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LUGLIO 2019 PAG. 60 - Nautica, settore dove manca interlocuzione istituzionale -


“Poca consapevolezza delle reali esigenze di un settore articolato e complesso come la nautica cui si aggiunge una scarsa attenzione sull’impatto che le normative hanno in termini di operatività quotidiana”. Fulvio Luise, dell’omonimo gruppo napoletano, focalizza a margine dell’Assemblea di Federagenti le criticità principali che frenano sempre più un comparto dalle enormi potenzialità economiche. “Per un operatore dello yatching, in un contesto di per sé già caratterizzato da un elevato livello di concorrenzialità, diventa sempre più difficile confrontarsi con le logiche in continua evoluzione dettate dai principi europei. Purtroppo, ed è un discorso che riguarda in generale tutto il sistema Italia, manca la necessaria interlocuzione istituzionale: il risultato è il dovere fare i conti ogni giorno con problematiche spesso astruse, eccessivamente tecniche, difficili anche da comunicare”.

Proviamo a semplificare il quadro con un esempio…
Per l’accesso all’esenzione Iva, così come previsto dall’articolo 8 bis, le cessioni e le prestazioni di servizi devono essere effettuate in favore di imbarcazioni che, nell’anno precedente, hanno effettuato viaggi in ambito internazionale in misura superiore al 70% del totale. Ora, esempio tipico di scollamento con la realtà, in Italia è l’operatore del settore a risultare responsabile in caso di dichiarazione mendace da parte del cliente. Una chiara assurdità, derivante dalla previsione normativa italiana, che va in controtendenza rispetto a ciò che avviene in tutto il resto d’Europa. In pratica ci viene chiesto non solo di accollarci una responsabilità che non ci compete ma di fungere da soggetto di verifica, non avedone ne i mezzi ne le capacità. Un cortocircuito che ci penalizza sul nostro territorio recando danni a tutta l’economia che si potrebbe attivare dall’arrivo di clienti che semplicemente ci bypassano trovando altrove condizioni più favorevoli. Continuo?

Continui pure…     
La non coordinazione delle norme ci penalizza anche sull’applicazione delle esenzione per accise previste dal nuovo codice unoniale. Con il recente cambiamento del codice della nautica qualsiasi armatore estero è esentato dalla richiesta della DIA a meno che non decida di operare in Italia con una organizzazione stabile. All’apparenza una semplificazione se non per il fatto che nelle circolari doganali questo documento è ancora indicato come condizione “sine qua non” per ottenre le agevolazioni sul carburante!

In che modo andrebbero sciolti questi nodi?
Credo sia necessaria, come già accennavo, una interlocuzione non solo più qualificata ma ad ampio spettro. In grado cioè di conseguire le necessarie specializzazioni rispetto ad un mercato come quello della nautica estremamente articolato. Per essere competitivi in un mondo ricco di sfaccettature e di realtà produttive come il nostro è importante poter competere con le stesse regole del gioco che vigono nel resto del continente. Dunque: chiarezza, possibilità di dialogo e collaborazione al posto dell’attuale logica di contrapposizione. Oltre, ovviamente, una reale consapevolezza della posta in gioco e della sua assoluta rilevanza a livello economico diretto e indiretto. 

Cosa auspica in concreto per il futuro del comparto?
Con la sezione yatching di Federaagenti è stato già intrapreso un importante percorso di sensibilizzazione delle nostre istanze. Il passo successivo è la rivoluzione culturale che deve portare a ripensare l’approccio alla nostra attività. Si pensi ad esempio alle questioni ambientali. Il nostro interesse principale è quello di avere un mare sano e appetibile dal punto di vista turistico. Ma preservare l’ambiente non significa chiudere semplicemente le aree marine protette. L’obiettivo futuro dovrebbe consistere nella creazione di protocolli in grado di garantirne uno sfruttamento razionale. Un’attività mirata – basata su un’intelligente marketing territoriale – capace di recuperare le risorse economiche da impiegare concretamente nella tutela paesaggistica.

Giovanni Grande
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