta, e attirare gli investimenti del settore privato. La nostra organizzazione ha già sottolineato la mancanza di concorrenza su alcuni mercati europei in cui l’integrazione verticale è ancora in atto e sarebbe un passo indietro se i paesi che hanno già subito una separazione ritornassero a questo modello”.

Giudizio severo che mette in luce la situazione “ibrida” in cui in realtà vive il mercato europeo ferroviario in vista degli adeguamenti imposti dal “quarto pacchetto”, lo strumento normativo che punta ad assicurare un processo di omogenizzazione sotto il profilo tecnico in relazione alla sicurezza e all’interoperabilità del sistema di trasporto su ferro dell’Unione.
“L’attuale situazione – conferma il presidente uscente di Fercargo, Giancarlo Laguzzi – è figlia dell’ampio dibattito tra i paesi del nord Europa e quelli del centro e del sud del continente condotto sulla separazione delle gestioni ferroviarie. Di fatto, laddove esiste un sistema di integrazione verticale come in Italia, si è cristallizzata una soluzione di compromesso, con una serie di mitigazioni a tutela del settore privato”.

Un punto di equilibrio, comune ad altre realtà comunitarie, che se da un lato allontana l’opzione ottimale (“per accelerare la crescita del mercato europeo del trasporto ferroviario di merci e garantire il completamento effettivo dello spazio ferroviario unico europeo, è fondamentale che i gestori delle infrastrutture rimangano e, in alcuni casi, diventino finalmente indipendenti e imparziali,” ribadisce l’ERFA) dall’altro è riuscito a garantire, come conferma Laguzzi, la crescita del settore negli ultimi anni.

“Ad oggi l’attuale separazione tra gestione dell’infrastruttura e dei servizi è funzionale allo sviluppo del cluster privato e non è detto che debba mutare. In attesa della grande sfida che bisognerà affrontare con l’adozione del segnalamento comune europeo. In quel momento le ferrovie europee saranno finalmente interoperabili: le locomotive non dovranno più fermarsi ai confini, guadagnando in termini di competitività rispetto alle altre modalità di trasporto”. 
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