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AGOSTO 2019 PAG. 56 - LIBRI



I PORTI ITALIANI E L’EUROPA

Sergio M. Carbone, Francesco Munari - Franco Angeli Editore

Analisi della disciplina portuale attraverso un’ottica europea e nazionale: il volume è incentrato sulla particolare natura degli scali marittimi come “bene” e infrastruttura pubblica, al cui interno le imprese operano sulla base di diversi livelli di regolazione. Ideale continuazione del primo studio degli autori dedicato alla materia, la nuova disamina supera definitivamente l’approccio al porto come “mercato a sé” inserendolo in un quadro più ampio, “snodo di una ben più complessa filiera logistica, solo relativamente alla quale è corretto ragionare in termini di accesso al mercato, gestione di infrastrutture scarse, e conseguente ricaduta sul sistema economico nazionale delle regole e delle prassi riguardanti porti e logistica”. “Negli ultimi anni, e soprattutto in quelli più recenti, l’ordinamento portuale ha subito ulteriori profonde modificazioni, molte delle quali dovute anche a grandi mutamenti dei sistemi sociali ed economici relativi sia alla navigazione e ai trasporti sia alla logistica, oltrechè alla diversa configurazione dei mercati cui questi fenomeni fanno parte”. Da questa premessa parte la descrizione del regime dei porti italiani alla luce delle norme dell’Unione e nazionali, comprensivo delle prerogative infrastatuali, dei rapporti con le città, tra diverse amministrazioni e tra i regolatori che a vario titolo esprimono competenze nel settore. Ampio spazio  allo studio dettagliato dei vari “attori”, pubblici e privati, operanti nei porti, e della disciplina ad essi relativa, con particolare attenzione ai modelli organizzativi che riguardano sia le amministrazioni interessate, in primis le Autorità di sistema portuale, sia le imprese e gli altri soggetti che operano in contesti concorrenziali ovvero regolati. A quindici anni dal primo volume rimangono immutate le esigenze individuate per la valorizzazione del sistema: “un migliore coordinamento della disciplina portuale con quanto sta attorno e all’esterno dei porti stessi, la natura dei porti come elementi essenziali della catena logistica, l’esistenza di porti diversi da altri in funzione della loro importanza e collocazione sulle grandi reti di trasporto internazionali e transeuropee, la possibilità e i limiti per le Ap di programmare – e finanziare – lo sviluppo del proprio porto, ovvero guardare fuori dei propri ambiti spaziali di competenza, al fine di raccordare il porto alle vie di collegamento ad esso relative”. 


Porto di Salerno. Una storia lunga dieci secoli 

Alfonso Mignone - D’Amico Editore

Un porto per etruschi, romani, bizantini, longobardi, normanni, svevi, angioini, aragonesi, spagnoli, austriaci, borbonici, savoiardi: popoli, culture e dinastie regnanti hanno intrecciato i loro destini e traffici commerciali con esso. Il filo conduttore del secondo volume (dopo il primo dedicato a Napoli e il terzo che dovrebbe riguardare Castellammare di Stabia) di un ideale trittico dedicato agli scali del nuovo sistema portuale della Campania. Un’inedita ed appassionata ricerca sulle origini marinare della città di Salerno che diventò non solo capitale di un potente Principato, ma anche e, soprattutto, dopo la fine dell’indipendenza amalfitana e la conquista normanna, emporio di rilevanza internazionale in un Mediterraneo conteso tra Arabi, Bizantini e le Repubbliche Marinare di Genova, Pisa e Venezia. Un antico e famoso motto popolare, recitava così: “ Se Salierno avesse ’o puorto, Napule bello sarria muorto” (che tradotto: “ Se Salerno avesse il porto, Napoli bella sarebbe morta”). “Come tante altre città costiere, Salerno ha avvertito da sempre l’esigenza di un porto stabile ed efficiente che conciliasse le necessità dei flussi mercantili e gli interessi dell’economia locale ma realizzarlo non è stata impresa agevole. Molteplici furono i fattori limitazionali allo sviluppo dell’infrastruttura come il ciclico fenomeno dell’insabbiamento, dovuto alle caratteristiche geomorfologiche del litorale salernitano e le tante difficoltà per far fronte alle ingenti spese necessarie al suo completamento”. Lo scalo, posto in favorevole posizione geografica, beneficiò del traffico di linea di genovesi, pisani, catalani, bizantini e arabi e diventò crocevia dei traffici marittimi nel Mediterraneo già nel XIII secolo grazie anche all’istituzione di una Fiera mercantile voluta dalla Chiesa e dai Regnanti che permise alla città di Salerno di divenire “piazza” per mercanti provenienti dal Vicino Oriente, Egitto, Mauritania, Grecia e Marsiglia che giungevano a Salerno in nave. “Nel corso dei secoli successivi, però, lo scalo salernitano ha sofferto fortemente la vicinanza del Porto di Napoli e solo di recente ha ritrovato, una volta integrato nel “Sistema” dei porti del Mar Tirreno Centrale, la sua centralità nelle rotte marittime fra Occidente e Oriente, quelle che un tempo arabi e i bizantini si erano contese per secoli senza riuscire ad instaurare una propria talassocrazia e che ora fanno parte della Silk Maritime Road”.
Giovanni Grande

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